ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

NO ALLE RONDE - Lettera a Prefetto e Commissario del Comune di Ancona

Ancona, 25 marzo 2009
In relazione alle recenti dichiarazioni della Lega Nord di istituire e attivare le ronde nella nostra città in particolare nella zona di P.zza Ugo Bassi già a partire da giovedì 26 marzo 2009, con la presente siamo a richiederVi di garantire il Vostro intervento contro queste azioni non legittime e destabilizzanti per il tessuto sociale.
Siamo convinti che le ronde non faranno altro che rendere ancora più insicuri i nostri territori e accentuare il clima di paura e insicurezza che si è diffuso nella nostra città molto spesso anche in maniera esagerata e per puri fini propagandistici ed elettorali.
Siamo certi che le ronde, organizzate senza nessuna logica e controllo, accresceranno maggiormente il clima di tensione causando atti discriminatori, razzisti e violenti verso i soggetti più deboli come sta già avvenendo in altre città italiane.
La sicurezza non può essere raggiunta con le ronde o con azioni punitive verso il diverso e chi non si conosce, ma deve essere perseguita attraverso una politica dell'accoglienza e del rispetto reciproco, riconoscendo a tutti quelli che vivono nella nostra città, senza alcuna distinzione, il diritto al reddito, alla casa, e all'istruzione.
Abbiamo sempre considerato Ancona come una città di frontiera accogliente ed ospitale dove sia le istituzioni che le realtà associative si sono sempre impegnate a creare un solido tessuto sociale basandosi sul fatto che le “diversità” rappresentano strumenti di ricchezza e avanguardia per il nostro territorio e non il deterrente ad azioni spregiudicate e insensate che rischiano di mandare in fumo il lavoro di anni.
Ribadendo la nostra netta contrarietà “all’istituzione” delle ronde, confidiamo in un Vostro determinato intervento.
AMBASCIATA DEI DIRITTI - ANCONA
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Tbc controlli al centro immigrati di Bari

Dopo l'esito positivo al test antitubercolosi di una interprete che fa parte della commissione prefettizia dei richiedenti asilo politico che aveva avuto 2 incontri con la nigeriana proprio per la richiesta di asilo è partita immediatamente la profilassi nei confronti del personale dell'Ufficio Immigrazione e delle interpreti e sarebbero in tutto una cinquantina le persone più a rischio di contagio.
Essendo la nigeriano transitata nel Centro di accoglienza di Palese anche lì sono partiti i primi test eseguiti sugli ospite e i dipendenti. Si è purtroppo registrato il 50% di positività agli anticorpi della Tbc fra le oltre mille persone esaminate finora.



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Agenzia Onu: "L'Italia viola i diritti umani"

TRATTO DA REPUBBLICA
ROMA -
"È evidente e crescente l'incidenza della discriminazione e delle violazioni dei diritti umani fondamentali nei confronti degli immigrati in Italia. Nel paese persistono razzismo e xenofobia anche verso richiedenti asilo e rifugiati, compresi i Rom. Chiediamo al governo di intervenire efficacemente per contrastare il clima di intolleranza e per garantire la tutela ai migranti, a prescindere dal loro status". Sono insolitamente dure e nette le parole che il Comitato di esperti dell'Ilo, l'Organizzazione internazionale del lavoro, agenzia Onu, usa per descrivere il trattamento degli immigrati in Italia e la violazione di alcune norme internazionali.

