ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

Muore un immigrato nel centro di identificazione di Caltanissetta

Neppure una riga di cronaca. Silenzio dimenticanza o omertà?

Nella notte tra il 29 ed il 30 giugno un immigrato africano è morto nel centro di identificazione all’interno del centro polifunzionale ( CPT, CID e CARA) di Pian del lago, a Caltanissetta, dopo essersi sentito male nel pomeriggio della domenica, ed avere ricevuto, per quanto risulta dalle prime testimonianze, soltanto un bicchiere d’acqua (non si sa se con i soliti tranquillanti di cui si fa largo uso nei centri di detenzione).
Solo nella mattina del 30 giugno quando alle 7,30 sono arrivati i medici della Croce Rossa ne è stato constatato il decesso, malgrado gli altri migranti avessero sollecitato per ore l’intervento di un medico. continua....


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Commissione Europea - No alla tortura

Cinquantasette paesi, tra cui undici Stati membri dell’UE, partecipano ad una campagna di sensibilizzazione contro l’orrore della tortura.

La tortura è vietata dal diritto internazionale, ma è ancora ampiamente praticata in molti paesi, anche tra quelli che hanno ratificato la convenzione dell’ONU contro la tortura. Nell’UE vivono ben 400 000 persone che sono state sottoposte a torture, per la maggior parte rifugiati.

L’UE ha assunto un fermo impegno a far rispettare la proibizione assoluta della tortura e di qualsiasi trattamento crudele, inumano e degradante. Porre fine a queste pratiche è uno dei principali obiettivi della sua politica in materia di diritti umani.

La campagna “ “La tortura è inaccettabile” mette in evidenza i progetti che la Commissione europea ha sostenuto nel mondo intero per far cessare la tortura. Il messaggio fondamentale è che tutti i paesi devono adoperarsi per porre fine alla tortura ed eliminare le sue cause. L’UE sostiene gli sforzi in tal senso finanziando progetti in ogni parte del mondo.

Si tratta, ad esempio, di programmi di assunzione di personale incaricato di far applicare la legge, di interruzione delle forniture di attrezzature utilizzate per la tortura e di assistenza alle vittime. Chi è sopravvissuto alla tortura ha bisogno di assistenza psicologica, medica e legale e di aiuto per ritrovare un lavoro.

È noto infatti che chi ha vissuto l'esperienza della tortura deve superare non solo il trauma fisico, ma anche quello psicologico per riuscire a riprendere una vita normale. L’UE sostiene progetti di riabilitazione delle vittime della tortura in 41 paesi del mondo, finanziando tra l’altro reti e centri di riabilitazione in 16 paesi della stessa Unione.

L’UE è uno dei massimi donatori nella lotta contro la tortura, alla quale destina quasi 12 milioni di euro l’anno. "La tortura è inaccettabile", la prima campagna sull’argomento realizzata su larga scala, è culminata in una serie di manifestazioni organizzate il 26 giugno, data proclamata dall’ONU “Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura”.

La tortura è inacettabile - prima parte

La tortura è inacettabile - II parte

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Il dicastero Maroni

Censimento nei campi Rom, agenzia per i beni confiscati alla criminalità, accordo con la Libia per il controllo dei flussi migratori, bilancio della Capitale e riforme degli enti locali, sono stati i principali temi affrontati davanti alla Commissione Affari costituzionali.
Il ministro dell'Interno Maroni ha illustrato nel pomeriggio le linee programmatiche del suo dicastero nel corso dell’audizione in commissione Affari costituzionali di Montecitorio.
Diversi gli argomenti affrontati sui temi della sicurezza e dell’immigrazione.

I campi Rom
Le Forze dell'ordine andranno nei campi per effettuare il censimento, accompagnate dal personale della Croce Rossa italiana e dai servizi sociali dei comuni, ha riferito il ministro Maroni. «Prenderemo le impronte anche dei minori, in deroga alle attuali norme, proprio per evitare fenomeni come l'accattonaggio. Non sarà certo una schedatura etnica - ha precisato - ma un censimento vero e proprio per garantire a chi ha il diritto di rimanere, di poter vivere in condizioni decenti. E mandare invece a casa chi non ha il diritto di stare in Italia». Solo a Roma, ha riferito il ministro, ci sono «almeno 50 campi dentro il Grande Raccordo Anulare».

