ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

AL FIANCO DEI LAVORATORI FINCANTIERI

Mercoledi 16 dicembre durante i picchetti no stop di 24 ore dei lavoratori della Fincantieri e delle ditte di appalto per il mancato premio di efficienza che l' azienda non ha retribuito, l' Ambasciata dei diritti ha portato solidarietà con gazebo e birra a chi lotta per i propri diritti a temperature polari.
La "crisi" parola d' ordine per far pagare alle fasce deboli della società i fallimenti del capitalismo, viene a pesare su chi vuole vivere la propria vita in maniera dignitosa, essa è sbarcata al porto di Ancona con tutte le sue tematiche sociali ed economiche colpendo chi chiede il rispetto dei propri diritti a partire dalla sicurezza nei luoghi di lavoro a chi chiede un contratto di lavoro dignitoso, a chi arriva dai paesi in guerra sotto ad un container per richiedere asilo politico.

I lavoratori hanno espresso gratitudine per la solidarietà che è stata portata, per l' Ambasciata dei diritti è un atto dovuto per chi dal basso lotta tutti i giorni per i propri diritti e per chi in questo momento la crisi la sta pagando sulla propria pelle.
In occasione il 31 dicembre invitiamo a partecipare alla cena di solidarietà di Capodanno presso la nostra sede, ognuno porti qualcosa da casa, per aver modo di passare un Capodanno allegro a costo simbolico contro la crisi attuale.
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12 dicembre 2009 El Pià Ambientale

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Per Gaza per la Palestina 11 dicembre 2009 parte un convoglio dal porto di Ancona

Per Gaza, per la Palestina

per il diritto allo studio dei nostri compagni palestinesi per fermare il genocidio in corso nella striscia e la pulizia etnica in Cisgiordania


Il 27 dicembre 2008 iniziava contro la popolazione civile di Gaza uno dei più orrendi delitti della storia dell'umanità, una aggressione senza precedenti contro il diritto alla vita di bambini, giovani, donne, uomini e anziani.


Nella striscia di terra più densamente popolata al mondo (lunga circa 40 Km e larga 6-12 Km) , abitata per il 65 % da profughi del ’48 creati dalla pulizia etnica israeliana del 1948 vengono riversate migliaia di tonnellate di tritolo dal cielo, facendo 1,415 morti in soli 22 giorni di attacchi.

La popolazione di Gaza soffriva da oltre due anni di un embargo disumano che la riduceva alla fame e strangolava la sua economia. A tutt’oggi, il 90 % della popolazione dipende dagli aiuti umanitari.


Nonostante Israele dichiari di essersi ritirato dalla Striscia nel 2005, in realtà ne controlla direttamente e indirettamente l’economia e la vita del milione e mezzo di persone che la abitano, continuando a controllare tutti i confini, sia per mare che per terra e chiudendoli al passaggio delle merci e delle persone. A tutt’oggi, ci viene riferito dalle associazioni umanitarie che la Striscia rimane chiusa alla gran parte degli aiuti umanitari e a materiali quali cemento, ferro e vetro, essenziali per la ricostruzione del paese.


Il recente rapporto dell'ONU, noto come rapporto Goldstone, inchioda il governo e l'esercito israeliano ai crimini di guerra e contro l'umanità commessi a Gaza.

Ma USA ed Europa sostengono Israele. L'Italia sostiene Israele.

Pochissimi hanno preso una posizione dura e definitiva contro gli obiettivi del sionismo e contro la ferocia israeliana che a gennaio a Gaza, ha provocato oltre 1.400 morti, più di 5,000 feriti, 1,900 disabili, 1346 orfani, 20,000 senza tetto e 50,000 sfollati e la distruzione delle poche strutture produttive, delle reti fognarie e dei pozzi per l’acqua.

I media continuano a funzionare come cassa di risonanza della propaganda israeliana.


