ILLUSTAZIONE DELLA MOZIONE
Massimo BINCI. Questa mozione è stata predisposta a seguito del disegno di legge del pacchetto sicurezza del Governo, al cui interno, tra le varie misure, c'è l'allungamento dei tempi di detenzione nei centri di espulsione e identificazione (CEI), che si configura come una detenzione in assenza di reato in quanto nella nostra legislazione non è ancora configurato il reato di clandestinità.
In Italia, soprattutto sulla spinta della Lega, si sta configurando una vera e propria emergenza razzismo. Infatti sulle problematiche sorte a seguito della crisi economica in qualche modo si vogliono cercare dei capri espiatori nelle fasce più deboli.
Per quanto riguarda il pacchetto sicurezza nella mozione si dichiara un netto dissenso rispetto alla configurazione della condizione di clandestinità come reato che deriva appunto dall'allungamento dei tempi di detenzione.
Inoltre si chiede l'abolizione del divieto di segnalazione alle autorità dello straniero non in regola con le norme di soggiorno da parte di strutture sanitarie, e questo potrebbe creare sia il non rispetto dei diritti umani, quindi anche una violazione delle dichiarazioni dell'Onu, sia l’aggravarsi delle situazioni sanitarie di chi vivendo in clandestinità si trova già in difficoltà.
Sono sorte anche tutta una serie di problematiche legate soprattutto alla condizione delle donne e dei bambini. Esse riguardano la possibilità di accesso da parte delle donne al diritto alla maternità e allo stesso tempo il diritto di mantenere il bambino dopo la nascita, c'è infatti difficoltà di iscrivere il figlio nato da persone clandestine all'interno dei registri anagrafici. La non registrazione al servizio anagrafe comporterebbe il fenomeno dei bambini mai nati, che dunque potrebbero addirittura rischiare di essere affidati perdendo così di conseguenza la famiglia naturale.
Altra condizione all'interno del pacchetto sicurezza che stigmatizziamo con questa mozione riguarda l'istituzione del registro dei senza fissa dimora. Sicché anche questa è un’ulteriore evidenziazione di quelle situazioni di povertà, peraltro già conosciute dai servizi sociali, che non avrebbero bisogno di un’ulteriore stigmatizzazione bensì di una maggiore affermazione dei diritti. Ci sono anche cittadini italiani, che per situazioni psicologiche o disagio sociale, molte volte legate alla perdita del lavoro e di conseguenza anche alla perdita delle relazioni familiari, si trovano in situazione di povertà.
Sicché, ripeto, un disagio socio-economico non può essere stigmatizzato con l'iscrizione all'interno di un registro, che sicuramente è di tipo razzista e che quindi serve soltanto ad evidenziare la debolezza economica e psicologica delle persone.
L'altra questione riguarda la subordinazione del diritto di residenza al reddito e alle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio. Molte volte le persone proprio per il fatto che sono deboli economicamente non sono in grado di scegliere la qualità della loro residenza, ma certamente questo non deve portare alla perdita del diritto alla casa. Casomai per quelle persone che per il loro basso reddito sono costrette a vivere in condizioni igienico-sanitarie non dignitose, dovrebbe essere previsto un intervento dello Stato e non certamente la perdita del diritto alla casa.
Un'altra questione, ma che qui non viene evidenziata, è quella delle ronde che viene vista come soluzione e affiancamento delle forze dell'ordine, che dunque proprio per questo in qualche modo è un disconoscimento del valore e del lavoro, appunto, delle stesse forze dell'ordine. Demandando ad altri quella che è una competenza primaria dello Stato in qualche modo vi è un riconoscimento della sua insufficienza nel gestire la questione della sicurezza dei cittadini. Quella sicurezza che soltanto se gestita dalle forze dall'ordine può garantire i diritti costituzionali.
Peraltro su tale questione spingono proprio Alleanza Nazionale e la Lega che fanno delle vere e proprie ronde di partito, per cui potrebbe accadere che chi ideologicamente dissente da esse e dovesse trovarsi per strada potrebbe essere discriminato e subire ritorsioni.
Condanniamo quindi la logica di questo decreto sicurezza, una logica, oltretutto, che va a togliere risorse alle forze dell'ordine, che addirittura si trovano con mezzi inutilizzati perché magari non possono aggiustarli o non possono fare neppure il pieno di benzina. A fronte di questo, invece, c’è un Governo che per cercare la soluzione dei problemi economici e delle difficoltà organizzative punta tutto sulla caccia al diverso e all'untore.