Flusso migratorio dalla Libia
Solo con un intervento diretto dell'Italia la Libia darà attuazione all'accordo siglato a dicembre con il precedente governo per porre un freno alle partenze degli immigrati clandestini dalle coste libiche. «La Libia - ha detto Maroni - chiede che venga realizzato un sistema di controllo degli ingressi alla sua frontiera sud», controlli che possono essere effettuati con un sistema radar e satellitare che già esiste, ma è costoso e la Libia è disposta a pagarne una parte. «Il governo italiano - secondo il ministro - deve dare via libera e contribuire al finanziamento». Maroni ha poi ricordato che venerdì il premier Berlusconi incontrerà Gheddafi proprio per affrontare la questione.

Procedure per l’iscrizione anagrafica
In uno dei tre decreti legislativi del pacchetto sicurezza è prevista l'attuazione della direttiva Ue del 2004 sulle condizioni che deve possedere un cittadino comunitario per stabilirsi nel territorio di uno dei Paesi membri. «Dopo tre mesi di libera circolazione - ha detto Maroni - si potrà restare in Italia solo ad alcune condizioni: che si disponga di un reddito proveniente da attività lecite, che si venga iscritti al sistema di sicurezza sociale». I controlli sono a carico del sindaco che, prima di concedere l'iscrizione anagrafica, «deve verificare che l'abitazione di residenza dichiarata sia, sotto il profilo delle condizioni igienico-sanitarie, abitabile».

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Amisnet: Rimpatri, la violazione di una direttiva irrealizzabile

Il destino della neonata e tanto criticata direttiva europea sui rimpatri, approvata dal Parlamento europeo il 18 giugno, è tutt’altro che scontato. La misura è infatti in netto contrasto con direttive precedenti in materia di asilo e protezione umanitaria e con i decereti legislativi di recepimento in Italia di queste direttive. Violando fondamentali diritti umani, è quindi probabile che questa misura dovrà fare i conti con la Corte costituzionale, quella di Giustizia e quella Europea.
A scatenare le critiche sarebbe stato il principio che prevede la detenzione dei migranti nei CPT da 6 mesi ai 18 mesi. Un elemento che sicuramente preoccupa ma che rischia di fare ombra su altri apsetti ben più allarmanti.
Ma partiamo dall’inizio e svisceriamo la direttiva con l’aiuto dell’avvocato Fulvio Vassallo dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI).
Sono due i canali di rimpatrio previsti dalla direttiva: quello volontario che scatta dopo l’intimazione a lasciare il territorio o, in casi contrari o particolari, la detenzione amministrativa e quindi l’esecuzione forzata dell’accompagnamento in frontiera. E’ in questa condizione che è previsto il trattenimento nei CPT da 6 ai 18 mesi, con la convalida da parte del giudice. Lo stesso criterio è previsto già in altri Paesi, come in Germania, dove è però sempre e solo rimasto sulla carta. Le cose infatti sono di solito andate in maniera ben peggiore. Se identficabile, infatti, il migrante viene espulso nell’arco di qualche mese; se non identificabile, e quindi se nessun paese fornisce i documenti di viaggio, il migrante può rimanere nei CPT anche per anni. Di fronte a questa possibilità si mostra marginale la preoccuapazione sull’estensione della detenzione.
A far allarmare ancora di più sono altri due principi sanciti dalla manovra: la possibilità di espulsione e rimpatrio anche per i minori non accompagnati e l’espulsione in paesi di transito. Nel caso dell’Italia, il paese di transito sarebbe proprio la Libia, assiduo violatore della Convenzione di Ginevra sui diritti umani e dei rifugiati. A dimostrarlo i frequenti casi di violenza sessuale sulle donne da parte delle forze di polizia.
Altro scandalo sono le misure per i richiedenti asilo.
Tra le persone espellibili in base a questa direttiva rientrano infatti anche molti richiedenti asilo. Il riconoscimento dello status di asilo o di protezione internazionale avviene però dopo un ricorso che può durare anche mesi. Per questo le leggi al riguardo prevedono la tutela dell’effetto sospensivo del ricorso. La direttiva però non è molto chiara su questo punto e rischia di fungere da ulteriore spinta per la riforma che si vorrebbe fare in Italia e che appunto prevede proprio l’eleminazione di questo effetto sopsensivo del ricorso, attualmente invece garantito. Se questo avvenisse, però, molte persone che adesso attendono l’esito del ricorso potrebbero essere espulse verso i propri Paesi di origine, dove vengono applicate torture e dentenzioni disumane.
“In questo senso, la direttiva sarà sicuramente impugnata dalla Corte di Gisutizia - spiega Vassallo - perché c’è un contrasto tra questa ed il diritto ad un ricorso effettivo previsto dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei dirtitti dell’uomo. E allo stesso modo potrebbe essere impugnata anche davanti alla Corte Europea sui casi concreti ove dovesse essere modificata la legge italiana proprio in direzione della negazione dell’effetto sospensivo del ricorso in merito alle domande d’asilo”.
La direttiva richiederebbe poi un investimento di soldi insostenibile anche, ma non solo, perché prevede la costruzione di numerosissimi CPT.
Gli Stati adesso hanno due anni per recepire la direttiva ma, come abbiamo visto, il risultato è tutt’altro che sicuro.
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Pacchetto Sicurezza: il decreto legge passa al Senato

