Qui invece trovate la rassegna stampa multimediale
Qui pubblichiamo l'articolo di Ernesto Milanesi pubblicato da Il Manifesto, 29 marzo 2016
La carovana di aiuti tra le tende di Idomeni
Hanno superato il blocco della polizia greca e portato generi di prima necessità ai migranti al confine con la Macedonia
Hanno
lasciato il segno a Idomeni, nella megatendopoli della vergogna
europea, come lungo le strade di Salonicco, seconda città della Grecia
che annaspa nella crisi. E di notte si sono imbarcati a Igoumenitza nel
traghetto «veloce» che oggi pomeriggio arriverà a Ancona. Già pronti a
raggiungere il confine del Brennero, dove domenica è in programma la
nuova iniziativa di #Overthefortress.In poco meno di 300 hanno partecipato alla carovana che ha attraversato il sottile confine fra Europa e altri mondi, diritti sulla carta e disperati esodi, governi di palazzo e persone abbandonate lungo un binario morto. È un viaggio che sarà difficile da dimenticare. Ciascuno riporta in Italia ciò che ha visto di persona, toccato con mano e ascoltato senza guardare uno schermo al plasma. Tutti testimonieranno e nessuno dimenticherà.
- Nel campo di Idomeni il gazebo di #overtefortress
Contemporaneamente davanti alla prefettura di Salonicco sono arrivate le altre pettorine arancioni della carovana. Con la rete studentesca Antarsya e i migranti dell’orfanatrofio occupato di Salonicco hanno richiamato l’attenzione sulle conseguenze del recente accordo fra Unione europea, Grecia e Turchia. Poi in corteo hanno attraversato la città all’insegna dello slogan No borders, no nations.
Ma è impossibile archiviare in fretta la giornata di domenica. Sintetizza Tommaso Gandini di Melting Pot che ha coordinato “sul campo” le iniziative di #Overthefortress: «Arrivare così in tanti al campo di Idomeni ha creato un sacco di aspettative. E qualcuno molto stupidamente aveva fatto girare la voce che avremmo fatto varcare il confine che, invece, resta sempre blindato. Così all’inizio c’è stata molta agitazione, perfino fra alcune ong. Ma alla fine abbiamo semplicemente fatto quello per cui siamo venuti: distribuire tutto il materiale raccolto in Italia e realizzare nuovi servizi indispensabili. E dai migranti e dai volontari abbiamo ricevuto apprezzamento per come ci siamo comportati, al di là delle sciocchezze rimbalzate in televisione».
Del resto, insieme agli attivisti dei centri sociali del Nord Est e delle Marche si sono rimboccati le maniche studenti di Parma, siciliani NoMuos, il «team legale», gli amici del Baobab, la delegazione di Welcome Taranto, l’associazione lgbt Anteros, la Federazione europea dei giovani Verdi, interpreti di arabo, sanitari, insegnanti e le donne della carovana per i diritti dei migranti (che partirà da Torino il 2 aprile per concludersi a Palermo il 18).
- March #overthefortress bloccata dalla polizia sul ponte per arrivare a Idomeni
Alla fine, #Overthefortress ha guadagnato l’accesso alla stazione ferroviaria e da lì, con i furgoni, dentro la tendopoli. Finché c’è stata luce la distribuzione si è alternata tenda per tenda, ma anche nella zona delle vecchie stalle con i tetti d’amianto. I bambini (che rappresentano il 40% dei «residenti») hanno giocato, disegnato, corso e scherzato. Le donne hanno ricevuto sostegno, non solo materiale. Gli uomini hanno confessato le conseguenze atroci della guerra in Iraq, Siria e Afghanistan.
«In due giorni al campo ho scattato adesso solo questa…» ammette con il cellulare in mano e gli occhi lucidi Stella. Con Barbara e Valentina per settimane hanno scommesso su questa “missione popolare” che è diventata un piccolo grande miracolo di auto-organizzazione, consapevolezza e disciplina. Sembrava un azzardo per pochi “militanti”. È diventata una risposta imprevedibile, dopo le prime 150 iscrizioni. Sarà una lunga eco, ben oltre i riscontri immediati nei social.
«Scrivete di questo posto dimenticato da tutti, tranne che da chi rivendica libertà di movimento e movimento in libertà» esige il pastafariano Jacopo che si è già scatenato nella sua testimonianza sul limbo dell’umanità di Idomeni. Ha lasciato un segno. Sulla carovana delle pettorine arancioni. È il timbro invisibile nel passaporto di migliaia di profughi e migranti. Il segno manifesto dell’indelebile vergogna d’Europa.
Nessun commento:
Posta un commento