ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

La mancinelli arriva il 6 gennaio

Siamo sbalorditi dalle dichiarazioni del Sindaco di Ancona degli assessori Urbinati e Capogrossi che non sapevano dell'emergenza abitativa che da anni affligge Ancona, forse dovrebbero cambiare lavoro.
Visto che non facciamo parte dei firmatari dell'occupazione di via Ragusa non potranno certo accusarci di strumentalizzazione nè tantomeno di non aver aperto un dialogo con le istituzioni, visto che avevamo già denunciato l'emergenza casa dal 2012 rispettando tutti i canali istituzionali, risultato? oggi c'è più gente in strada da allora.
Non sanno che i progetti sprar sono a termine? non sanno che un tetto per tutti offre una brevissima accoglienza che non può certo andare incontro alle esigenze di chi cerca di ricostruirsi una vita... non sanno.
Se non sapete ve lo diciamo noi, in questi anni abbiamo intercettato diversi casi di famiglie e singoli che si sono ritrovati in mezzo ad una strada, nel cercare di dare loro risposte ed aiuto la musica era sempre la stessa: le case di emergenza sono tutte piene, ci sono tante persone in graduatoria, l'edilizia popolare è ferma etc.
Spesso siamo ricorsi ad associazioni caritatevoli (es. suor Pia, circolo africa) o ad autofinanziamento per colmare le lacune del wealfere anconetano, ma orami c'è una saturazione del fenomeno e il volontariato non può dare oltre.
Attenzione non vogliamo fare un attacco agli operatori dei servizi sociali che si trovano a svuotare il mare con un cucchiaino, ma a chi ha la responsabilità politica dell'emergenza, a chi in questi anni non ha saputo prevedere soluzioni alternative, siamo di nuovo al punto zero.
Le case vuote ci sono cosi come le scuole, perchè non dar vita a progetti di auto-ristrutturazione? il comune mette gli immobili e chi ha bisogno il lavoro manuale magari in forma solidale come avviene nelle autocostruzioni. Perchè nascondersi sempre dietro la mancanza di fondi?
Visto che la crisi morde sopratutto le fasce più deboli ed in particolar modo i migranti come mai il comune non ha dato continuità al tavolo dei migranti? uno strumento utilissimo per capire dove ci sono criticità, un tavolo che interessi tutto il terzo settore e non solo alcune individualità.
Sarebbe bastato ascoltare un pò più attentamente chi gestisce i progetti sprar, gli assistenti sociali, le varie associazioni di volontariato o le comunità dei migranti per sapere.
Non è insultando chi da voce ai deboli che si risolve il problema, l'emergenza c'è! nessuno dormirebbe in 60 all'interno di una scuola ora caro sindaco che intende fare? li lascia al freddo?
Invece di organizzare festicciole per la città per il natale e capodanno sarebbe stato molto più solidale ascoltare e dare risposte a tutte le situazioni disperate presenti e visibilissime in città

Buon natale

Ambasciata dei Diritti di Ancona
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Ringraziamento al mueso Omero

Con la seguente intendiamo ringraziare il museo Omero che ha donato all'Ambasciata dei Diritti" beni di prima necessità raccolti con la manisfestazione "Il terso paradiso" che si è svolta sabato scorso alla mole vanvitelliana.
Questa mattina abbiamo raccolto il materiale e iniziato subito la distribuzione di vesti e generi alimentari.
Vista la situazione di emergenza che colpisce molte persone abbiamo pensato di distribuire una parte del materiale raccolto alla casa di Niantri e l'altra parte a cittadini bisognosi che hanno apprezzato tantissimo il gesto. Speriamo in questo modo di aver dato buon fine alle intenzioni di solidarietà espresse dal museo.

http://www.museoomero.it/

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Solidarietà con l'occupazione della scuola di via Ragusa

Diamo il benvenuto all'occupazione dell'ex scuola di via Ragusa con la quale si da una risposta concreta all'emergenza abitativa che da anni affligge la nostra città, alla quale le varie amministrazioni che si sono succedute non sona mai riuscite a dare una risposta, ricordiamo che la gravità della situazione era stata segnalata più volte anche nel febbraio 2012 con presidi in comune e picchetti antisfratto, da allora ad oggi non si è fatto nulla. Con l'aggravarsi della crisi ed i fondi "a tempo" destinati a molto richiedenti asilo le persone per strada sono aumentate a dismisura. Un comune che si permette il lusso di tenere chiusi tantissimi edifici che con strumenti di autogestione potrebbero essere subito convertiti ad uso abitativo e dare risposte serie a chi ha veramente bisogno merita queste ed altre forme di disobbedienza.
Occupare per bisogno è un diritto, adesso chi governa si celerà dietro la scusa della mancanza di fondi, dietro le graduatorie etc. Questa musica ha stancato, nessuno mertita di dormire per strada questa è l'unica angolazione con cui guardare il problema. Per questo e molto altra diamo la nostra piena solidarità aglioccupanti e siamo lieti di averli come vicini di casa.
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IN CAMMINO VERSO LA CARTA DI LAMPEDUSA

