E' passata un'era informatica,
piena di idee, esperimenti e novita' che hanno caratterizzato questi
ultimi 20 anni. Ci siamo ritrovati all'improvviso tutti vicini, culture e
lingue hanno perso di importanza, una sola cosa in comune ovvero
accedere liberamente e a proprio modo alla conoscenza e ai servizi che
la societa' aveva prodotto. Due sono le reti che nascono, quella fisica e quella
sociale, ora imbrigliate entrambe, senza un'organizzazione ben precisa,
ma chi entrava a farne parte maturava idee chiare sulle potenzialita' e
sviluppi futuri; quello che esiste ora ha radici "antiche" in quei primi
passi, dove si esploravano stanze buie, aperte con la fantasia dei
semplici, di chi un tempo credevano non fosse in grado, e oggi non debba
capire come funzionino.
Per fortuna e' un gioco e i ragazzi giocarono e
continuano a farlo. Sono piu' bravi di tutti, non esiste azienda, stato o
corpo accademico che possa competere con chi ha tempo da perdere, basta
un evento a segnarti, un episodio che per molti e' insignificante e
invece ad alcuni quella strana casualita' sconvolge la vita e la
proietta fin su le vette piu' alte a guardare il mondo.
In quel tempo e in quello spazio nasce il collettivo
autistici/inventati, estranei alla realta' mediocre e confusa di allora,
per riscoprire il senso dell'uomo e della conoscenza, con un
romanticismo tecnologico volto a battersi per chi ambisce a nuovi
orizzonti, a proteggere la propria identita' fin dove e' possibile.
Brodo primordiale di questo esperimento furono i CSOA di Milano, Firenze
(...) attraverso cui per primi, non facilmente, le idee del Software
Libero/Open Source fecero breccia, inserendo a pieno merito hacklab e
laboratori da scantinato nelle sedi autogestite. La rete divenne la
nuova frontiera e campo di battaglia da conquistare, nodo su nodo, senza
tregua, ma l'emozione di abbattere i confini rende agguerrito anche il
piu' inesperto, buttato li' nella mischia armato di ingegno, manuali e
caffe'.
Parlavamo della realta' e avanzava a tappe forzate, da
Seattle passando per il G8 di Genova e oltre, segnando la vita di tutti
noi, consapevoli o meno delle prevaricazioni e regole assurde che
vorrebbero imporci. Affrontando sgomberi, perquisizioni e pestaggi i
ragazzi hanno tentato di conservare la propria integrita' morale e
fisica: E' l'hacktivismo, bellezza! Tutto cio' non rappresenta a pieno
il panorama hacking di allora, ma fu un'esperienza di collaborazione e
crescita unici nel tempo.
Abbiamo voluto ricordare con la presentazione del libro +KAOS quelle imprese, quei luoghi, quegli acronimi estranei all'odierno
calderone di infobulimia[1] e bimbominkia. Ora tentano di farci vivere
in rassicuranti bolle, che noi stessi creiamo con il nostro
comportamento, lo chiamano web 2.0, e cosi' paradossalmente perdiamo
ogni giorno la capacita' di scegliere. Sul piano della privacy poi,
rinunciamo a qualsiasi intimita', pensiero, essendone istigati a
un'ostensione continua su una miriade di servizi gratuiti, che tali non
sono perche' la nostra vita diventa la merce di scambio. Non solo,
aziende inconsistenti, che come un moderno Pavel Cicikov affermano la
loro potenza monetaria sulla conta delle anime morte della rete, tramite
oliati meccanismi riescono a imporre nuove forme di censura e
pseudoinformazione fino a pilotare le dinamiche di massa.
Ad allevare una generazione cosi', si rischia l'ordine perfetto, non piu' caos.
alittlebit
[1] Si ringrazia il relatore per il prezioso neologismo.
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