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Ancona. L’indegno smistamento dei migranti nei capannoni del porto.
Da giorni giravano notizie sull’eventualità che alcune navi avrebbero potuto sbarcare profughi e migranti al porto di Ancona, e che per tale eventualità sarebbe stato utilizzato un capannone della ex Tubimar (azienda fallita ed ora proprietà della Autorità Portuale).
Oggi un quotidiano locale ha confermato le indiscrezioni, come spesso accade in queste occasioni e ogni volta che si parla di flussi migratori le inesattezze riportate sono più di una. Tutto parte da una fantomatica segnalazione dei servizi segreti in cui si ipotizza l’arrivo di una nave carica di migranti nel porto dorico. Conseguentemente la prefettura pensa di non farsi trovare impreparata allestendo un centro di smistamento per un massimo di 36/48 ore nei capannoni della ex Tubimar, la stessa prefettura ci tiene a sottolineare che non si tratta di un centro di accoglienza.
E’ chiaro dalla terminologia usata, e dalla nostra esperienza, che si sta dicendo una mezza verità, per nascondere il piano vero. Per capire cosa c’è dietro tutto questo va chiarita la situazione attuale dei flussi migratori che stanno attraversando l’Italia e il sistema che il ministero dell’interno attraverso le prefetture ha messo in piedi e di come questi flussi coinvolgono Ancona.
Come tutti sanno da mesi ci sono ripetuti sbarchi nel canale di Sicilia dove è attiva l’operazione della marina militare italiana denominata “Mare Nostrum”. Non più solo Lampedusa tantissime città siciliane sono il porto di approdo delle navi cariche di migranti. Pozzallo, Catania, Augusta, Messina e Palermo solo per citarne alcune. Nonostante il ministero dell’interno fosse a conoscenza con largo anticipo degli sbarchi che sarebbero avvenuti in conseguenza della crisi libica, non è riuscito a predisporre un sistema di accoglienza decente ed il numero degli arrivi ha fatto di fatto collassare tutti i centri di prima accoglienza, tanto che ora altri porti della penisola sono stati scelti dalla marina militare per alleggerire le strutture siciliane (Reggio Calabria e Taranto per esempio).
Come denunciato da tantissime associazioni la stragrande maggioranza dei questi centri di prima accoglienza sono inadeguati, spesso e volentieri protagonisti di vicende legate allo sfruttamento e al business dell’accoglienza.
E’ norma, oramai da tempo, che il ministero suddivida i migranti ospitati nei centri di prima accoglienza siciliani per diverse città della penisola con pullman e aerei, poi in alcune città cardine (una di queste è Ancona) vengono “smistati” nei vari centri di accoglienza allestiti per l’”emergenza”. Molti di queste donne, uomini e bambini arrivano in condizione precarie vittime della traversata e dell’accoglienza indegna che non è riuscita in alcuni casi nemmeno a procurargli un paio di scarpe. Ma essendo sostanzialmente lo smistamento una operazione poliziesca la prima preoccupazione non è sincerarsi dei bisogni dei migranti e dei loro progetti di vita quanto identificarli e prenderne le impronte digitali.
Ecco perché si parla di smistamento nel comunicato della prefettura e non di accoglienza, non arriverà nessuna nave. L’unica ipotesi in cui potesse arrivare una nave sarebbe quella che la marina militare decida di approdare nel porto di Ancona con dei migranti provenienti dal canale di Sicilia, ma in quel caso vorrebbe dire tenerli a bordo per diversi giorni e sottrarre una unità operativa a “mare nostrum”.
Dalla Grecia e dell’Albania? l’analisi degli attuali flussi rendono impossibile anche questa ipotesi, queste frontiere sono oramai “normalizzate” e non è pensabile un arrivo numeroso nelle modalità in cui avviene nel canale di Sicilia. I modi di arrivo e riammissione li conosciamo bene e avvengono tutti con le navi traghetto che collegano Ancona e la Grecia.
Riteniamo sia indegno e pericoloso ospitare i migranti all’interno dei capannoni della ex tubimar, indegno perché nei capannoni ci stanno le merci e non le persone, pericoloso perché troppo spesso queste ipotesi si trasformano in strutture detentive. Crediamo che la città debba munirsi di strutture dignitose rivolte all’accoglienza, in cui i migranti possano accedere o andarsene in totale libertà, nelle quali vi sia la possibilità di proseguire il proprio progetto di vita e si possa essere aiutati nella scelta migliore. In città ci sono numerose scuole ed edifici vuoti che potrebbero essere facilmente utilizzati a tali fini. Ma appunto sono le finalità che si devono chiarire bene, la parola accoglienza non è sinonimo di identificazione e segregazione ma al contrario di apertura e speranza.
Le persone non si smistano si accolgono.
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