Tratto da repubblica
Non sarà una "possibilità" per i medici che lavorano nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale quella di denunciare l'immigrato clandestino che si rivolge a loro ma piuttosto un "obbligo". Così la pensano le principali sigle sindacali dei camici bianchi italiani che operano all'interno di strutture pubbliche e che a distanza di poche settimane tornano a fare muro intorno all'emendamento contenuto nel Ddl sulla
sicurezza (passato al Senato, ora all'esame della Camera) che di fatto abroga il comma 5 dell'articolo 35 del decreto 25-7-1998 "secondo cui l'accesso alle strutture sanitarie da parte di uno straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità".
"Se dovesse passare l'emendamento", spiega Massimo Cozza, segretario nazionale della Cgil Medici, "di fatto noi medici che lavoriamo nel servizio pubblico saremmo obbligati a denunciare l'immigrato clandestino. I nostri uffici giuridici hanno studiato a fondo l'emendamento e anche il Ddl sulla sicurezza. I medici del Ssn, o che lavorano per enti convenzionati, rivestono la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio, quindi se l'immigrazione clandestina è reato, ed è perseguibile d'ufficio, ogni funzionario è obbligato, se ne ha notizia, a denunciare il clandestino altrimenti sarebbe lui stesso perseguibile penalmente".
Anaoo Assomed, Cimo Asmd, Aaroi, Fp Cgil medici, Fvm, Federazionee Cisl medici, Fassid, Fesmed e Federazione medici Uil Fpl, tornano all'attacco e chiedono chiedono quindi al Parlamento "di non approvare l'emendamento che creerà non pochi problemi anche di tipo pratico in tutti gli ospedali italiani". E, seppur non arriveranno a scioperare useranno tutti gli strumenti legali: fino "alla Corte di giustizia europea passando per la Corte costituzionale", dicono all'unisono.
Non sarà una "possibilità" per i medici che lavorano nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale quella di denunciare l'immigrato clandestino che si rivolge a loro ma piuttosto un "obbligo". Così la pensano le principali sigle sindacali dei camici bianchi italiani che operano all'interno di strutture pubbliche e che a distanza di poche settimane tornano a fare muro intorno all'emendamento contenuto nel Ddl sulla
sicurezza (passato al Senato, ora all'esame della Camera) che di fatto abroga il comma 5 dell'articolo 35 del decreto 25-7-1998 "secondo cui l'accesso alle strutture sanitarie da parte di uno straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità".
"Se dovesse passare l'emendamento", spiega Massimo Cozza, segretario nazionale della Cgil Medici, "di fatto noi medici che lavoriamo nel servizio pubblico saremmo obbligati a denunciare l'immigrato clandestino. I nostri uffici giuridici hanno studiato a fondo l'emendamento e anche il Ddl sulla sicurezza. I medici del Ssn, o che lavorano per enti convenzionati, rivestono la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio, quindi se l'immigrazione clandestina è reato, ed è perseguibile d'ufficio, ogni funzionario è obbligato, se ne ha notizia, a denunciare il clandestino altrimenti sarebbe lui stesso perseguibile penalmente".
Anaoo Assomed, Cimo Asmd, Aaroi, Fp Cgil medici, Fvm, Federazionee Cisl medici, Fassid, Fesmed e Federazione medici Uil Fpl, tornano all'attacco e chiedono chiedono quindi al Parlamento "di non approvare l'emendamento che creerà non pochi problemi anche di tipo pratico in tutti gli ospedali italiani". E, seppur non arriveranno a scioperare useranno tutti gli strumenti legali: fino "alla Corte di giustizia europea passando per la Corte costituzionale", dicono all'unisono.
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