E’contro questa politica di oppressione che vogliamo oggi protestare. Ci dissociamo dalla voce quasi univoca che ha da sempre sostenuto e continua a sostenere i crimini di guerra dello stato di Israele, a Gaza come nei Territori Occupati, e ci impegniamo a sostenere l’azione di quanti si adoperano con strumenti di resistenza non violenti quali la campagna di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni e la Free Gaza March per la liberazione della Palestina dalla politica colonialista, segregazionista e oppressiva del governo israeliano.


Noi studenti di Ancona e provincia, ci uniamo all’appello degli studenti palestinesi che reclamano il loro diritto allo studio, ricordando come diverse strutture educative sono state bombardate e distrutte durante gli attacchi, incluse la scuola dell’UNWRA e l’Islamic University e come molte rimangano ancora unico rifugio e alloggio per famiglie sfollate.


Questa sera si imbarcherà dal porto di Ancona un convoglio di un centinaio di veicoli carico di aiuti umanitari, partito il 6 dicembre dalla Gran Bretagna e diretto a Gaza attraversando Europa, Grecia, Turchia, Siria, Egitto, fine al valico di Rafah. Il convoglio entrerà a Gaza, assieme a migliaia di attivisti per i diritti umani provenienti da tutto il mondo il 27 Dicembre, a ricordare un anno dal terribile massacro e con lo scopo di rompere l’assedio da Rafah fino al valico con Israele.


Come cittadini anconetani, come studenti e come persone che credono al valore della vita, della libertà e della dignità umana, vogliamo portare oggi la nostra solidarietà alla delegazione inglese di ‘vivapalestina’ in partenza dal Porto di Ancona.


Campagna Palestina Solidarietà

Ambasciata dei diritti

Collettivo OPS

www.ambasciatadeidiritti.blogspot.com

www.glomeda.org

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Ancona - 3 dic, 11 Afghani respinti al porto

La nota dell’Osservatorio sul Porto

Quotidianamente al porto di Ancona vengono respinti ragazzi minorenni. E’ successo anche ieri sera. 11 afgani sono arrivati al Porto di Ancona sperando di essersi per sempre lasciati alle spalle le coste greche. Sono stati fatti sbarcare, invece, solo per qualche ora, prima di essere nuovamente rispediti in Grecia. Già il primo dicembre erano stati scoperti otto immigrati irregolari di nazionalità afghana e affidati al comandante della nave diretta in Grecia per il rimpatrio, mentre ieri pomeriggio un’altra nave è partita riportando verso la Repubblica ellenica queste 11 persone. Queste però erano riuscite a lanciare una richiesta di aiuto.

Dopo essere stati scoperti dall’equipaggio e ammassati tutti insieme, come prassi, in una cabina della nave, i ragazzi erano riusciti a chiamare alcune organizzazioni umanitarie e a dire: "siamo rinchiusi, tra noi ci sono 5 minorenni, non vogliamo tornare in Grecia, aiutateci". All’arrivo al porto di Ancona, sembra che tutti siano stati intervistati dal Consiglio Italiano per i Rifugiati e, seppur telefonicamente avessero detto di voler chiedere asilo politico in Italia, pare che nessuno l’abbia fatto.

Dei cinque che si sono dichiarati minorenni solo tre sono stati sottoposti all’esame radiologico del polso perché una prima scrematura è stata fatta secondo criteri personali. Fare quest’esame è la prassi, per stabilire la maggiore o minore età, e il Ministero dell’Interno nel 2007 ha stabilito chiaramente che, in caso di dubbio, i potenziali minorenni vadano accolti e mai espulsi o respinti come invece è accaduto anche ieri al porto.

L’accoglienza dei minorenni è stabilita da leggi internazionali e una volta che arrivano ad Ancona i minori devono essere presi in carico dai servizi sociali del Comune di Ancona.