Come ogni anno, a marzo, esce il rapporto dell'Ilo sull'applicazione degli standard internazionali del lavoro e quest'anno la pagina che riguarda l'Italia denuncia un comportamento senza precedenti per un paese europeo democratico, perché contravviene alla convenzione 143, quella sulla "promozione della parità di opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti", ratificata dal nostro paese nel 1981.
Tranne il Portogallo e la Slovenia, infatti, gli altri paesi saliti all'attenzione dell'agenzia Onu per lo stesso motivo sono il Benin, il Burkina Faso, il Camerun e l'Uganda.
Il Comitato dell'Ilo, formato da venti giuslavoristi provenienti da tutto il mondo, verifica costantemente l'osservazione delle norme da parte dei governi e in questo caso richiama l'esecutivo italiano all'applicazione dei primi articoli della convenzione 143, cioè al "rispetto dei diritti umani di tutti gli immigrati, senza alcuna distinzione di status".
Inoltre, il governo ha l'obbligo di assicurare anche ai migranti occupati illegalmente il diritto a condizioni eque di lavoro e di salario, oltre che la tutela contro ogni forma di discriminazione. Le critiche e le richieste dell'Ilo si basano su quanto riportato dal Comitato consultivo della convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali in Europa (Acfc), che aveva già denunciato le dure condizioni di detenzione per gli immigrati irregolari, in attesa di rimpatrio.
Ma si basano anche sulle osservazioni di un altro organismo dell'Onu per l'eliminazione della discriminazione razziale (Cerd), che ha rilevato "gravi violazioni dei diritti umani verso i lavoratori migranti dell'Africa, dell'Est Europa e dell'Asia, con maltrattamenti, salari bassi e dati in ritardo, orari eccessivi e situazioni di lavoro schiavistico in cui parte della paga è trattenuta dall'impresa per un posto in dormitori affollati senza acqua né elettricità". I rapporti Onu mettono in evidenza anche i "continui dibattiti razzisti e xenofobi essenzialmente contro immigrati non europei, discorsi ispirati dall'odio contro gli stranieri e maltrattamenti delle forze di polizia verso i Rom, specialmente quelli di origine romena, durante i raid per lo sgombero dei campi".
Insomma, una lunga lista di accuse che vanno dalla questione delle impronte digitali alla "retorica discriminatoria di alcuni leader politici che associano i Rom alla criminalità, creando nella pubblica opinione un clima diffuso di ostilità, antagonismo sociale e stigmatizzazione". Pertanto, il Comitato di esperti dell'Ilo non può che esprimere "profonda preoccupazione" e invita il governo italiano a prendere "le dovute misure affinché ci sia parità di trattamento, nelle condizioni di lavoro, per tutti i migranti", oltre che misure per "migliorare, nella pubblica opinione, la conoscenza e la consapevolezza della discriminazione, facendo accettare i migranti e le loro famiglie come membri della società a tutti gli effetti". Il documento si conclude con la richiesta al governo di rispondere punto per punto alle osservazioni fatte entro la fine del 2009.

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Circolare Ministero su uscita e reingresso in fase di rinnovo o rilascio permesso di soggiorno

Con la circolare diramata l’11 marzo 2009, il Minstero dell’Interno ha diffuso nuove disposizioni in materia di uscita e reingresso nel territorio dello stato per gli stranieri in fase di rinnovo o di rilascio del primo permesso di soggiorno.
La circolare, che non riporta una data di scadenza come invece era previsto dalle precedenti, introduce una importante novità.
A partire dall’11 marzo è possibile il rientro in Italia anche attraverso un valico di frontiere diverso da quello di uscita.
LA CIRCOLARE
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IMMIGRAZIONE: MALTA BLOCCA NAVE MILITARE ITALIANA