Dunque siamo profondamente contrari al pacchetto sicurezza del Governo soprattutto nella logica del rispetto dei diritti umani e delle competenze dello Stato.
L'APPROVAZIONE
Mozione n. 330
presentata in data 25 febbraio 2009 a iniziativa dei Consiglieri Binci, Ortenzi
“Pacchetto sicurezza”
L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA REGIONALE
Visto:
che il Senato a dare il via libera al disegno di legge 773 “Pacchetto sicurezza”;
che il Ministro dell’interno Maroni ha annunciato di voler riproporre il punto ritenuto “qualificante” che prevede l’allungamento dei tempi di detenzione nei CEI (centri di identificazione ed espulsione) fino a 18 mesi;
Considerato:
che il migrante, il Rom, il diverso, il soggetto socialmente debole, diventano il capro espiatorio di chi pretende di attuare interventi autoritari di controllo e di esclusione sociale;
che in Italia si sta configurando una vera e propria emergenza razzismo, anche legata alla pesante crisi economica in cui il sistema globale si trova;
che il pacchetto sicurezza si annuncia non soltanto nella direzione dei migranti, ma anche nelle cariche della polizia agli operai che difendono il loro posto di lavoro;
Considerato che l’insicurezza si sconfigge con un rafforzamento dello stato sociale, con il superamento della precarietà dell’esistenza e del lavoro, con città che favoriscano la possibilità di relazioni sociali fra persone e realtà diverse;
DICHIARA
il netto dissenso alle proposte governative che prevedono:
1) configurazione della condizione di clandestinità come reato;
2) l’abolizione del “divieto di segnalazione alle autorità” dello straniero non in regola con le norme
di soggiorno da parte di strutture sanitarie;
3) istituzione di un registro dei senza fissa dimora;
4) la subordinazione del diritto di residenza al reddito ed alle condizioni igienico-sanitarie
dell’alloggio;
IMPEGNA
la Giunta regionale ad adottare tutti i provvedimenti in suo possesso per garantire una convivenza multiculturale, stesse opportunità a tutti i cittadini per non ledere la dignità e i diritti inalienabili delle persone e il rispetto dei diritti costituzionali.
Massimo BINCI. Questa mozione è stata predisposta a seguito del disegno di legge del pacchetto sicurezza del Governo, al cui interno, tra le varie misure, c'è l'allungamento dei tempi di detenzione nei centri di espulsione e identificazione (CEI), che si configura come una detenzione in assenza di reato in quanto nella nostra legislazione non è ancora configurato il reato di clandestinità.
In Italia, soprattutto sulla spinta della Lega, si sta configurando una vera e propria emergenza razzismo. Infatti sulle problematiche sorte a seguito della crisi economica in qualche modo si vogliono cercare dei capri espiatori nelle fasce più deboli.
Per quanto riguarda il pacchetto sicurezza nella mozione si dichiara un netto dissenso rispetto alla configurazione della condizione di clandestinità come reato che deriva appunto dall'allungamento dei tempi di detenzione.
Inoltre si chiede l'abolizione del divieto di segnalazione alle autorità dello straniero non in regola con le norme di soggiorno da parte di strutture sanitarie, e questo potrebbe creare sia il non rispetto dei diritti umani, quindi anche una violazione delle dichiarazioni dell'Onu, sia l’aggravarsi delle situazioni sanitarie di chi vivendo in clandestinità si trova già in difficoltà.
Sono sorte anche tutta una serie di problematiche legate soprattutto alla condizione delle donne e dei bambini. Esse riguardano la possibilità di accesso da parte delle donne al diritto alla maternità e allo stesso tempo il diritto di mantenere il bambino dopo la nascita, c'è infatti difficoltà di iscrivere il figlio nato da persone clandestine all'interno dei registri anagrafici. La non registrazione al servizio anagrafe comporterebbe il fenomeno dei bambini mai nati, che dunque potrebbero addirittura rischiare di essere affidati perdendo così di conseguenza la famiglia naturale.
Altra condizione all'interno del pacchetto sicurezza che stigmatizziamo con questa mozione riguarda l'istituzione del registro dei senza fissa dimora. Sicché anche questa è un’ulteriore evidenziazione di quelle situazioni di povertà, peraltro già conosciute dai servizi sociali, che non avrebbero bisogno di un’ulteriore stigmatizzazione bensì di una maggiore affermazione dei diritti. Ci sono anche cittadini italiani, che per situazioni psicologiche o disagio sociale, molte volte legate alla perdita del lavoro e di conseguenza anche alla perdita delle relazioni familiari, si trovano in situazione di povertà.
