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Diritto di Asilo Negato: da Patrasso il resoconto dell'ambasciata dei diritti

Se fino a qualche tempo fa la situazione anomala e tragica di chi vive al campo afgano di Patrasso era poco conosciuta, oggi che i media nazionali e internazionali ne parlano quasi quotidianamente si potrebbe erroneamente pensare che tutte le denunce e i ricorsi per il trattamento che la Grecia riserva ai profughi e ai migranti abbiamo sortito qualche effetto.
La notizia che il governo greco volesse risolvere “il problema” è sembrato a tutti noi dell’Ambasciata dei Diritti delle Marche un annuncio che non portava a nulla di buono… e per vedere cosa stava succedendo una nostra delegazione la scorsa settimana ha raggiunto Patrasso.
Siamo andati al campo con l’associazione Kinisi, con cui il 2 aprile abbiamo organizzato ad Ancona l’incontro “diritto di asilo negato” e abbiamo parlato con chi ci vive.
La nostra prima impressione è stata che quel campo che fino a qualche settimana fa ospitava più di mille persone è sempre più isolato, ancora più invisibile agli occhi dei greci che ignorano o fanno finta di non vedere tutte quelle persone che ininterrottamente cercano una via per raggiungere l’Italia. Chi abita nel campo è continuamente esposto ad attacchi da parte di gruppi fascisti e della polizia locale e nonostante tutti i fatti che accadono quotidianamente, riescono a mantenere una dignità che raramente si trova in altre parti d’Europa.
Come si poteva immaginare l’arrivo a Patrasso del ministro degli interni greco di qualche settimana fa ha solo portato nuova paura e disperazione in tutti quelli che sopravvivono per le strade di Patrasso.
Secondo il piano deciso dal governo, entro la fine di maggio il campo verrà distrutto: i minorenni verranno portati nella prefettura di Aetoloakarnania in una colonia estiva che ospita bambini portatori di handicap; gli adulti verranno portati nella ex base militare Moma a circa 8 chilometri da Patrasso. La soluzione del governo non è una soluzione è solo il loro allontanamento dagli occhi dei turisti, dai greci e dal porto.
Chi vive nel campo ci ha detto di avere paura, di temere che in realtà questo spostamento possa nascondere una deportazione violenta verso la Turchia dove subiranno privazioni ancora più gravi e correranno rischi ancora maggiori. E la loro paura non è infondata visto che ad oggi, nella ex base militare non sono ancora cominciati i lavori per la sistemazione e la ristrutturazione degli edifici abbandonati.

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