Notizia Ansa
PALERMO - Continuano ad arrivare a centinaia, creando anche piccoli incidenti diplomatici come quello che si è consumato oggi tra Italia e Malta, con una nave della Marina carica di migranti "respinta" dalle autorità della Valletta.
Un flusso ininterrotto che gli accordi di rimpatrio tra l'Italia ed alcuni Paesi nordafricani non hanno arrestato e che ha indotto il Viminale a dirottare centinaia di extracomunitari, giunti sulle Pelagie, verso Porto Empedocle.
E' successo anche oggi, con due "carrette" soccorse nel Canale di Sicilia sulle quali viaggiavano, complessivamente, oltre 300 immigrati. Una terza imbarcazione, con circa 210 persone, tra cui 15 donne e sette bambini, è stata, invece, intercettata in serata da un guardacoste della guardia di finanza di Messina a poca distanza da Isola delle correnti. I migranti, di nazionalità somala, eritrea, nigeriana ed egiziana, sono stati portati nel porto di Portopalo di Capo passero e poi trasferiti nelle strutture di prima accoglienza.
Così Lampedusa, anche per la ridotta capienza del Cie, devastato da un incendio a metà febbraio, è diventata ormai solo una breve sosta nel lungo viaggio verso l'Italia dei tanti disperati che prendono il mare. Domenica, a poche ore dall'approdo sulle Pelagie, in 257 sono stati fatti salire sul traghetto diretto sulle coste agrigentine per essere poi trasferiti nel Cie di Pian del Lago (Caltanissetta). Una decisione molto criticata - l'eurodeputato del Prc aveva parlato di imbarbarimento della politica italiana sull'immigrazione - destinata a diventare un precedente.
Un copione che si è ripetuto anche oggi. Dei 237 extracomunitari soccorsi in nottata mentre navigavano nel Canale di Sicilia, 79 sono stati subito trasferiti a Porto Empedocle. Questa volta non col traghetto di linea, ma con le motovedette della Finanza e della Guardia Costiera. Sul barcone, intercettato a 10 miglia a sud-est di Lampedusa c'erano anche 15 donne. E sempre a Porto Empedocle sono approdati in serata altri 76 immigrati, tra cui 13 donne, due delle quali in stato di gravidanza, soccorsi dalla nave Minerva della Marina a 40 miglia a sud delle Pelagie, in acque di competenza maltese. Il loro destino è rimasto sospeso per ore.
"Respinti" dalle autorità della Valletta, porto in cui i militari italiani avevano chiesto di poterli sbarcare invocando il diritto della navigazione, hanno atteso sulla nave di conoscere la loro destinaziona finale. Il no dei maltesi, giunto nonostante la legge indichi come punto di approdo, in caso di operazioni di salvataggio, il porto vicino più sicuro, ha costretto i soccorritori a fare dietro front verso l'Italia. E la nuova ondata di sbarchi torna ad accendere il dibattito politico. "Dopo l'arrivo in Sicilia di 500 clandestini nelle ultime 48 ore torniamo a chiedere ancora una volta al ministro Maroni di riferire al Senato sulla reale efficacia delle politiche del governo in tema di immigrazione", commenta in una nota, il presidente dei senatori dell'Udc, Giampiero D'Alia.
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DDL Sicurezza - Tutelare la registrazione della nascita del minore

Sottoscritto da più di 200 associazioni l'appello ai deputati affinchè venga bocciato l'art. 45, comma 1 lett. f) del ddl "sicurezza", che, se approvato, introdurrebbe l'obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di soggiorno in sede di richiesta di provvedimenti di stato civile, tra i quali sono inclusi anche gli atti di nascita. Nell' appello vengono richiamati i profili di incostituzionalità di tale norma e le conseguenze gravissime che una tale normativa avrebbe sui bambini che nascono in Italia da genitori irregolari.
L'ASGI rivolge un appello ai Parlamentari affinchè respingano le disposizioni di cui all'art. 45, comma 1 lett. f) del ddl "Sicurezza" (C-2180) in quanto suscettibili, se approvate, di causare gravissime violazioni dei diritti fondamentali dei minori (oltrechè dei loro genitori).
Le adesioni all'appello possono essere inviate all'indirizzo: info@asgi.it
IL TESTO DELL'APPELLO
L'ASGI inoltre sottolinea che la norma ora in discussione alla Camera impedirebbe, se approvata, l' effettuazione delle pubblicazioni matrimoniali e la registrazione del matrimonio, combinandosi con l'altra normativa contenuta nel ddl che richiede i documenti di soggiorno ai fini delle pubblicazioni matrimoniali da parte dello straniero.
Al di là delle conseguenze di una simile norma al fine di impedire eventuali matrimoni fittizi (finalità che potrebbe eventualmente essere assicurata con altre norme), essa appare incostituzionale per violazione del limite previsto dall'art. 117, comma 1 Cost. che impone alla legge di rispettare gli obblighi internazionali, perché prevedendo un limite assoluto ed inderogabile alla celebrazione e registrazione di matrimoni nei quali anche uno solo dei nubendi sia sprovvisto di un valido titolo di soggiorno impedisce l'esercizio del diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, diritti garantiti dall'art. 12 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848) e dall'art. 23, comma 2 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, firmato a New York il 16 dicembre 1966, ratificato e reso esecutivo con legge 25 ottobre 1977, n. 881).