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Altri undici afghani respinti dal porto di Ancona. Stavolta avevano chiesto aiuto

La notte del 3 dicembre unidici persone hanno attraversato l’Adriatico chiuse nella cabina di una nave, contro la loro volontà. Erano arrivate al Porto di Ancona, infatti, sperando di essersi per sempre lasciate alle spalle le coste greche. Sembra che invece siano state fatte sbarcare solo per qualche ora, prima di essere riportate con la forza a bordo.
Sembra anche che due di loro siano stati accolti in Italia in quanto minorenni, ma che altri due, appartenenti ad un altro gruppo siano stati poi aggiunti al momento del reimbarco.
Da tempo, ormai, è soprattutto ad Ancona e a Bari che si concentrano gli arrivi dalla Grecia di profughi in fuga.
Dopo la distruzione del campo di Patrasso si parte infatti soprattutto da Igoumenitsa, Corfù, e da altri porti che hanno più traghetti che arrivano verso il centro e il sud Italia. Non che a Venezia non arrivi più nessuno, certo, ma meno dell’anno scorso e nel silenzio dei giornali e della polizia di frontiera.
Ad Ancona, invece, l’1 dicembre erano già stati scoperti "otto immigrati irregolari di nazionalità afghana" (...) "affidati al comandante della nave per il rimpatrio" (dal Corriere Adriatico), mentre ieri pomeriggio alle 17:30 un’altra nave è partita riportando verso la Repubblica ellenica le 11 persone sopra citate.

continua su melting pot
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Cena Sociale

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In vigore dall' 8 agosto il quinto provvedimento del pacchetto sicurezza

Con la pubblicazione del provvedimento nella Gazzetta Ufficiale trova efficacia dall'8 agosto il quinto provvedimento del pacchetto sicurezza, approvato nel primo consiglio dei ministri del 21 maggio 2008. Cinque le macro aree di intervento: immigrazione clandestina, criminalità organizzata, criminalità diffusa, sicurezza stradale, decoro urbano.

Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 24 luglio la legge 15 luglio 2009, n. 94, recante 'Disposizioni in materia di sicurezza pubblica'.

La legge sulla sicurezza, che era stata approvata in via definitiva dal Senato della Repubblica il 2 luglio scorso, contiene cinque macro aree di intervento:

• immigrazione clandestina;
• criminalità organizzata;
• criminalità diffusa;
• sicurezza stradale;
• decoro urbano.

Fra le novità più rilevanti:
- l’introduzione del reato di ingresso e permanenza clandestina nel Paese;
- il prolungamento fino a 180 giorni dei termini di trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione;
- le ronde;
- restituzione più rapida alla collettività dei beni sottratti alla mafia;
- la corresponsabilità dei dipendenti pubblici collusi;
- l’obbligo di denuncia dei tentativi di estorsione da parte delle imprese, pena l’esclusione dalle gare di appalti pubblici;
- il regime carcerario più duro per i sottoposti al 41 bis;
- l’inasprimento delle sanzioni per i guidatori in stato di ebbrezza, e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti;
- stop ai matrimoni di convenienza.

LEGGE 15 LUGLIO 2009 N. 94

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24 luglio 2009 - ANCONA COME L’AQUILA DIFENDIAMO I TERRITORI IL PORTO È DI TUTTI


