Siamo anche noi al presidio dei lavoratori migranti sfruttati all’interno del negozio Zara di Ancona.
È stato bloccato l’ingresso per richiedere che i responsabili
uscissero, ma non hanno voluto rilasciare dichiarazioni dicendo che la
responsabilità è di Milano.
Di seguito il testo del volantino distribuito.
-
Siamo i lavoratori addetti allo scarico delle merci del negozio Zara di
Ancona, ma non siamo dipendenti di questo marchio di proprietà del
gruppo Inditex, perché le attività in questione sono state appaltate ad
una cooperativa milanese – X. Service – che si occupa di pulizie e
facchinaggio.
Il nostro caso è uno dei tanti casi di un sistema di
sfruttamento diffuso in tutta la filiera delle catene della moda: un
sistema che si fonda sull'utilizzo di lavoro "grigio" (cioè a metà
strada tra il lavoro nero e quello in regola), sul mancato rispetto
delle tutele e delle libertà sindacali, e su giri di evasione fiscale e
contributiva di dimensioni abnormi.
Poche volte ci avete visto
dentro il negozio Zara di Ancona, forse solo in quelle settimane, in cui
l’ascensore era rotto e abbiamo dovuto fare le scale giorno e notte per
trasportare i vestiti dai piani di vendita all’ultimo piano, dove si
trova il magazzino. Noi lavoriamo solo la notte, quando dobbiamo
scaricare i camion con la merce. Lavoriamo anche 10 ore, senza pausa,
senza poter andare in bagno, senza avere l’abbigliamento adatto a questo
lavoro di fatica. Ci spezziamo la schiena per correre perché non
veniamo pagati in base alle ore che lavoriamo, veniamo pagati in base
alla quantità di merce che arriva indipendentemente dal tempo necessario
per lo scarico.
Siamo tutti migranti, siamo stati fino ad oggi
disposti ad accettare queste condizioni perché siamo stati costretti. Le
nostre paghe sono ridicole indegne di un lavoro onesto.
Oggi siamo
qui perché non possiamo più accettare queste condizioni di sfruttamento,
non possiamo più accettare che i migranti siano costretti a lavorare in
questo modo. Dovete sapere che qui gli italiani non possono lavorare,
non vengono proprio ammessi perché qui regna l’illegalità e far stare in
silenzio i migranti è più facile che far star zitto qualcuno che
conosce i propri diritti di lavoratore.
Per questo chiediamo che:
• venga consegnato il contratto di lavoro, mai ricevuto
• Zara assuma direttamente i lavoratori dei subappalti ponendo fine
allo stillicidio di cambi d’appalto nei quali i lavoratori rischiano
ogni volta di perdere diritti e retribuzioni;
• venga rispettato il
diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del
lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e
dignitosa
• venga riconosciuta la malattia, questo lavoro logora
• che ci venga fornita la divisa e i materiali per lavorare in sicurezza
Oggi vogliamo dire basta a questo meccanismo che mostra plasticamente
la violenza di un sistema che prova a rimanere a galla scaricando tutto
il proprio peso sull'anello più debole: i lavoratori Basta salari da
fame, Basta cottimo!
Nessun commento:
Posta un commento