In questi giorni che ci avvicinano al corteo del 18 aprile, ci sembra opportuno fermarci a ragionare sulla complessità della tematica dell’immigrazione e di come questa debba essere affrontata, soprattutto a livello locale.La presenza di migranti è un dato ormai consolidato in tutti i nostri territori, ci sono stranieri presenti da decenni, ci sono le prime generazioni di figli di immigrati nati in Italia, abbiamo una economia che sempre di più vede l’entrata in scena di imprese straniere. Nelle nostre città lavoratori e lavoratrici migranti contribuiscono alla crescita economica, sociale e culturale della intera comunità. A fronte di tutto ciò la politica e le istituzioni cavalcano in maniera del tutto irresponsabile e miope una cultura dell’odio e della diffidenza, funzionale solo al mantenimento dello status quo, che non ha altro risultato se non quello della intolleranza e della paura. L’insicurezza è utilizzata come lascia passare per politiche legislative ignobili e demagogiche, che sottraggono e attaccano lentamente i diritti di tutti e ci rendono più deboli e ricattabili. Il “pacchetto sicurezza” conclude un processo di riscrittura normativa delle regole che disciplinano l’immigrazione, affermando l’esigenza, soprattutto in un periodo di crisi economica, di costruire un capro espiatorio sul quale riversare responsabilità e colpe di chi, da decenni, governa e si arricchisce sulla speculazione e la rendita finanziaria. Norme come il reato di soggiorno irregolare, l’aumento dei tempi di permanenza nei cie (ex cpt), non producono maggiore sicurezza, ma alimentano emarginazione e invisibilità, creando condizioni di povertà e sfruttamento.Questo non è un problema per i soli migranti, perché è il primo passo verso la ricattabilità di tutti nei propri posti di lavoro, sia sul salario che sulla qualità della prestazione.L’esibizione del permesso di soggiorno per il compimento di qualsiasi atto di stato civile (es. riconoscere proprio figlio), la trasformazione di medici in spie, l’impossibilità di accedere ai servizi di money transfert per gli irregolari, sono norme che nulla hanno a che vedere con la sicurezza dei cittadini, piuttosto, creando una massa di individui senza diritti, acutizzeranno l’ingresso nel mondo del lavoro sommerso e della microcriminalità. L’opposizione sociale e radicale, che si è vissuta nelle strade di tutto il paese, obbliga il governo ad alcuni passi indietro e al riconoscimento delle istanze poste dai movimenti.Anche a Senigallia è fondamentale imporre una nuovo modello di intervento sulle politiche dell’immigrazione. I grandi problemi sociali non si risolvono con la polizia, il controllo e l’ordine pubblico, né con la solidarietà verbale o con le buone intenzioni, ma richiedono il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali, superando la logica dell’intervento emergenziale e assumendosi la responsabilità del cambiamento nelle sue questioni strutturali. Da mesi chiediamo, come Ambasciata dei Diritti e Coordinamento migranti TERZA ITALIA, l’apertura del centro di accoglienza, colpevolmente abbandonato e lasciato a se stesso dal governo di centro sinistra. A più riprese abbiamo chiesto la condizione dei contributi affitti per le famiglie straniere e l’esigenza di intervenire e garantire il diritto all’ abitare per tutti.Riconosciamo l’intervento del sindaco Luana Angeloni, forse l’unico, contro ronde e per il diritto alla salute, ma è necessario andare oltre, come imprescindibile è intervenire sul rione porto, garantendo servizi e centralità al quartiere, non con polizia e ghettizzazione, che rendono il rione isolato, ma integrandolo fino in fondo nel tessuto sociale della città (mercato rionale; circoli ricreativi; cinema), partendo dalla valorizzazione delle particolarità e della multiculturalità. Sabato 18 aprile, il corteo che partirà da via Carducci, dovrà rappresentare la tappa iniziale nel percorso per il rilancio del rione Porto, scontrandosi contro ogni muro e politica securitaria, dicendo no a qualsiasi ipotesi di ronde nella nostra città. Il 18 aprile chiederemo casa e reddito per tutte/i contro la crisi, dignità contro la barbarie giuridica, amore per i nostri quartieri lasciati al degrado.
Ambasciata dei Diritti (Senigallia)
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