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14 marzo 09 Dal Presidio di Ancona - NO AL PACCHETTO SICUREZZA

Lo chiamano pacchetto sicurezza ma in realtà si tratta di norme che producono insicurezza sociale creando ad arte un clima di paura, odio, intolleranza e razzismo.
Il pacchetto sicurezza è un altro passo verso un diritto disuguale, in cui non conta quello che fai ma quello che sei. É il presupposto di ogni legge razzista.
Nel mirino i migranti, i poveri, i senza casa e chiunque si opponga all'ingiustizia e alla discriminazione.
Le ronde non faranno altro che rendere insicuri i nostri quartieri.
I C.I.E (ex-cpt) trasformeranno le nostre città in prigioni a cielo aperto, creando ghetti nei quali le persone vengono private di ogni diritto.
La nostra società è iniettata di paura. Paura del presente, paura del reale, del vicino, del collega di lavoro (sicuro concorrente), paura del migrante, paura del gay. Paura di pensare altro che non sia il privato. Paura come strumento di controllo tipico dei regimi totalitari.
E' necessario resistere al tentativo di utilizzare la crisi come strumento per soffocare le nostre libertà (già ridotte al lumicino) e cancellare i nostri diritti(oramai ben pochi).
Contro la crisi rivendichiamo LIBERTA' E REDDITO.
Contro la crisi rivendichiamo il diritto alla salute ed alle cure come diritto universale: nei nostri ospedali vogliamo medici e infermieri non spie e delatori.
Non permettiamo ai fantasmi razzisti di impossessarsi dei nostri territori.
COMUNITA' RESISTENTI DELLE MARCHE/AMBASCIATA DEI DIRITTI MARCHE/ YA BASTA MARCHE
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I medici contro il dl sicurezza "Obbligati a denunciare i clandestini"

Tratto da repubblica
Non sarà una "possibilità" per i medici che lavorano nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale quella di denunciare l'immigrato clandestino che si rivolge a loro ma piuttosto un "obbligo". Così la pensano le principali sigle sindacali dei camici bianchi italiani che operano all'interno di strutture pubbliche e che a distanza di poche settimane tornano a fare muro intorno all'emendamento contenuto nel Ddl sulla

sicurezza (passato al Senato, ora all'esame della Camera) che di fatto abroga il comma 5 dell'articolo 35 del decreto 25-7-1998 "secondo cui l'accesso alle strutture sanitarie da parte di uno straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità".
"Se dovesse passare l'emendamento", spiega Massimo Cozza, segretario nazionale della Cgil Medici, "di fatto noi medici che lavoriamo nel servizio pubblico saremmo obbligati a denunciare l'immigrato clandestino. I nostri uffici giuridici hanno studiato a fondo l'emendamento e anche il Ddl sulla sicurezza. I medici del Ssn, o che lavorano per enti convenzionati, rivestono la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio, quindi se l'immigrazione clandestina è reato, ed è perseguibile d'ufficio, ogni funzionario è obbligato, se ne ha notizia, a denunciare il clandestino altrimenti sarebbe lui stesso perseguibile penalmente".
Anaoo Assomed, Cimo Asmd, Aaroi, Fp Cgil medici, Fvm, Federazionee Cisl medici, Fassid, Fesmed e Federazione medici Uil Fpl, tornano all'attacco e chiedono chiedono quindi al Parlamento "di non approvare l'emendamento che creerà non pochi problemi anche di tipo pratico in tutti gli ospedali italiani". E, seppur non arriveranno a scioperare useranno tutti gli strumenti legali: fino "alla Corte di giustizia europea passando per la Corte costituzionale", dicono all'unisono.
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Ricongiungimenti familiari. Una circolare consente ai prefetti di sottoscrivere protocolli d'intesa con i comuni