In occasione dell’iniziativa di solidarietà con l’Abruzzo organizzata per questa sera al porto di Ancona dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza, noi associazioni di volontariato, studenti e singole soggettività vogliamo porre alla vostra attenzione alcune considerazioni che riteniamo importanti per il nostro vivere in comune.
Siamo gli stessi che il 9 luglio scorso abbiamo promosso e realizzato la giornata di mobilitazione al porto di Ancona nella quale 2000 persone sono riuscite a violare la zona rossa, oltrepassare le barriere che ci separano dall’intera area portuale per ridare dignità ad un luogo strappato alla città, da sempre considerato un bene comune.
L’abbiamo fatto stando al fianco delle comunità vicentine e abruzzesi, nel segno del protagonismo dell'autonomia e dell'indipendenza affermate dalle stesse per dire che i territori sono di chi quotidianamente li vive e che la trasformazione del presente oggi è possibile solo attraverso la presa di decisioni in comune.
Per questo oggi vogliamo ribadire che essere solidali con le comunità abruzzesi significa innanzi tutto sostenere le lotte per la ricostruzione al 100% portate avanti dai comitati, sorti per affermarsi protagonisti delle scelte politiche sui loro territori rifiutando le logiche impositive di chi sfrutta queste tragedie per innalzare la propria immagine e di chi vuole trarre benefici economici dalla ricostruzione.
Inoltre visto che si tira in ballo la solidarietà ci sembra doveroso ricordare la tragedia umanitaria di cui quotidianamente soffre il nostro porto. Frontiera crocevia delle rotte della speranza di quei rifugiati che, fuggendo dalla fame e dalla guerra, si imbarcano lasciando il campo profughi di Patrasso, tentando di evitare i controlli di sicurezza e tentando di sopravvivere a condizioni estreme di un viaggio che per Zaher, per Amir e per tanti altri è finito sotto le ruote di un camion.
Queste vite umane chi li ricorda? Forse valgono di meno perché nate in un altro paese?
Ci auguriamo che il Porto di Ancona diventi luogo di accoglienza e non di respingimenti violenti che come oggi accade nega il diritto di asilo ai molti che tentano di ricostruirsi la propria vita altrove.
Ci auguriamo che l’intera zona del porto possa essere utilizzata per molte altre iniziative di solidarietà, il più possibile aperta alla cittadinanza, e che non sia solo un luogo ad uso e consumo delle forze dell’ordine che costantemente la presidiano.
Aprire alla cittadinanza senza confini lo spazio negato del porto, perché ritorni ad essere un bene comune di tutta la città. Dire basta alla vergogna dei respingimenti, per abbattere l'infrastruttura securitaria del nuovo razzismo aprendo le porte d'oriente alla libertà e ai diritti.

Ambasciata dei Diritti, Ass. ya Basta, Collettivo studentesco delle scuole superiori di Ancona, Polisportiva Antirazzista Assata Shakur, Osservatorio Faro sul Porto, alcuni cittadini e cittadine di Ancona.
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FALKATRAZ 2009 - Assemblea sull'ideologia securitaria e le sue pratiche di resistenza

ore 18:00 "NOI NON ABBIAMO PAURA" per un'assemblea aperta sull'ideologia securitaria e le sue pratiche di resistenza

APERTURA CON READIND a cura di Novella Palandrani e Rama Pollini.
Lettura di brani tratti da "Cpt lager italiani" di Marco Rovelli, "Evasioni e Rivolte" di Emilio Quadrelli e "Shock Economy" di Naomi Klein


PRESENTAZIONE DI:

*La campagna "Paura anche no" e la mostra itinerante "IL BABAU IN MOSTRA";
* IL FARO SUL PORTO - per un osservatorio - inchiesta sul tema respingimenti e asilo politico nel Porto di Ancona;
*La nuova Legge Regionale sull'immigrazione e il Pacchetto Sicurezza governatico, a cura di Ambasciata dei Diritti Marche;

ORE 21:00
PROIEZIONE DEI DOCUMENTARI "Come un Uomo sulla Terra" (durata 50") e "Hotel House" (durata 70")

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL FESTIVAL
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Sicurezza, la legge nel mirino della Ue Bruxelles vuole chiarimenti dall'Italia

Tratto da Repubblica
Dopo le osservazioni del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e le critiche di Onu e Consiglio d'Europa, il pacchetto sicurezza entra nel mirino della Commissione Ue, unico organismo internazionale in grado di imporre modifiche qualora la norma violasse le regole comunitarie. Le critiche di Bruxelles saranno contenute in una lettera al governo italiano che dovrebbe partire con ogni probabilità già questa settimana.

