Tratto da Repubblica
Allarme delle organizzazioni umanitarie: "in Libia condizioni intollerabili"
LAMPEDUSA - Alle 8,15 di ieri mattina il capo della Polizia, Antonio Manganelli telefona al ministro degli Interni Maroni avvertendolo che qualche minuto prima nel porto di Tripoli sono stati sbarcati 240 extracomunitari, gli ultimi della lunga lista di migranti soccorsi in questi giorni nel Canale di Sicilia, vicinissimi alle coste di Lampedusa. E Maroni è soddisfattissimo di questa "svolta storica" ribadendo che la linea, da ora in poi, è una sola: "Chi non entra nelle acque territoriali italiane sarà rispedito da dove è venuto e si continuerà così finché gli sbarchi non cesseranno del tutto".
Tra i 240 extracomunitari rispediti ieri in Libia c'erano 42 donne e due neonati che sono stati trasferiti nella prigione di Zawia, a 35 chilometri da Tripoli, mentre altri sono stati spediti in altri centri di accoglienza del territorio libico. Prigioni o centri che sono sovraffollati come hanno potuto constatare ieri i rappresentanti delle organizzazioni umanitarie che finalmente, dopo giorni di attesa, sono stati ammessi all'interno delle prigioni. In quella di Zawia. La situazione è incandescente, "radio carcere" fa sapere che sono più di 700 i rinchiusi in quella prigione, anche dei bambini. "Siamo in più di 70 per ogni camerata che ne può ospitare non più di venti, non c'è posto neanche per dormire a terra - dice uno di loro - ci sono tre donne incinte senza i mariti mentre una terza che è con il suo uomo è al quarto mese di gravidanza e non sta molto bene perché rischia di abortire dopo questi giorni di inferno". Sono in maggioranza nigeriani, eritrei e somali.
Questi ultimi rifiutano di rientrare nei loro Paesi, afflitti dalla guerra e dalla povertà e preferiscono rimanere nelle "prigioni" libiche anche per alcuni anni.
Allarme delle organizzazioni umanitarie: "in Libia condizioni intollerabili"
LAMPEDUSA - Alle 8,15 di ieri mattina il capo della Polizia, Antonio Manganelli telefona al ministro degli Interni Maroni avvertendolo che qualche minuto prima nel porto di Tripoli sono stati sbarcati 240 extracomunitari, gli ultimi della lunga lista di migranti soccorsi in questi giorni nel Canale di Sicilia, vicinissimi alle coste di Lampedusa. E Maroni è soddisfattissimo di questa "svolta storica" ribadendo che la linea, da ora in poi, è una sola: "Chi non entra nelle acque territoriali italiane sarà rispedito da dove è venuto e si continuerà così finché gli sbarchi non cesseranno del tutto".
Tra i 240 extracomunitari rispediti ieri in Libia c'erano 42 donne e due neonati che sono stati trasferiti nella prigione di Zawia, a 35 chilometri da Tripoli, mentre altri sono stati spediti in altri centri di accoglienza del territorio libico. Prigioni o centri che sono sovraffollati come hanno potuto constatare ieri i rappresentanti delle organizzazioni umanitarie che finalmente, dopo giorni di attesa, sono stati ammessi all'interno delle prigioni. In quella di Zawia. La situazione è incandescente, "radio carcere" fa sapere che sono più di 700 i rinchiusi in quella prigione, anche dei bambini. "Siamo in più di 70 per ogni camerata che ne può ospitare non più di venti, non c'è posto neanche per dormire a terra - dice uno di loro - ci sono tre donne incinte senza i mariti mentre una terza che è con il suo uomo è al quarto mese di gravidanza e non sta molto bene perché rischia di abortire dopo questi giorni di inferno". Sono in maggioranza nigeriani, eritrei e somali.
Questi ultimi rifiutano di rientrare nei loro Paesi, afflitti dalla guerra e dalla povertà e preferiscono rimanere nelle "prigioni" libiche anche per alcuni anni.
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