Sicché, ripeto, un disagio socio-economico non può essere stigmatizzato con l'iscrizione all'interno di un registro, che sicuramente è di tipo razzista e che quindi serve soltanto ad evidenziare la debolezza economica e psicologica delle persone.
L'altra questione riguarda la subordinazione del diritto di residenza al reddito e alle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio. Molte volte le persone proprio per il fatto che sono deboli economicamente non sono in grado di scegliere la qualità della loro residenza, ma certamente questo non deve portare alla perdita del diritto alla casa. Casomai per quelle persone che per il loro basso reddito sono costrette a vivere in condizioni igienico-sanitarie non dignitose, dovrebbe essere previsto un intervento dello Stato e non certamente la perdita del diritto alla casa.
Un'altra questione, ma che qui non viene evidenziata, è quella delle ronde che viene vista come soluzione e affiancamento delle forze dell'ordine, che dunque proprio per questo in qualche modo è un disconoscimento del valore e del lavoro, appunto, delle stesse forze dell'ordine. Demandando ad altri quella che è una competenza primaria dello Stato in qualche modo vi è un riconoscimento della sua insufficienza nel gestire la questione della sicurezza dei cittadini. Quella sicurezza che soltanto se gestita dalle forze dall'ordine può garantire i diritti costituzionali.
Peraltro su tale questione spingono proprio Alleanza Nazionale e la Lega che fanno delle vere e proprie ronde di partito, per cui potrebbe accadere che chi ideologicamente dissente da esse e dovesse trovarsi per strada potrebbe essere discriminato e subire ritorsioni.
Condanniamo quindi la logica di questo decreto sicurezza, una logica, oltretutto, che va a togliere risorse alle forze dell'ordine, che addirittura si trovano con mezzi inutilizzati perché magari non possono aggiustarli o non possono fare neppure il pieno di benzina. A fronte di questo, invece, c’è un Governo che per cercare la soluzione dei problemi economici e delle difficoltà organizzative punta tutto sulla caccia al diverso e all'untore.
Dunque siamo profondamente contrari al pacchetto sicurezza del Governo soprattutto nella logica del rispetto dei diritti umani e delle competenze dello Stato.
L'APPROVAZIONE
Mozione n. 330
presentata in data 25 febbraio 2009 a iniziativa dei Consiglieri Binci, Ortenzi
“Pacchetto sicurezza”
L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA REGIONALE
Visto:
che il Senato a dare il via libera al disegno di legge 773 “Pacchetto sicurezza”;
che il Ministro dell’interno Maroni ha annunciato di voler riproporre il punto ritenuto “qualificante” che prevede l’allungamento dei tempi di detenzione nei CEI (centri di identificazione ed espulsione) fino a 18 mesi;
Considerato:
che il migrante, il Rom, il diverso, il soggetto socialmente debole, diventano il capro espiatorio di chi pretende di attuare interventi autoritari di controllo e di esclusione sociale;
che in Italia si sta configurando una vera e propria emergenza razzismo, anche legata alla pesante crisi economica in cui il sistema globale si trova;
che il pacchetto sicurezza si annuncia non soltanto nella direzione dei migranti, ma anche nelle cariche della polizia agli operai che difendono il loro posto di lavoro;
Considerato che l’insicurezza si sconfigge con un rafforzamento dello stato sociale, con il superamento della precarietà dell’esistenza e del lavoro, con città che favoriscano la possibilità di relazioni sociali fra persone e realtà diverse;
DICHIARA
il netto dissenso alle proposte governative che prevedono:
1) configurazione della condizione di clandestinità come reato;
2) l’abolizione del “divieto di segnalazione alle autorità” dello straniero non in regola con le norme
di soggiorno da parte di strutture sanitarie;
3) istituzione di un registro dei senza fissa dimora;
4) la subordinazione del diritto di residenza al reddito ed alle condizioni igienico-sanitarie
dell’alloggio;
IMPEGNA
la Giunta regionale ad adottare tutti i provvedimenti in suo possesso per garantire una convivenza multiculturale, stesse opportunità a tutti i cittadini per non ledere la dignità e i diritti inalienabili delle persone e il rispetto dei diritti costituzionali.
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