La missiva fa il bis con quella già spedita mercoledì scorso con i dubbi Ue sui respingimenti nel canale di Sicilia firmata da Jonathan Faull, direttore generale del commissario alla Giustizia Jacques Barrot. Un questionario per capire se lo stop dei barconi sia in linea con le regole comunitarie sul diritto d'asilo. In poche parole, la partita si gioca intorno ad una domanda: "Come fa il governo italiano a garantire di non aver violato gli obblighi sul diritto d'asilo? Come avete fatto a valutare che a bordo non ci fossero persone idonee a essere protette nel nostro Paese, come richiedono le regole europee?".
Ma la vera offensiva Ue deve ancora arrivare e toccherà appunto la legge sulla sicurezza, setacciata punto per punto dai tecnici di Bruxelles. Non è ancora stato deciso se la richiesta di chiarimenti sulle nuove norme italiane sarà firmata direttamente dal commissario Barrot o ancora una volta dal suo direttore generale.
Sono invece già stati individuati i rilievi e le domande da rivolgere a Berlusconi. Secondo quanto riferiscono fonti Ue, tra i dubbi di Bruxelles c'è anche il reato di immigrazione clandestina: l'Italia è in grado di garantire che la nuova fattispecie toccherà solo gli extracomunitari? La seconda norma che non convince la Ue riguarda l'iscrizione all'anagrafe dei figli dei clandestini, che secondo i contestatori della legge sarà impossibile e secondo il governo è invece consentita. In terzo luogo i sospetti di Bruxelles sono rivolti all'aggravio dei costi per il permesso di soggiorno. Infine i riflettori della Ue si accenderanno sulle nuove regole per il trasferimento del denaro da parte degli immigrati, i cosiddetti money transfer. La legge prevede che i dati sui versamenti verso il paese d'origine vengano raccolti e immagazzinati dalle autorità, con il timore da parte di Bruxelles di una violazione delle regole sulla tutela dei dati personali.
Ma non finisce qui, perché la Commissione è intenzionata a non fare sconti e si prepara a esaminare a fondo i decreti d'attuazione delle varie disposizioni previste dal dl sicurezza. E se l'Italia non convincerà la Ue, il commissario Barrot potrebbe ingiungere delle modifiche.
Intanto ieri il sottosegretario alla Famiglia, Carlo Giovanardi, che aveva già chiesto con successo la "sanatoria" per le badanti, ha chiesto l'abolizione del reddito minimo per la regolarizzazione delle collaboratrici domestiche: "La proposta del limite di 20 mila euro di reddito per il single e di 25 mila per i nuclei familiari, senza il quale il datore di lavoro non può mettere in regola una colf, crea più problemi di quanti ne risolva. Impone per legge un principio di classe e non tiene conto dei risparmi che spesso generano reddito non imponibile o degli aiuti di familiari che non fanno parte del nucleo".
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La regione risponde in merito all'impugnazione della Legge sull'immigrazione

LEGGE IMMIGRAZIONE E IMPUGNATIVA DEL GOVERNO. AMAGLIANI: NON TRAVALICATE LE COMPETENZE STATALI, SOLO TUTELA DEI CITTADINI IMMIGRATI NEL PERIODO DI ATTESA DELLE LUNGAGGINI BUROCRATICHE.
'Non c'e` alcun spirito di polemica nei confronti delle competenze statali da parte della Regione Marche, in materia di cittadini immigrati. Anzi c'e` il massimo rispetto delle istituzioni democratiche e della norme dettate dalla Costituzione.' Cosi` l'assessore regionale all'Immigrazione, Marco Amagliani commenta l'annunciato provvedimento di impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri comunicato ieri dal Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto della legge regionale 13 del 2009 'Disposizioni a sostegno dei diritti e dell``integrazione dei cittadini stranieri immigrati'. Stando a quanto riferisce una nota stampa del Ministero e` stato valutato impugnabile per eccesso di competenza unicamente una lettera, la 'C' dell'articolo 2 che parla di interventi rivolti anche a 'cittadini stranieri immigrati in attesa della conclusione del procedimento di regolarizzazione'. La nostra legge ' sostiene Amagliani ' approvata nel maggio scorso, non eccede le competenze statali, si limita solo ad evitare che nel periodo di attesa per il perfezionamento delle procedure e in costanza di requisiti - ad esempio durante l'iter burocratico di rinnovo o rilascio del permesso di soggiorno, (prolungato non per colpa dei cittadini immigrati) - questi stessi perdano qualsiasi tutela o legittimo beneficio gia` acquisito in virtu`, magari del loro precedente stato di regolarita`. Un periodo di 'limbo' giuridico che non dovrebbe penalizzare chi vuole entrare e restare regolarmente nel nostro Paese. Non ritengo quindi ' conclude l'assessore - che cio` configuri un travalicare le competenze dello Stato, ma e` semmai seguire la Costituzione che all'art. 2 garantisce i diritti inviolabili dell``uomo e richiede da parte della Repubblica 'l``adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta` politica, economica e sociale.'
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Il Cdm impugna le leggi regionali sull'immigrazione di Marche e Toscana