Il ddl sulla sicurezza pubblica all'esame delle Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia
Il Senato, nella seduta di questa mattina, ha licenziato per la Camera il decreto-legge n. 92 contenente ‘Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica’: 166 voti favorevoli, 123 contrari e un astenuto.
Il 18 giugno il Senato aveva completato l'esame dell'articolato del decreto-legge che ha subito significative integrazioni. Tra queste, la possibilità di adottare un piano, valido sei mesi e rinnovabile una sola volta, per l'impiego in compiti di ordine pubblico di un contingente delle forze armate (non superiore a 3.000 unità) da adibire a servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, nonché di perlustrazione e pattuglia congiuntamente alle forze di polizia. Inoltre, sono state approvate misure che ampliano i poteri della magistratura in materia di attacco ai patrimoni mafiosi ed è stato introdotto un articolo che esclude il gratuito patrocinio per gli imputati per reati di mafia, già condannati in primo grado. Nella formazione dei ruoli d’udienza e nella trattazione dei processi, infine, il giudice assegna precedenza assoluta ai procedimenti relativi ai delitti gravi.

Domani le Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia avvieranno, a partire dalle ore 9, l'esame del ddl governativo in materia di sicurezza pubblica.

Il 'Pacchetto Sicurezza' comprende un decreto legge, due disegni di legge, tre decreti legislativi.

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Gazebo Ambasciata

Fino al 5 luglio l'attività dell'Ambasciata dei Diritti si svolgerà presso il gazebo in Piazza Pertini negli orari di svolgimento del torneo antirazzista della Polisportiva Assata Shakur (martedi 10, giovedi 12, mercoledi 18, giugno dalle 20.30 alle 21.30 sabato 14, domenica 15, sabato 21 giugno e sabato 05 luglio dalle 19 alle 23).
Al gazebo verrà garantito il servizio di assistenza legale gratuita, mentre continua la promozione della raccolta differenziata.
Grande successo sta riscuotendo il questionario sui Cpt e il riciclo dei rifiuti con già centinaia di moduli compilati da migranti.




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Immigrazione: approvata la direttiva rimpatri

Il Parlamento Europeo ha approvato un compromesso con il Consiglio sulla direttiva che costituisce una prima tappa verso una politica europea dell'immigrazione. Promuovendo il ritorno volontario degli immigrati illegali, stabilisce norme minime sulla durata e sulle condizioni di detenzione temporanea e sul divieto di reingresso nonché una serie di garanzie giuridiche. Gli Stati membri restano liberi di applicare misure più favorevoli. L'esito del voto consente l'adozione definitiva della direttiva.
La direttiva incoraggia il ritorno «volontario», stabilisce la durata massima di detenzione e definisce degli standard minimi da garantire per le condizioni di vita nei centri di accoglienza. Il testo prevede inoltre talune garanzie e la possibilità di ricorso a favore delle persone espulse. Queste, inoltre, potrebbero vedersi imporre un periodo di "divieto di reingresso" durante il quale non potranno accedere nuovamente nel territorio dell'UE. La direttiva impone agli Stati membri il divieto di introdurre norme meno favorevoli, lasciandoli liberi tuttavia di applicarne di più favorevoli e affida loro la responsabilità di regolarizzare o meno gli immigrati illegali. Sottolinea peraltro la necessità di accordi comunitari e bilaterali di riammissione con i paesi terzi. Gli Stati membri dovranno attuare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva entro 24 mesi dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

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ASGI e Magistratura Democratica - La Sicurezza apparente

