COMUNICATO STAMPA ANCONA 8 SETTEMBRE 2015
Una grande ondata emotiva ha scosso l'Europa ed il mondo. Dopo essere
stati raggiunti dalla foto del corpo del bimbo siriano morto sulle rive
del mare, ovunque e giustamente si sta parlando di come accogliere i
profughi. #Ancona
ha una grande tradizione in termini di accoglienza poiché città
portuale e quindi città attraversata dall'attraversamento migratorio.
Purtroppo da qualche anno l'indifferenza sembra invece il sentimento
predominante.
Lo scorso ottobre un ragazzo morì nel nostro #porto, anche lui siriano di 23 anni.
Il suo nome era Khalil, nato in una città bellissima come Aleppo oramai
ridotta a macerie dalla guerra. Khalil era uno studente e cercava di
raggiungere l'Italia per poi ricongiungersi al fratello tutt'ora in
Germania.
Le normative vigenti e l'assenza di un canale umanitario
per chi scappa dalla guerra lo hanno obbligato a nascondersi dentro un
camion, così è morto probabilmente asfissiato o per altre cause che non
sapremo mai.
Morire a 23 anni dentro la stiva di una nave solo
perché non si ha un pezzo di carta in tasca è mostruoso. Khalil infatti,
per sperare in una vita dignitosa, ha dovuto affidarsi ad un
trafficante di uomini. Come lui lo fanno tanti altri quotidianamente e
diversi passano per il nostro porto. Si perché anche oggi al porto di
Ancona si continua a riammettere i migranti in #Grecia; al riguardo abbiamo raccolto tantissime testimonianze sia qui che a #Patrasso.
Della storia di Khalil come di altre, di cui non abbiamo foto shock,
nessuno ne ha parlato, se non in un piccolo trafiletto apparso sul
giornale nel
quale viene appellato come “il solito clandestino morto”.
Nessuno ha versato una lacrima una parola di conforto né per lui né per
la sua famiglia. Pensiamo che una comunità come la nostra debba sapersi
fermare in queste circostanze. Sono tantissime le responsabilità della
sua morte: da chi ha causato la guerra in Siria, ai governi europei che
non hanno avuto la capacità di porgere il proprio abbraccio a chi chiede
aiuto.
Fortunatamente non tutto è perduto; tantissimi cittadini dal basso stanno dimostrando la loro solidarietà dall'Ungheria alla #Germania
disobbedendo per primi a tutte quelle norme che sono evidentemente
ingiuste e che obbligano famiglie intere a viaggi strazianti.
Possiamo fare qualcosa anche noi qui nella nostra piccola città, possiamo farlo partecipando per esempio venerdì 11 alla #marciadelledonneedegliuominiscalzi che partirà da Piazza Roma.
Possiamo farlo anche denunciando come la prefettura di Ancona abbia
sostanzialmente annullato il servizio per i richiedenti asilo al porto
(l'ufficio è stato chiuso e gli operatori vengo chiamati solo in caso di
necessità), così come andrebbe chiesto sempre alla prefettura come mai
la commissione per i richiedenti asilo agisca così lentamente e come mai
ci sono così tanti dinieghi.
Qualcun altro dovrebbe iniziare a
chiedere alla polizia di frontiera come mai nonostante ci siano state
ripetute condanne della Corte Europea dei diritti dell'uomo, da Ancona
si continua ancora a riammette i migranti sulla stessa nave con la quale
sono arrivati.
Forse se si desse la possibilità ai migranti di
avere il tempo necessario di alcuni giorni per raccontare la propria
storia, ora Khalil sarebbe ancora vivo.
I tg di tutte le reti
nazionali ed internazionali trasmettono immagini di risposte accoglienti
ai profughi in Germania e Austria.
Anche qui da noi si può e si
deve dare una risposta in tal senso perchè le persone arrivano da sempre
e continueranno ad arrivare chiedendoci umanità e solidarietà.
#Welcomerefugees!
Ambasciata dei Diritti Marche
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