Tutti i media ne parlano da un paio di giorni, da quando Human Rights Watch ha reso pubblico “Restituiti al mittente”, il Rapporto sui respingimenti di migranti dai porti dell’Adriatico (Venezia, Ancona, Bari e Brindisi) verso la Grecia.
E ancora una volta Ancona è uno dei nessi del mare Adriatico dove sistematicamente vengono negati diritti e dove l’ingiustizia è quotidiana.
Nel rapporto vengono ricostruite le procedure di “riconsegne sommarie alla Grecia dei minori stranieri non accompagnati e degli adulti richiedenti asilo” e mappate “alcune delle rotte seguite dai migranti e dai richiedenti asilo” nel loro viaggio verso l’Italia, non mancano le raccomandazioni rivolte al governo italiano, al governo greco, all’Unione europea, al Consiglio d’Europa, alle Nazioni Unite, e infine alle compagnie private di traghetti in servizio tra l’Italia e la Grecia.
Come denunciato più volte dall’Ambasciata dei Diritti Marche e dalla rete di associazioni nazionali che lavorano sull’accoglienza, anche Human Rights Watch evidenzia la condizione di pericolo cui tutti i migranti sono soggetti in Grecia, formalizzata anche dalla sentenza della Corte di Strasburgo del gennaio del 2011 con la dichiarazione che la Repubblica ellenica viola l’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell’Uomo infliggendo ai migranti e ai richiedenti asilo trattamenti inumani e degradanti.
HRW racconta del trattamento cui sono soggetti i respinti quando si trovano a fare a ritroso il viaggio sulle navi delle compagnie private in servizio tra Grecia e Italia, e di come i membri dell’equipaggio possono diventare strumenti polizieschi di reclusione e controllo anche violento, nel contesto di una banalità del male in cui l’esecuzione di ordini più o meno scritti è affidata ad attori diversi e sempre totalmente inadeguati.
La rete di associazioni e movimenti costruita in questi anni tra Italia e Grecia per denunciare la violazione dei diritti di chi cerca di arrivare nei porti italiani, insistentemente continua a chiedere alle istituzioni di bloccare le riammissioni. La pubblicazione del rapporto ci sembra un buon nuovo inizio per rilanciare questa lotta per opporci alla pratica dei respingimenti sommari e indiscriminati di adulti e minori richiedenti asilo politico, o comunque profughi, da Venezia, Ancona, Bari e Brindisi verso la Grecia.
E’ di qualche settimana fa la riammissione in Grecia di 18 persone che seppur trovate in pessime condizioni fisiche e sanitarie sono state rinchiuse nel traghetto che le aveva portate da Patrasso ad Ancona. Di queste persone non vennero specificati età, sesso e provenienza, ma supponiamo, per buon senso e per l’esperienza maturata in anni sul tema dell’immigrazione, che si trattasse di potenziali richiedenti asilo. Come non ricordare la tragedia dello scorso giugno dove morirono 2 ragazzi afgani nascosti in un pullman.
I percorsi di questi migranti che giungono nella nostra città iniziano in Afghanistan, Palestina, Iraq e da tutti quei territori del Medio Oriente e dell’Africa sub-sahariana attanagliati da guerre e dittature decennali: a questi uomini e donne, giovani ed adulti, in fuga da guerre e che arrivano nel nostro porto spesso non viene data neanche la possibilità di far richiesta di asilo, uno dei diritti fondamentali sanciti da convenzioni nazionali ed internazionali.
Ecco quello che rimane alla memoria delle persone comuni sono solo numeri, dati, morti, come se questi invisibili non fossero persone, infatti sui giornali non vengono mai pubblicate le loro storie che li farebbero conoscere e anche riconoscere come rifugiati.
Nessun commento:
Posta un commento