Con un decreto-legge e un disegno di legge in materia di sicurezza il nuovo governo ha emanato e intende emanare una serie di norme per affrontare, così si afferma, il fenomeno migratorio come emergenza collegata alla sicurezza dei cittadini.ASGI e MD sul pacchetto sicurezza del governo italiano

Si tratta di un intervento di cui non si condividono né le premesse né le finalità, che aggrava la già difficile situazione dei migranti e pone limiti di dubbia legittimità alla circolazione dei cittadini comunitari. Un intervento che, contrariamente a quanto proclamato, non garantisce maggiore sicurezza ed è destinato invece a minare ancora di più credibilità e funzionalità dell'intero sistema giudiziario.

MD e ASGI ritengono perciò loro dovere sottolineare le gravissime conseguenze della nuova normativa, sul piano dei principi e su quello della concreta difesa dei diritti fondamentali di tutte le persone, cittadini e stranieri, regolari e irregolari.

Lorenzo Trucco
Asgi

Lorenzo Miazzi e Annamaria Casadonte
MD – gruppo immigrazione

IL DOCUMENTO


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LILA - MIGRANTI, DIRITTI UMANI E DIRITTO ALLA SALUTE

La Lila rende disponibile la versione italiana delle Raccomandazioni della società civile su Migrazione e Hiv/Aids (Civil Forum) che saranno presentate nel prossimo agosto alla XVII Conferenza Mondiale Aids di Città di Messico.
Critiche al pacchetto sicurezza per gli effetti sulla salute dei migranti .

Mentre l’Italia si appresta ad approvare leggi sempre più restrittive nei confronti delle persone migranti, in un clima politico che alimenta la paura dell’altro e del diverso, la Lila rende disponibile la versione italiana delle Raccomandazioni della Società Civile su Migrazione e
HIV/AIDS.
Il testo è stato elaborato e poi adottato ufficialmente nel gennaio 2008 dal Forum della Società Civile sull’HIV/AIDS - gruppo di lavoro istituito dalla Commissione Europea per agevolare la partecipazione delle organizzazioni non governative (ONG) alla definizione e all’attuazione delle politiche in materia di HIV/AIDS. Presentato nello scorso mese durante la Eastern European and Central Asian AIDS
Conference a Mosca, inviato ai 53 Ministri della Salute dell’Europa allargata, il documento sarà riproposto nella prossima XVII Conferenza Mondiale AIDS che si svolgerà a Città di Messico dal 3 all’8 agosto 2008.
Le Raccomandazioni sono rivolte nello specifico ai governi, agli operatori sanitari e sociali, alle comunità e al mondo accademico. Tuttavia, pur essendosi i Paesi europei impegnati a garantire il diritto alla salute come diritto fondamentale di ogni individuo a prescindere dal suo stato di salute o dalla sua cittadinanza, non tutto è stato applicato e in Italia molte indicazioni sono state disattese.
Le restrizioni normative, l’esclusione sociale e la discriminazione sono causa d’instabilità e vulnerabilità per le popolazioni immigrate. A farne le spese, oltre alla situazione socio-economica, è anche il loro accesso ai servizi di assistenza sanitaria, soprattutto in materia di prevenzione HIV e trattamento, cura e sostegno per le persone sieropositive. La tutela della salute degli immigrati è quindi fondamentale per la tutela della salute di tutta la comunità.
IL DOCUMENTO
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Contrastare e prevenire la violenza nei confronti delle donne. Sottoscritto un protocollo tra Prefettura e Provincia di Pesaro e Urbino

Nel corso di un incontro svoltosi il 16 giugno 2008 il Prefetto di Pesaro e Urbino Luigi Riccio ha sottoscritto, insieme al Questore, un protocollo d’intesa con la Provincia per la definizione delle strategie e delle azioni di intervento in materia di contrasto e di prevenzione della violenza nei confronti delle donne.
Il documento intende attuare una collaborazione sinergica tra molteplici soggetti per concretizzare azioni di contrasto a tale inaccettabile fenomeno. Si vuole in questo modo dare anche piena attuazione alle pari opportunità tra i sessi assicurando, nel contempo, i diritti fondamentali della persona, sanciti anche dalla Carta Costituzionale.
Il prefetto Riccio ha ritenuto di condividere e di evidenziare il particolare valore etico e sociale che riveste l’elaborazione di strategie di contrasto alla violenza nei confronti dell’universo femminile, soprattutto quando, come in questo caso, è lo Stato, in ogni sua forma, che si impegna a combatterla.

