ORARI DI APERTURA

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ANCONA RESPINGE IL 90% DEI MIGRANTI CHE APPRODANO AL PORTO.

Porti insicuri


E' appena uscito il rapporto di MEDU (Medici per i diritti Umani) sui porti adriatici e sui respingimenti arbitrari compiuti dall'autorità italiana verso la Grecia.
A nostro avviso questo è uno dei migliori lavori scritti sull'argomento, contente una documentazione completa e sopratutto fatto sul campo tra Italia e Grecia.
Ancona insieme a Venezia, Bari e Brindisi è al centro dell'inchiesta, il porto dorico risulta in testa per il numero di riammissioni arbitrarie, compresi minori e potenziali richiedenti asilo. Nel 2012 sono stati 691 i migranti rintracciati ad Ancona di questi 622 sono stati riammessi in Grecia ovvero il 90%.
Le percentuali peggiorano quando i migranti non intercettano in nessun modo l'ente incaricato per l'orientamento socio legale, infatti in presenza dell'ente le riammissioni scendono all'87% mentre in sua assenza salgono al 98%. Questi valori sono stati ottenuti incrociando i dati forniti dal GUS e dal Ministero degli Interni.
I numeri parlano chiaro, nel porto dorico vengono respinti il maggior numero dei migranti che cercano una forma di accoglienza, lo stesso accade a Venezia Bari e Brindisi.
I volontari di MEDU hanno raccolto la testimonianza di 102 riammissioni di migranti provenienti da diversi paesi, l'82% da zone di guerra (Afghanistan, Siria, Sudan etc). Otto migranti su dieci dichiarano di aver richiesto protezione internazionale ma di non esser stati ascoltati dalle autorità italiane, a nessuno di loro è stato rilasciato nessun documento testimoniante il loro respingimento (l'affidamento al capitano senza alcuna documentazione è una prassi della polizia di frontiera).
Il 23% degli intervistati erano minori non accompagnati, la maggior parte di loro ha denunciato trattamenti disumani e in diversi casi violenza da parte della polizia (in maggioranza da parte di quella greca).
Dal rapporto esce una fotografia chiara della situazione alle porte della fortezza europa, miglia di migranti che scappano da zone di guerra (sarebbe più corretto chiamarli profughi) restano vittime di tutta una serie di violenze che sembrano non avere mai fine ma cambiare solo di intensità. Ci sono le violenze dei trafficanti di vite umane a cui diversi affidano il loro viaggio di speranza, ci sono le frontiere con muri e sorveglianza militare che contengono le persone tra Bulgaria, Grecia e Turchia, ci sono le violenze xenofobe e violenze burocratiche che imprigionano migranti in centri di detenzioni o sistemazioni ancor più estreme. Anche la frontiera verso est ha la sua Lampedusa si chiama isola di Lesbo ma essendo fuori dal territorio italiano se ne parla poco o nulla.
Qui si può scaricare l'intero rapporto:
http://www.mediciperidirittiumani.org/

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