15/07/2009 Il Consiglio dei Ministri di oggi, su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, ha impugnato la legge della Regione Marche n.13/2009 e la legge regionale della Toscana n.29/2009, entrambe in materia di sostegno e integrazione di cittadini stranieri. Lo rende noto l'ufficio stampa del ministero precisando che la legge delle Marche prevede una serie di interventi in favolo non solo di cittadini stranieri regolarmente soggiornanti nel territorio regionale, ma rivolti anche a "cittadini stranieri immigrati in attesa della conclusione del procedimento di regolarizzazione". Pertanto, essa richiama la condizione giurdica dell'immigrato che, ancora privo di regolare permesso di soggiorno, risulta sprovvisto dei documenti necessari affinchè la sua presenza sul territorio nazionale possa essere qualificata, ai sensi della normativa statale, come legittima.
La legge della Regione Toscana, invece, contiene alcune disposizioni che prevedono specifici interventi (in materia di assistenza socio-sanitaria, di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, di incidenza sui flussi migratori) in favori di cittadini stranieri immigrati privi di regolare permesso di soggiorno, eccedendo in tal modo dalla competenza regionale.
"Tali leggi - prosegue la nota - disciplinando ed agevolando il soggiorno degli stranieri che dimorano irregolarmente nel territorio nazionale, incidono sulla disciplina dell'ingresso e del soggiorno degli immigrati che, come più volte affermato dalla Corte Costituzionale è riservata allo Stato, in quanto ricompresa nelle materie diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea e immigrazione".
In proposito il Ministro Fitto, ha dichiarato: "Ho proposto l'impugnativa di queste specifiche leggi ovviamente in punto di diritto ma non mi sfugge un punto di fatto, la presumibile volontà da parte delle due regioni di eccedere le proprie competenze legislative anche con uno spirito di polemica nei confronti di leggi e norme decise dal Parlamento e quindi leggi dello Stato. Non mi pare che questo sia un un atteggiamento utile al necessario dialogo tra Governo e Regioni e soprattutto vedo il pericolo di un inutile e dannoso implemento del contenzioso presso la Corte Costituzionale. Credo anche che ciò contraddica un costume, assunto dal ministero per i Rapporti con le Regioni teso a comporre ogn eventuale contenzioso ben prima che questo approdi nelle sedi competenti per evidenti moditi di rapidità, efficienza ed efficacia dell'azione legislativa regionale".

Articolo Corriere Adriatico del 16/07/2009 - Il ministro impugna la legge sugli stranieri

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il consiglio regionale dice no al pacchetto sicurezza e al nucleare

Maggioranza contro le norme sull’immigrazione clandestina: "La politica di accoglienza praticata nelle Marche costituisce la base più efficace della sicurezza nella convivenza". Sul piano dell'energia l'assemblea ha dichiarato "l'indisponibilità a individuare siti idonei all'attivazione di centrali nucleari"
Secco no della Regione Marche alle politiche su sicurezza ed energia del Governo. Il consiglio regionale ha, infatti, approvato a maggioranza due mozioni con cui si dice contrario sia al pacchetto sicurezza approvato dal Parlamento sia al nucleare. L'assemblea non condivide, in particolare, le norme sull’immigrazione clandestina perché "la politica di accoglienza praticata nelle Marche costituisce la base più efficace della sicurezza nella convivenza".

