FONTE LA REPUBBLICA
Due cittadini extracomunitari, ex ospiti di un centro di permanenza temporanea, dovranno essere risarciti dallo Stato italiano per i danni subiti durante quel soggiorno.
«L' amministrazione dell' Interno ha l' obbligo giuridico di tutelare l' incolumità degli internati», scrive il giudice Rocco Camerata Scovazzo, della prima sezione del tribunale civile di Palermo, a cui si erano rivolti i due immigrati, attraverso l' avvocato Giorgio Bisagna, dopo essere rimasti feriti nel rogo che nel 1999 scoppiò all' interno del Cpt di Trapani, il Serraino Vulpitta. Nella notte fra il 28 e il 29 dicembre 1999, le fiamme portarono alla morte di sei uomini e al ferimento di altri due, di origine tunisina. Il caso era già arrivato in un' aula del tribunale penale. La Procura di Trapani aveva portato sul banco degli imputati l' allora prefetto della città, Leonardo Cerenzia. Ma il processo si è concluso con un' assoluzione. «Il tribunale penale in sostanza conclude ritenendo che la causa dell' incendio sia ascrivibile alla disattenta sorveglianza esercitata dal personale in servizio al momento del fatto, malgrado le rigide consegna ricevute», così ricorda Camerata Scovazzo. Di diverso avviso il giudice di Palermo, che scrive nella sentenza: «Malgrado non risultino precedenti specifici in materia di permanenza temporanea, si ritiene che la pubblica amministrazione, che aveva l' obbligo istituzionale di custodire i cittadini extracomunitari (peraltro ristretti contro la loro volontà) avrebbe dovuto dare prova di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno». Severo il giudizio di Camerata Scovazzo sui colleghi che si sono fino ad oggi pronunciati sul caso: «Non appare convincente - dice la sentenza che ammette i due risarcimenti - l' affermazione dei giudici penali che se vi fosse stato idoneo rilevatore di fumo l' evento dannoso non si sarebbe verificato. Infatti, dalle stesse dichiarazioni dei danneggiati e di un testimone, emerge che il primo incendio causò fumo che avrebbe potuto essere segnalato dai rilevatori. Ebbene, non vi è dubbio che se i rilevatori vi fossero stati il fumo sarebbe stato segnalato con segnale acustico sicché anche il più distratto degli agenti non avrebbe potuto non essere allertato ed avrebbe avuto il tempo di intervenire, ricercando le chiavi, che invece non vennero trovate data l' agitazione del momento». Dunque, la «scarsa diligenza» degli agenti in servizio al Cpt e la «colposa imprudenza» dovuta «all' omessa installazione di un idoneo impianto antincendio» hanno portato ai maxi risarcimenti per i due tunisini, che oggi vivono a Palermo. L' avvocatura dello Stato ha già presentato appello contro la sentenza.
Due cittadini extracomunitari, ex ospiti di un centro di permanenza temporanea, dovranno essere risarciti dallo Stato italiano per i danni subiti durante quel soggiorno.
«L' amministrazione dell' Interno ha l' obbligo giuridico di tutelare l' incolumità degli internati», scrive il giudice Rocco Camerata Scovazzo, della prima sezione del tribunale civile di Palermo, a cui si erano rivolti i due immigrati, attraverso l' avvocato Giorgio Bisagna, dopo essere rimasti feriti nel rogo che nel 1999 scoppiò all' interno del Cpt di Trapani, il Serraino Vulpitta. Nella notte fra il 28 e il 29 dicembre 1999, le fiamme portarono alla morte di sei uomini e al ferimento di altri due, di origine tunisina. Il caso era già arrivato in un' aula del tribunale penale. La Procura di Trapani aveva portato sul banco degli imputati l' allora prefetto della città, Leonardo Cerenzia. Ma il processo si è concluso con un' assoluzione. «Il tribunale penale in sostanza conclude ritenendo che la causa dell' incendio sia ascrivibile alla disattenta sorveglianza esercitata dal personale in servizio al momento del fatto, malgrado le rigide consegna ricevute», così ricorda Camerata Scovazzo. Di diverso avviso il giudice di Palermo, che scrive nella sentenza: «Malgrado non risultino precedenti specifici in materia di permanenza temporanea, si ritiene che la pubblica amministrazione, che aveva l' obbligo istituzionale di custodire i cittadini extracomunitari (peraltro ristretti contro la loro volontà) avrebbe dovuto dare prova di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno». Severo il giudizio di Camerata Scovazzo sui colleghi che si sono fino ad oggi pronunciati sul caso: «Non appare convincente - dice la sentenza che ammette i due risarcimenti - l' affermazione dei giudici penali che se vi fosse stato idoneo rilevatore di fumo l' evento dannoso non si sarebbe verificato. Infatti, dalle stesse dichiarazioni dei danneggiati e di un testimone, emerge che il primo incendio causò fumo che avrebbe potuto essere segnalato dai rilevatori. Ebbene, non vi è dubbio che se i rilevatori vi fossero stati il fumo sarebbe stato segnalato con segnale acustico sicché anche il più distratto degli agenti non avrebbe potuto non essere allertato ed avrebbe avuto il tempo di intervenire, ricercando le chiavi, che invece non vennero trovate data l' agitazione del momento». Dunque, la «scarsa diligenza» degli agenti in servizio al Cpt e la «colposa imprudenza» dovuta «all' omessa installazione di un idoneo impianto antincendio» hanno portato ai maxi risarcimenti per i due tunisini, che oggi vivono a Palermo. L' avvocatura dello Stato ha già presentato appello contro la sentenza.
Nessun commento:
Posta un commento