Sabato 29 maggio alle ore 15.00 manifesteremo davanti alla sede della Pfizer ad Ascoli Piceno per affermare che la salute è un diritto e non una merce, che i brevetti devono essere aboliti, che la ricerca, lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di cure e vaccini devono essere pubbliche e che le nostre libertà collettive non possono essere una variabile dipendente del loro profitto.
Una
superficie di 164.000 metri quadrati, di cui 24.000 coperti da
magazzini e impianti. Un sito che serve il 46% del mercato europeo, il
14% dei mercati del Ceer, il 20% di quello asiatico, il 9% degli USA, il
4% dell'America Latina e il 6% dell'Afme. Un volume di produzione che
nel 2015 ha registrato 105 milioni di confezioni, confermandosi uno dei
nodi produttivi cardine del core business aziendale. Stiamo parlando
dello stabilimento marchigiano di Pfizer che si trova ad Ascoli Piceno.
La
ditta americana insieme al suo partner tedesco BioNTech, più di Moderna
e sicuramente più di AstraZeneca, grazie all'innovativo vaccino a mRNA
contro il Covid-19, si rappresenta come l'unica via per uscire dal
tunnel della sindemia. In altre parole, lo stesso sistema responsabile
del disastro si presenta come il salvatore. "È grazie al capitalismo, al
libero mercato e alla sua avidità che abbiamo il vaccino", per citare
le parole di Boris Johnson.
In
effetti, Pfizer e BioNTech nel primo trimestre del 2021 hanno visto
ricavi pari a 14,582 miliardi di
dollari, più del 45% rispetto allo
stesso periodo del 2020. Solo dal vaccino per il Covid-19 sono pervenute
entrate per 3,5 miliardi di dollari. Il Ceo Albert Bourla ha visto il
suo compenso del 2020, circa 21 milioni di dollari, aumentare del 17%.
Per la fine del 2021 si punta a produrre 2,5 miliardi di fiale con un
ricavo stimato attorno ai 26 miliardi. La Commissione UE sta negoziando
contratti pluriennali - 2022 e 2023 - per garantirsi 1,8 miliardi di
dosi che pagherà circa il 50% in più dei costi attuali. Tutto questo
dopo aver già investito 100 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo
del vaccino di Pfzier-BioNTech e aver speso 280 milioni di euro per
acquistarne le dosi durante la fase di sperimentazione.
Nonostante
gli elogi rivolti alla libertà d'impresa privata, l'azienda
farmaceutica americana, tramite il partner BioNTech, ha beneficiato dei
finanziamenti pubblici tedeschi e dell'uso di brevetti degli istituti
nazionali di sanità americani, necessari per i vaccini a Rna messaggero.
È
invece tristemente nota la storia degli scellerati accordi preliminari
tra Pfizer-BioNTech e la Commissione UE fondati sulla verifica
trimestrale e non settimanale della consegna delle dosi, che impedisce
di fatto ai sistemi sanitari nazionali ogni tipo di programmazione e
pianificazione; sul risarcimento a carico dei singoli stati in caso di
eventuali danni provocati dai vaccini; sull'esclusività della produzione
e della commercializzazione del vaccino, garantita dai brevetti in base
agli accordi sulla proprietà intellettuale stipulati
dall'Organizzazione Mondiale del Commercio.
La
"pallottola d'argento" per uccidere il "mostro pandemico" è frutto dei
finanziamenti e della ricerca pubblici con la conseguente accettazione
di socializzarne le perdite. Il prodotto finale e il suo utilizzo però
sono poi espropriati e i profitti che ne conseguono privatizzati. Alla
faccia del famigerato rischio d'impresa, base di ogni epica capitalista!
La
granitica difesa della proprietà privata ribadita nei TRIPS e
accentuata con i TRIPS plus, tanto da rendere l'Unione Europea il
miglior avvocato delle multinazionali (non è un caso che alla
sospensione dei brevetti proposta da Biden, abbia risposto in maniera
perplessa Ursula von der Leyen e in maniera negativa la Merkel), è oggi
uno dei più grandi paradigmi dell'asservimento della vita al profitto.
La
quantità di vaccini globalmente somministrati è infatti sovrapponibile a
quella del PIL: Nord America, Unione Europea, Sud America, Asia e
Africa. Capitalismo, libero mercato, profitto e brevetti sono un colpo
al cuore ad ogni idea di uguaglianza sostanziale e al diritto alla
salute di ogni essere umano, poiché limitano o impediscono la
possibilità di accedere a cure e vaccini.
L'oligopolio
delle Big Pharma sembra essere destinato a diventare un monopolio
poiché, tra le cinque multinazionali che generano il 90% del valore
delle vendite mondiali, Pfizer, con i suoi 46,72 miliardi di fatturato,
si colloca al primo posto. Questo consente all'azienda farmaceutica e al
Paese cui afferisce, cioè gli USA, di giocare un ruolo di dominio sul
piano della governance mondiale.
Sulla
vaccinazione globale, infatti, si gioca una partita fondamentale per il
potere, quella di ottenere consenso e asservimento tramite la promessa
della cura. La proprietà intellettuale e i brevetti trasformano il
vaccino da strumento di liberazione a strumento di controllo. Basti
vedere che in Israele il contratto con Pfizer prevede l'accesso ai dati
della popolazione e che in Argentina sempre Pfizer ha chiesto di poter
accedere alle riserve auree del paese.
La
logica capitalista che le Big Pharma ben incarnano riduce la vita a
merce, in quanto il vaccino, di fronte al pericolo di crepare, si fa
arma di controllo. Pfizer oggi è la più lapalissiana espressione di un
biopotere che è in grado di decidere sulla vita e sulla morte di singoli
individui e/o popolazioni a seconda del proprio tornaconto economico.
È
bene però sapere che questo squilibrio non si misura solo tra paesi
ricchi e paesi poveri, ma anche all'interno dello stesso occidente. In
Italia, infatti, la gestione della pandemia e delle vaccinazioni è stata
e continua ad essere smaccatamente e spietatamente classista, piegata
agli interessi delle lobby politiche ed economiche, a partire da
Confindustria.
Organizzano:
- Centri Sociali Marche
- Collettivo Caciara Ascoli
- Ambasciata dei Diritti Marche
- Ya Basta Marche
- Centri Sociali Marche
- Collettivo Caciara Ascoli
- Ambasciata dei Diritti Marche
- Ya Basta Marche
Nessun commento:
Posta un commento