L’Ambasciata dei Diritti Marche è una delle organizzazioni che promuove la Carta di Lampedusa. Alla prima webconference realizzata grazie alla piattaforma messa a disposizione da Global Project (www.globalproject.info) oltre settanta associazioni, collettivi, piccole e grandi organizzazioni, hanno partecipato ad uno straordinario momento di discussione ed elaborazione collettiva.
Al centro del dibattito l’incontro a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio del prossimo anno.
Una necessità impellente, come hanno ribadito i diversi interventi, dettata da ciò che è accaduto il 3 ottobre con la tragedia di Lampedusa, dalla necessità di mettere fine alle morti nel Mediterraneo, ma anche e soprattutto dalla consapevolezza che quella tragedia ha richiamato anche i movimenti a rimettersi in gioco.
Perché il 3 ottobre ha certamente messo in crisi la legittimità delle politiche europee in materia di immigrazione, ma al tempo stesso, come accade con l’operazione Mare Nostrum, ha aperto al rischio che quegli stessi avvenimenti vengano utilizzati ancora una volta dalla politica per riaffermare le sue strategie, fatte di pattugliamenti e militarizzazione, di uso del confine per costruire cittadinanza gerarchica e diritti differenziati.
Ecco perché i movimenti sono richiamati a mettersi in cammino: per riempire quello spazio, per non lasciare che tutto rimanga uguale a prima, perché il 3 ottobre sia un punto di svolta per il cambiamento.
La Carta di Lampedusa, non sarà una nuova organizzazione, ma un patto, un manifesto, una dichiarazione, una convergenza di intenti: una fonte di diritto dal basso, non dato, ma legato all’immediata necessità di difenderlo e conquistarlo.
A breve, attraverso un docuwiki inizierà un percorso di scrittura collettiva della proposta da discutere sull’isola: una dichiarazione di ampio respiro, che guarda oltre le questioni specifiche perché è impossibile segmentare le diverse dimensioni che hanno a che vedere con l’Europa e le sue frontiere, ma capace di perseguire immediatamente anche l’obbiettivo.
L’istituto del confine, il diritto d’asilo e le possibilità di circolare liberamente dentro e fuori l’Europa sono indissolubilmente legati ai diritti di cittadinanza, allo sfruttamento, alle discriminazioni che proprio all’interno dell’Europa si ripresentano come confini imposti nuovamente a chi li ha attraversati producendo una cittadinanza, per tutti, gerarchizzata e impoverita.
Per questo a gennaio si discuterà di frontiere e della loro militarizzazione, di cooperazione ed accordi con gli “Stati Terzi”, di diritto d’asilo e di accoglienza, di circolazione europea (Shengen-Dublino-Direttiva/38) e detenzione dei migranti, di sfruttamento e discriminazioni, di Bossi Fini e di burocrazia del dispresso, di diritti di cittadinanza e del loro allargamento a partire da tanti no, che senza ambiguità è venuto il tempo di dire e di ordinare quasi come rappresentassero l’immediata applicazione della carta di Lampedusa, i primi obbiettivi su cui lavorare affinché questa fonte di diritto costruita dal basso possa affermarsi.
L’appuntamento ora è per i primi giorni di gennaio quando si riunirà nuovamente online l’assemblea per la costruzione della Carta di Lampedusa.

Per info: ambasciata@glomeda.org Continua...

ANCONA RESPINGE IL 90% DEI MIGRANTI CHE APPRODANO AL PORTO.

Porti insicuri


E' appena uscito il rapporto di MEDU (Medici per i diritti Umani) sui porti adriatici e sui respingimenti arbitrari compiuti dall'autorità italiana verso la Grecia.
A nostro avviso questo è uno dei migliori lavori scritti sull'argomento, contente una documentazione completa e sopratutto fatto sul campo tra Italia e Grecia.
Ancona insieme a Venezia, Bari e Brindisi è al centro dell'inchiesta, il porto dorico risulta in testa per il numero di riammissioni arbitrarie, compresi minori e potenziali richiedenti asilo. Nel 2012 sono stati 691 i migranti rintracciati ad Ancona di questi 622 sono stati riammessi in Grecia ovvero il 90%.
Le percentuali peggiorano quando i migranti non intercettano in nessun modo l'ente incaricato per l'orientamento socio legale, infatti in presenza dell'ente le riammissioni scendono all'87% mentre in sua assenza salgono al 98%. Questi valori sono stati ottenuti incrociando i dati forniti dal GUS e dal Ministero degli Interni.
I numeri parlano chiaro, nel porto dorico vengono respinti il maggior numero dei migranti che cercano una forma di accoglienza, lo stesso accade a Venezia Bari e Brindisi.
I volontari di MEDU hanno raccolto la testimonianza di 102 riammissioni di migranti provenienti da diversi paesi, l'82% da zone di guerra (Afghanistan, Siria, Sudan etc). Otto migranti su dieci dichiarano di aver richiesto protezione internazionale ma di non esser stati ascoltati dalle autorità italiane, a nessuno di loro è stato rilasciato nessun documento testimoniante il loro respingimento (l'affidamento al capitano senza alcuna documentazione è una prassi della polizia di frontiera).
Il 23% degli intervistati erano minori non accompagnati, la maggior parte di loro ha denunciato trattamenti disumani e in diversi casi violenza da parte della polizia (in maggioranza da parte di quella greca).
Dal rapporto esce una fotografia chiara della situazione alle porte della fortezza europa, miglia di migranti che scappano da zone di guerra (sarebbe più corretto chiamarli profughi) restano vittime di tutta una serie di violenze che sembrano non avere mai fine ma cambiare solo di intensità. Ci sono le violenze dei trafficanti di vite umane a cui diversi affidano il loro viaggio di speranza, ci sono le frontiere con muri e sorveglianza militare che contengono le persone tra Bulgaria, Grecia e Turchia, ci sono le violenze xenofobe e violenze burocratiche che imprigionano migranti in centri di detenzioni o sistemazioni ancor più estreme. Anche la frontiera verso est ha la sua Lampedusa si chiama isola di Lesbo ma essendo fuori dal territorio italiano se ne parla poco o nulla.
Qui si può scaricare l'intero rapporto:
http://www.mediciperidirittiumani.org/
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