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Falconara: il no della Regione all'apertura di un Cpt

Il messaggero 17.06.2008
Amagliani ribadisce il no della Regione al Cpt.
FALCONARA Il no della Regione all'apertura di un Cpt è «una posizione chiara, coerente e motivata da ben tre anni». L'assessore regionale all'immigrazioone e ai servizi sociali Marco Amagliani ribadisce in una nota la contrarietà «non solo a destinare l'ex Caserma Saracini a sede di Cpt, ma proprio all'istituzione stessa di tali Centri». L'immigrazione, continua Amagliani, «non può essere affrontata come una questione di ordine pubblico».
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Parlamento Europeo - Rifiuti: riduzione, raccolta differenziata, riutilizzo, riciclaggio e recupero

Il Parlamento ha adottato definitivamente una direttiva che, per proteggere l’ambiente e la salute umana, fissa misure per ridurre la produzione di rifiuti, anche incentivando l'eco-design, e impone il ricorso a regimi di raccolta differenziata entro il 2015 per aumentare di almeno il 50% il riutilizzo e il riciclaggio nel 2020. Prevede poi la definizione di programmi di gestione e prevenzione dei rifiuti e norme in materia di autorizzazioni, responsabilità, sanzioni e ispezione degli impianti.
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Pene più severe per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti

Le novità al codice della strada sono contenute nel decreto del Pacchetto sicurezza
Le pene per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti sono state inasprite con il decreto legge inserito nel ‘Pacchetto sicurezza’ varato dal Governo.
Dal 27 maggio, infatti, giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge 23 maggio 2008, n. 92, sono in vigore alcune modifiche al codice della strada che comportano anche la revoca della patente, la confisca del veicolo e l’arresto fino a un anno. Inoltre, torna ad essere considerato reato il rifiuto da parte del guidatore di sottoporsi al test per la verifica della presenza di alcool o di droga: è prevista una multa che va da 1.500 fino a 6.000 euro e l’arresto da 3 mesi a 1 anno.
In attesa della conversione in legge da parte del Parlamento, entro i 60 giorni previsti, sono già in vigore le sanzioni contenute nel decreto legge.
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Cittadinanza: Spagnoli e Portoghesi manterranno il doppio cognome quando diventeranno italiani

Il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ha emanato una circolare il 12 giugno 2008 con la quale sono stati chiariti i criteri di trasmissione ai figli del cognome dei genitori nei casi in cui venga concessa la cittadinanza italiana.
La questione nasce da una sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee che ha affermato che un cittadino dell'Unione, titolare di doppia cittadinanza, può chiedere che il cognome venga attribuito in conformità alla normativa di uno dei due Stati di cui possiede la cittadinanza.
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PROTOCOLLO DEONTOLOGICO CONCERNENTE RICHIEDENTI ASILO, RIFUGIATI, VITTIME

Il Consiglio Nazionale dell ’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, condividendo le preoccupazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) circa l’informazione concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti; richiamandosi ai dettati deontologici presenti nella Carta dei Doveri del Giornalista - con particolare riguardo al dovere fondamentale di rispettare la persona e la sua dignità e di non discriminare nessuno per la razza, la religione, il sesso, le condizioni fisiche e mentali e le opinioni politiche - ed ai princìpi contenuti nelle norme nazionali ed internazionali sul tema; riconfermando la particolare tutela nei confronti dei minori così come stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dai dettati deontologici della Carta di Treviso e del Vademecum aggiuntivo, invitano, in base al criterio deontologico fondamentale ‘del rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati’ contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine, i giornalisti italiani a:

osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i
richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della Repubblica Italiana ed altrove e in particolare a:

a. Adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri;

b. Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. CNOG e FNSI richiamano l’attenzione di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare, sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti;

c. Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali. Inoltre, va tenuto presente che chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo dei mezzi di informazione è limitato e circoscritto, può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell’esposizione attraverso i media;
d. Interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poter fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause dei fenomeni.