Con una circolare inviata a tutti i prefetti, la n. 1125 del 3 marzo 2009, il Dipartimento libertà civili e immigrazione ha introdotto alcune modifiche alla procedura di inoltro delle istanze di nulla osta al ricongiungimento familiare che prevedeva tra l'altro la sottoscrizione di protocolli d'intesa con i Comuni.
L'incremento delle richieste di adesione pervenute al Ministero dell'Interno dalle amministrazioni comunali ha reso opportuno consentire ai Prefetti di sottoscrivere autonomamente i singoli protocolli d'intesa.
Il protocollo, sottoscritto dal Sindaco e dal Prefetto, dovrà essere poi inviato alla Direzione Centrale per le politiche dell'Immigrazione e dell'Asilo.
LA CIRCOLARE
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Proposta del PD: Permesso di 1 anno per ricerca di lavoro

Modificare l'attuale legge sull'immigrazione nella parte che riguarda gli ingressi, con l'obiettivo di contrastare l'irregolarità diffusa e favorire la sicurezza.
E' quanto proposto dai Deputati del Pd Luigi Bobba, Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati e Cesare Damiano, Capogruppo Pd alla Commissione lavoro e Presidente dell'Associazione Lavoro&Welfare, che hanno presentato un Disegno di Legge che introduce un permesso di soggiorno provvisorio di un anno per ricerca di lavoro. Le proposte contenute nel testo, annunciano Bobba e Damiano, verranno tradotte in emendamenti che il Pd presenterà in occasione della dibattito alla Camera dei Deputati sul Ddl sicurezza.
''Lo scopo - spiega Luigi Bobba, primo firmatario del provvedimento - è far uscire il tema dell'immigrazione dalla logica dell'emergenza che si limita a dare risposte emotive all'opinione pubblica in presenza di qualche episodio particolarmente grave. E' un tragico errore parlare di immigrazione solo di fronte a casi di violenza. Non siamo sordi alla necessità di una maggiore sicurezza, perà un dato ci deve far riflettere: se il tasso delinquenziale è dieci volte superiore tra i cittadini immigrati clandestini, al tempo stesso tra gli immigrati regolari il tasso è del tutto simile a quello degli italiani. Dunque il vero problema è l'irregolarità, la clandestinità. Ci vuole un governo complessivo del fenomeno, una politica sistematica: la sicurezza si ottiene colpendo duramente i fenomeni criminali ma anche favorendo l'integrazione sociale''.
Secondo Damiano bisogna ''gestire con buon senso e concretezza il fenomeno migratorio. Clandestinità chiama lavoro nero e questo vuol dire mancanza di tutele, infortuni ed incidenti mortali. Nella legge Bossi-Fini c'è un collegamento stretto tra attività lavorativa e possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno e questo rende di fatto il lavoratore immigrato più debole perchè più ricattabile. La proposta del Pd vuole restituire forza contrattuale ai lavoratori stranieri mettendoli sullo stesso piano di quelli italiani''.
''I due terzi di coloro che negli ultimi anni sono arrivati in Italia per cercare lavoro sono passati attraverso percorsi di illegalità - ha aggiunto Bobba - nell'ultimo anno a fronte di cinque richieste da parte delle imprese e delle famiglie solo una poteva essere soddisfatta. C'è dunque una irregolarità sommersa dovuta alla legislazione rigida, che non favorisce l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Per questo proponiamo di introdurre un permesso di soggiorno provvisorio di un anno a determinate condizioni. Il Disegno di legge prevede anche la possibilità per un immigrato che si trova già in Italia, e che è in possesso di un lavoro stabile, di convertire il permesso di soggiorno turistico in uno stabile''.
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