ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

Replica al GUS

Riteniamo importante rispondere all’intervista fatta al presidente del GUS Sig. Bernabucci e pubblicata da Anconatoday il 4 settembre 2013. Siamo spinti a fare ciò per la passione e l'impegno che, come Ambasciata dei Diritti, dedichiamo volontariamente ai temi dell’immigrazione da anni. Da giugno 2009 inizia il nostro lavoro di osservazione sul porto di Ancona: con la pubblicazione de Il porto sequestrato (http://www.coessenza.org/news159-Il-porto-sequestrato-159.htm), un nostro report costruito sulla base di interviste fatte al CIR, organizzazione al tempo gestore del presidio alla frontiera del porto e intervistatori per le domande di asilo politico, alla Polizia di Frontiera e all’Autorità Portuale. Per la redazione di questo libro-inchiesta ci siamo inoltre serviti di interviste qualitative sul campo effettuate nell’allora campo profughi esistente a Patrasso occupato principalmente da cittadini afgani che tentavano di raggiungere le coste italiane (a questo link trovate il report effettuato da un’associazione con cui collaboriamo da allora che intraprese lo stesso viaggio http://www.meltingpot.org/Storie-dal-campo-di-Patrasso-Ordinaria-violenza-dall.html#.Ui8UVT_M_IU). All’interno de Il porto sequestrato denunciavamo l’esiguità di risorse destinate ad ogni settore e/o servizio deputati all’accoglienza dei migranti. Quel servizio presente al porto di Ancona che allora era gestito dal CIR e oggi dal GUS, adibito come già detto all’accoglienza, ne rappresenta un esempio eclatante. Si tratta infatti di un ufficio aperto in orari che non vanno di pari passo con l’arrivo delle navi. L’ufficio resta infatti chiuso nei giorni del sabato pomeriggio e dell’intera domenica e chiude nei giorni feriali alle ore 18. La stessa carenza di mediatori linguistici, solo a chiamata, è conseguenza del fatto che non ci sono risorse sufficienti a coprire tutto il target di utenza straniera che giunge nella nostra città e che presumibilmente desidera chiedere Protezione in Italia. Questi aspetti e molti altri che non stiamo a rielencare, ma che sono leggibili nel lavoro da noi effettuato e prima citato, ci hanno portato ad affermare con sicurezza e cognizione di causa che qualunque sia il soggetto presente al porto, con un’esiguità tale di risorse non può intercettare il 100% dei migranti che raggiungono il porto dorico. Lo diciamo forte e chiaro nel nostro lavoro e lo continuiamo a ribadire: il problema del diritto d’asilo nei nostri porti non sta tanto e solo nel riconoscimento dello stesso ma nella possibilità di accedere al diritto di fare richiesta e questo è causa, a prescindere dalla professionalità di chi di competenza, dell’esiguità delle risorse destinate ai servizi competenti. D’altra parte riteniamo altrettanto carente il livello di sensibilizzazione ed informazione che spesso viene destinato a chi chiede asilo. Chi proviene da paesi di guerra e persecuzione dove non vi è traccia da sempre di democrazia, non conosce l’esistenza della procedura di asilo, nè tanto meno conosce banalmente il termine “asilo”. Si tratta spesso di persone che giungono ai nostri porti dopo viaggi lunghi mesi, dopo aver subito violenze fisiche e psicologiche da parte di militari, o trafficanti e che quindi vivono una condizione psicologica che impedisce loro, in un intervista di pochi minuti, di esprimersi in maniera chiara. La paura e lo stato di shock psicologico in cui si trovano a vivere molti di loro, crea una barriera emotiva (oltre che culturale) talmente forte che a volte li porta a pensare che dire “guerra”, “persecuzione”, “esercito” possa andare a loro discapito. È forse questa, a nostro avviso, una delle motivazioni per le quali non viene espressamente fatta domanda di asilo. All’affermazione del Sig. Bernabucci “Uno può dire quello che vuole ma non c'è controllo sulle affermazioni. Lasciano il tempo che trovano. Di certo non è vero che vengono rimandati indietro e non possiamo confutare l'affermazione di uno che in Grecia dice quello che gli pare” rispondiamo che il nostro lavoro si svolge da anni in collaborazione con associazioni nazionali ed internazionali, composte da gente comune come noi, medici, legali, sociologi, professori universitari. Ci riferiamo per esempio a Medici per i Diritti Umani, il Progetto Melting Pot Europa, l’ASGI e altri. La relazione con questi ci ha permesso e ci permette dimonitorare, per quanto possibile, la situazione dei flussi al porto di Ancona. Detto questo, ci sembra paradossale e inutile relegare al “ognuno può dire quello che gli pare” un lavoro di inchiesta sul campo, visto che il nostro lavoro e quello del Sig. Bernabucci si costruisce principalmente su un lavoro a contatto con le storie delle persone. All’affermazione che l'Ambasciata dei diritti” abbia avuto dati, informazioni” rispondiamo che in qualità di associazione onlus non governativa che svolge la propria attività di studio e azione volontaria, abbiamo molta difficoltà ad accedere ai dati ufficiali su quelli che sono i numeri delle persone accolte e riammesse in Grecia e quando ne facemmo richiesta sia al CIR e successivamente al GUS ci è stato sempre risposto di rivolgerci alla Prefettura che ci ha sempre rimandato al Ministero dell’Interno. All’interno del rapporto stilato dal Greek council for Refugees ( http://www.meltingpot.org/IMG/pdf/humancargo.pdf ) si ritrovano interviste analoghe a quelle svolte da noi nel viaggio in Grecia di cui parliamo ne Il porto sequestrato. Riportiamo alcuni stralci di dichiarazioni di minori che raccontano di essere stati riammessi dal porto dorico. A.A. ragazzo afgano di 15 anni : One month and twenty days ago, we were two hiding under a truck, that had arrived at the port of Ancona. It was around 6pm. I am a minor. It is even written on my Greek paper. I showed it later to the Italian authorities. They took the paper and tore it up... Ragazzo Afghano di 17 anni: I was also readmitted with the same ship on the 4thof April (2012) from Ancona, together with H.A and A. (17). When we were in Ancona, I asked for asylum. I told the authorities my family is in Sweden. The Italian police just wrote my name down and returned me with the others back to Greece... Sono tanti i rapporti sulle riammissioni, svolti da tante associazioni ed organizzazioni, in Grecia dai porti italiani. A questo link http://www.meltingpot.org/IMG/pdf/lostatborder_bericht_web.pdf se ne trova un altro. Di interviste, inchieste e ricerche ce ne sono molte. Non è questa la sede per elencarle. Di cose ne abbiamo dette molte le continueremo a dire, come molti altri che si occupano di questi temi, con serietà e con l’obiettivo di tentare prima un po’ di chiarezza e poi un po’ di cambiamento, per veder riconosciuti a tutti il diritto fondamentale all’esistere. Le polemiche non ci interessano, tutt’al più ci fanno sorridere..

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