Con il pretesto del congresso eucaristico e della solita visione distorta di “sicurezza”, che si declina solo nella crescente presenza delle forze dell’ordine, vediamo per le strade di Ancona militari in divisa e armati che passeggiano per le bancarelle del centro. Ma è veramente necessaria questa scomoda convivenza? In Italia ci sono 500 mila appartenenti alle forze dell’ordine, il rapporto più alto in Europa tra poliziotti e abitanti. Un numero che evidentemente non è servito e non servirà ad aumentare la percezione della sicurezza.
In realtà il porto di Ancona e il centro della città per essere sicuri hanno bisogno di tornare ad essere vissuti. Tanti commercianti si lamentano che il centro è sempre vuoto e questo genera insicurezza. La soluzione a questo problema è semplice: permettere alle tante persone che si imbarcano dal porto, di poter uscire dallo scalo, di oltrepassare le reti che lo isolano e “invadere” così il centro e i suoi negozi.
Quando venne approvato il piano di security del porto, con reti, controlli ai varchi, telecamere e divieto di accesso, era stato ribadito a più voci come quel sistema fosse necessario e indispensabile per difendere non solo la città, ma anche i posti di lavoro per evitare di incorrere nel declassamento dello scalo e nella conseguenza perdita di vettori e scali merci. Sono passati più di cinque anni dall’istallazione del sistema di sicurezza, costato tantissimi soldi pubblici, e il risultato è stato l’isolamento del porto dalla città nonché l’aumento delle difficoltà per i migranti nell’accedere alle procedure di accoglienza. E’ ancora una volta evidente che quella struttura non ha portato nessun vantaggio ad Ancona e questo rende ancora più inaccettabile la militarizzazione della città con la solita motivazione della sicurezza.
La sicurezza di cui abbiamo bisogno in questo lunghissimo periodo di crisi economica è quella garantita da un reddito certo, da una casa, dal diritto allo studio e dal rispetto dei diritti umani. La sicurezza che chiediamo è quella sui posti di lavoro e quella che ci garantisce il rispetto e la tutela dell’ambiente e del mare.
In realtà il porto di Ancona e il centro della città per essere sicuri hanno bisogno di tornare ad essere vissuti. Tanti commercianti si lamentano che il centro è sempre vuoto e questo genera insicurezza. La soluzione a questo problema è semplice: permettere alle tante persone che si imbarcano dal porto, di poter uscire dallo scalo, di oltrepassare le reti che lo isolano e “invadere” così il centro e i suoi negozi.
Quando venne approvato il piano di security del porto, con reti, controlli ai varchi, telecamere e divieto di accesso, era stato ribadito a più voci come quel sistema fosse necessario e indispensabile per difendere non solo la città, ma anche i posti di lavoro per evitare di incorrere nel declassamento dello scalo e nella conseguenza perdita di vettori e scali merci. Sono passati più di cinque anni dall’istallazione del sistema di sicurezza, costato tantissimi soldi pubblici, e il risultato è stato l’isolamento del porto dalla città nonché l’aumento delle difficoltà per i migranti nell’accedere alle procedure di accoglienza. E’ ancora una volta evidente che quella struttura non ha portato nessun vantaggio ad Ancona e questo rende ancora più inaccettabile la militarizzazione della città con la solita motivazione della sicurezza.
La sicurezza di cui abbiamo bisogno in questo lunghissimo periodo di crisi economica è quella garantita da un reddito certo, da una casa, dal diritto allo studio e dal rispetto dei diritti umani. La sicurezza che chiediamo è quella sui posti di lavoro e quella che ci garantisce il rispetto e la tutela dell’ambiente e del mare.
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