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Il nostro reddito di quarantena è pretendere il riconoscimento del 100% dello stipendio

Comunicato stampa dell'assemblea educatori ed educatrici delle marche dell'8 aprile 2020 per il #reddito di quarantena.
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L'emergenza sanitaria ha reso evidente la strutturale precarietà di educatori ed operatori sociali anche nella nostra regione. La loro condizione lavorativa è infatti il risultato del processo di privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi alla persona che ha caratterizzato questo paese negli ultimi venti anni.
Vogliamo innanzitutto sottolineare il valore sociale del nostro lavoro, rivolto ai soggetti più deboli della società, rivendicando, oggi più che mai, diritti e tutele che finora ci sono stati negati. Se i servizi di assistenza alle persone fragili sono essenziali, anche le condizioni di lavoro, in termini di sicurezza e dignità di chi se ne occupa, devono esserlo.

Dall'inizio dell'emergenza diversi operatori sociali hanno continuato a garantire i servizi educativi e di assistenza domiciliare; molti servizi, come le strutture residenziali e le comunità educative, sono tuttora attivi e chi ci lavora cerca di seguire le disposizioni emesse dalle autorità competenti, ma senza le adeguate condizioni e dispositivi di tutela. A questi lavoratori e lavoratrici vanno fornite adeguate garanzie per continuare a svolgere servizio, tutelando la sicurezza e la salute degli utenti, ma anche di operatori e famiglie coinvolti. Sono necessari pertanto DPI (Dispositivi Protezione Individuali) per tutti i lavoratori, l'aggiornamento dei DVR aziendali (Documento Valutazione Rischi) e protocolli di comportamento ad opera di ASL/ATS locali e degli uffici competenti di Medicina del Lavoro.
Nel terzo settore, in tutti i servizi sociosanitari, sociali ed educativi, con qualsiasi tipologia di contratto, la precarietà e i periodi di vuoto salariale sono una costante, l’emergenza stessa ha evidenziato che si dovrà mettere in discussione il sistema degli appalti al ribasso su servizi ritenuti essenziali e di pubblica utilità che necessitano di maggiori tutele per i lavoratori e le lavoratrici. In quest'ottica l'unica strada percorribile è quella della re-internalizzazione di questi servizi, in modo tale che, tornando sotto la gestione e il diretto controllo pubblico, garantiscano tutele e dignità sia a chi in questi servizi ci lavora, sia ai soggetti che ne fruiscono.
Non sono sufficienti la misura del FIS o della Cassa Integrazione per sostituire un salario già inconsistente e poco dignitoso già in tempi di normalità. Quello che ci spetta, come lavoratori e lavoratrici, è l’applicazione, da parte degli enti di prossimità, senza nessuna eccezione, dell’articolo 48 del decreto “cura Italia”, che autorizza all’erogazione dei fondi già messi a bilancio per i servizi educativi scolastici, di assistenza domiciliare e semiresidenziale sospesi a causa dell’emergenza sanitaria. Al momento pochi enti hanno recepito il decreto nella sua ratio, cioè impegnandosi a pagare il 100% del reddito delle lavoratrici e dei lavoratori, anche attraverso l’istituzione del telelavoro. Dal momento che gli enti appaltanti sono stati messi di fronte ad una possibilità e non ad un obbligo, in queste settimane si è creata una grande disomogeneità di reddito per i lavoratori e di servizi erogati per gli utenti, a seconda delle scelte dei singoli enti, che adottano disposizioni differenti tra loro.
CHIEDIAMO pertanto a tutte le amministrazioni locali ed enti appaltanti (Comuni e ASP, ASL, ATS ecc.) di applicare l’art.48 del decreto “cura Italia”, che li autorizza all’erogazione dei fondi già stanziati e messi in bilancio, garantendo il pagamento delle ore di servizio già preventivate.
CHIEDIAMO alla regione Marche di intervenire affinché l’erogazione totale delle ore che si sarebbero svolte in una situazione di normalità, diventi un obbligo per tutti gli enti gestori senza differenziazioni e senza lasciare spazi ad altre interpretazioni.
L’attuale emergenza sanitaria non deve umiliare la nostra professione, che è costituita da relazioni di aiuto e cura, di sostegno, di mediazione e rete tra diversi enti, a partire da scuola e famiglia. Il nostro lavoro merita il 100%, non può essere misurato minuto per minuto, non può essere riparametrato come fossimo dei lavoratori a cottimo, disattendendo completamente al mandato del lavoro educativo, travisandone obiettivi e modalità.
Siamo educatrici ed educatori che vogliono essere soggetti attivi e partecipi dei processi decisionali che ci riguardano sia in questa particolare situazione, sia in futuro. Il nostro lavoro parte sempre da situazioni di difficoltà e si interfaccia quotidianamente con il disagio, per trasformarlo e non per subirlo.
Siamo professionisti qualificati, con anni di esperienza e formazione continua, il nostro reddito di quarantena non è altro che il riconoscimento al 100% del nostro stipendio!

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