IMPEGNI DEI TRE SOGGETTI PROMOTORI

I. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in collaborazione con i Consigli regionali dell’Ordine, le Associazioni regionali di Stampa e tutti gli altri organismi promotori della Carta, si propongono di inserire le problematiche relative a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti tra gli argomenti trattati nelle attività di formazione dei giornalisti, dalle scuole di giornalismo ai seminari per i praticanti. Il CNOG e la FNSI si impegnano altresì a promuovere periodicamente seminari di studio sulla rappresentazione di richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta e migranti nell’informazione, sia stampata che radiofonica e televisiva.
II. Il CNOG e la FNSI, d’intesa con l’UNHCR, promuovono l’istituzione di un Osservatorio autonomo ed indipendente che, insieme con istituti universitari e di ricerca e con altri possibili 2 soggetti titolari di responsabilità pubbliche e private in materia, monitorizzi periodicamente l’evoluzione del modo di fare informazione su richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta, migranti e minoranze con lo scopo di:
a) fornire analisi qualitative e quantitative dell’immagine di richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti nei mezzi d’informazione italiani ad enti di ricerca ed istituti universitari italiani ed europei nonché alle agenzie dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa che si occupano di discriminazione, xenofobia ed intolleranza;
b) offrire materiale di riflessione e di confronto ai Consigli regionali dell’Ordine dei Giornalisti, ai responsabili ed agli operatori della comunicazione e dell’informazione ed agli esperti del settore sullo stato delle cose e sulle tendenze in atto.
III. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana si adopereranno per l’istituzione di premi speciali dedicati all’informazione sui richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime di tratta ed i migranti, sulla scorta della positiva esperienza rappresentata da analoghe iniziative a livello europeo ed internazionale.

Il documento è stato elaborato recependo i suggerimenti dei membri del Comitato scientifico, composto da
rappresentanti di: Ministero dell’Interno, Ministero della Solidarietà sociale, UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) / Presidenza del Consiglio – Dipartimento per le Pari Opportunità, Università La Sapienza e Roma III, giornalisti italiani e stranieri.
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Immigrazione: la direttiva rimpatri all'esame del Parlamento Europeo

Il Parlamento si pronuncerà sulla direttiva che stabilisce norme comuni sulla detenzione e il rimpatrio degli immigrati clandestini, promuovendo anche il ritorno volontario. La proposta tratta anche dei periodi massimi di custodia e di un divieto comune di reingresso in tutta l'UE degli immigrati già espulsi, garantendo al contempo il rispetto dei diritti umani. Applicandosi la procedura di codecisione, gli emendamenti del Parlamento risultano vincolanti.

L'Unione europea sta tentando di dotarsi di una politica comune per l'immigrazione, composta di diversi aspetti complementari: la lotta all'immigrazione illegale (con la proposta di direttiva "rimpatri") e la promozione dell'immigrazione legale di lavoratori qualificati (con la proposta di direttiva sulla "Carta blu"). Il Parlamento è anche chiamato a pronunciarsi sulla proposta di direttiva volta a sanzionare i datori di lavoro che impiegano immigrati clandestini al fine di scoraggiare il lavoro nero. I deputati, inoltre, hanno visitato numerosi centri di accoglienza in diversi Stati membri, tra cui l'Italia, per verificare il rispetto della normativa comunitaria. Una relazione globale sul risultato di queste visite sarà presentata in autunno alla Plenaria.

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Sospendere l'espulsione di un Cittadino Tunisino che Rischia la Tortura

Italia: Vanno rispettate le sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani.
Il Ministro degli Affari Interni Roberto Maroni ha ordinato il 31 maggio 2008 l'espulsione di Ben Khemais, nonostante la Corte Europea dei Diritti Umani abbia chiesto la sospensione della procedura fino a che vi sia il tempo di esaminare l'appello di Ben Khemai sul rischio, in seguito alla sua possibile consegna alla Tunisia, di soffrire tortura o trattamenti degradanti proibiti. Misure cautelari richieste dalla Corte Europea, quali la sospensione dell'espulsione, rivestono carattere obbligatorio per l'Italia, e il loro non rispetto da parte del governo italiano costituirebbe una violazione della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Lo scorso 2 giugno, la Corte Europea dei Diritti Umani ha inviato una lettera al governo italiano per raccomandargli il rispetto di tali obblighi.
La tortura costuisce un problema diffuso in tutta la Tunisia, come riportato da Human Rights Watch, e le persone detenute per accuse di terrorismo si trovano in una situazione di estremo rischio.
"Il tentativo dell'Italia di espellere Ben Khemais, sapendo che si trova a rischio di tortura, mostra la sua mancanza di rispetto nei confronti delle persone e della legge" ha affermato Judith Sunderland, ricercatrice per l'Europa di Human Rights Watch. "Ignorare le istanze della più alta autorità europea sui diritti umani non farà dell'Italia un Paese più sicuro."
Comunicato stampa Human Rights Watch Continua............
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Immigrati, l'Onu condanna l'Italia: " Politiche repressive e intolleranti"

Tratto dal corriere della sera del 05 giugno 2008
GINEVRA - Doppio attacco alla nuova normativa sull'immigrazione varata dal governo italiano. Dal Vaticano e dalle Nazioni Unite, per bocca dell'Alto commissariato per i diritti umani.
ONU - «Le politiche repressive così come gli atteggiamenti xenofobi e intolleranti contro l'immigrazione irregolare e le minoranze indesiderate rappresentano, in Europa, una seria preoccupazione». Non usa giri di parole l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Louise Arbour, che punta il dito proprio contro l'Italia, stigmatizzando la «recente decisione del governo di rendere reato l'immigrazione illegale» ed i recenti attacchi contro i Rom. La Arbour, intervenuta al Consiglio dell'Onu sui diritti umani riunito in sessione a Ginevra, ha affermato che «esempi di queste politiche ed atteggiamenti sono rappresentati dalla recente decisione del governo italiano di rendere reato l'immigrazione illegale e dai recenti attacchi contro i campi rom a Napoli e Milano».
IL VATICANO - Sul tema, nel frattempo, prende posizione anche il Vaticano. Ed è un giudizio simile a quello delle Nazioni Unite. «I cittadini di Paesi terzi, come cittadini comunitari - ha affermato da Nairobi il Segretario del Pontificio consiglio per i migranti, monsignor Agostino Marchetto, - non dovrebbero essere privati della libertà personale o soggetti a pena detentiva a causa di un'infrazione amministrativa». «In una recente intervista auspicavo in Italia, e non solo naturalmente, un equilibrio tra sicurezza e accoglienza - ha detto il prelato a Radio Vaticana -. Possiamo ora dilatare questo auspicio introducendo solidarietà, senso umano e giustizia». «I governi - ha spiegato l'arcivescovo - hanno la loro competenza in tutto ciò, con dialogo multilaterale, perché nessuno oggi può risolvere questioni così complesse unilateralmente».

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Presentato il 'Primo rapporto sull’attività dei Consigli territoriali per l’immigrazione'

I prefetti illustrano a Euro P.A. le esperienze di politiche di coesione sociale realizzate sul territorio
E’ stato presentato oggi pomeriggio ad Euro P.A., il “Primo rapporto sull’attività dei Consigli territoriali per l’immigrazione” curato dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione.
Il documento è stato illustrato nelle sue linee guida dal prefetto Mario Ciclosi, Direttore centrale delle politiche per l’immigrazione e l’asilo, che ha sottolineato come ”questa pubblicazione intenda valorizzare e quindi far conoscere a tutti coloro che sono interessati al fenomeno dell’immigrazione il quadro normativo in cui si muovono, le risorse economiche relative di cui dispongono e, principalmente, i risultati che sono stati ottenuti dai prefetti nelle loro province con l’introduzione dei Consigli territoriali per l’immigrazione”.
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Approvata la direttiva Ue sui rimpatri dei clandestini

Il via libera dai ministri dell'Interno riuniti a Lussemburgo. Maroni: «E' la strada giusta»
ministri dell'Interno dell'Unione europea, riuniti a Lussemburgo, hanno dato il via libera all'intesa raggiunta sulla direttiva per i rimpatri degli immigrati clandestini extracomunitari.

La presidenza di turno slovena punterà ora a far approvare la direttiva dal Parlamento europeo, in prima lettura a giugno.

«E' la strada giusta» ha affermato il ministro dell'Interno Roberto Maroni a margine dei lavori, «le preoccupazioni» espresse sul reato di immigrazione clandestina sono «legittime e condivisibili», ma non «ideologiche» perchè riguardano l'efficacia della applicazione della norma e su questo si lavorerà perchè l'obiettivo è quello di arrivare a «espulsioni certe ed efficaci».

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Pubblica Amministrazione:stabilizzazione degli infermieri stranieri

Il Tribunale di Milano ha deciso che anche gli infermieri extracomunitari debbono essere inseriti nelle procedure di stabilizzazione della pubblica amministrazione.
L'ordinanza
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