Il documento, presentato da Cesare Procaccini del Pdci e da Giuliano Brandoni del Prc, definisce "contrario ai principi della Costituzione, inutile e dannoso il comportamento dell’attuale Governo nazionale" con interventi volti a "perseguitare ed escludere da ogni percorso di cittadinanza gli immigrati, i rom e i senza fissa dimora, fomentando xenofobia e razzismo".

Sul piano energetico, invece, è netta la contrarietà del consiglio a un eventuale ritorno al nucleare. Contrarietà che la Regione esprime in una mozione presentata da Massimo Binci (Sd) e approvata a maggioranza, e in cui si sancisce "l’indisponibilità del territorio regionale alle procedure di individuazione dei siti idonei all’attivazione di centrali nucleari".Il governo regionale dovrà inoltre sollecitare l’adozione di un piano energetico nazionale basato sulle fonti rinnovabili e sul risparmio e l’efficienza energetica, oltre a proseguire l’attuazione del Piano energetico e ambientale regionale.

Testo della mozione approvata

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Distrutto il campo profughi afgano di Patrasso

Domenica 12 luglio i bulldozer hanno distrutto il campo afgano di Patrasso.
La polizia greca ha utilizzato i bulldozer per spazzare via il campo profughi e i rifugi di fortuna allestiti vicino al porto di Patrasso. E' stato appiccato il fuoco a mucchi di immondizia ed in poche ore tutto è stato bruciato.
Il campo era diventato il punto di riferimento per gli afgani che fuggono dalla guerra, dalla miseria e dalla povertà aspettando di poter raggiungere l'Italia imbarcandosi furtivamente in qualche traghetto.
Fino ad alcuni mesi fa il campo ospitava più di mille persone, ma dopo l'annuncio del Governo per la costruzione di un nuovo campo, nessun afgano ha creduto alle parole del ministro degli interni. A ragione. Nelle ultime settimane dopo gli arresti notturni e le deportazioni in Turchia solo alcune centinaia di persone erano rimaste. E di queste molte sono fuggite domenica poco prima dell'arrivo della polizia.
Diverse dozzine di immigrati irregolari sono stati arrestati mentre quelli che hanno potuto mostrare il permesso sono stati portati in alberghi locali.
Una cinquantina di immigrati minorenni sono stati invece portati in un campo vicino al confine con l'Albania. Gli immigrati irregolari sembra siano stati smistati in vari campi in Grecia in attesa di essere espulsi.
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Dati unioncamere: boom di immigrati imprenditori

Tratto dal Resto del Carlino
Nelle Marche, secondo i dati di Unioncamere
, è in aumento il numero degli stranieri, provenienti da Paesi extracomunitari che, arrivati in Italia per cercare lavoro, diventano poi titolari d’azienda. Nella regione le imprese individuali costituite da immigrati hanno raggiunto quota 7.782 e rappresentanto ormai il 7,3% del totale.

In questa particolare classifica le Marche si piazzano all’ottavo posto a livello nazionale, precedute da Toscana, con l’11,6%, Lombardia (10,5%), Liguria (9,8%), Emilia Romagna (9,7%), Friuli Venezia Giulia (9,0%), Veneto (8,0%), Lazio (7,7%). "Sono tantissimi gli immigrati - riferiscono fonti di Unioncamere Marche - che spesso, dopo aver lavorato come dipendenti, sentono il bisogno di costruirsi un un futuro attraverso l’avvio di un’impresa, cosa che permette loro di accreditarsi nella comunità dei connazionali e verso la comunità italiana in cui vivono ed operano".

Il contributo di questi piccoli imprenditori è stato, in termini di valore aggiunto, dell’11,5% nelle Marche, superiore alla media nazionale del 9,7% del Prodotto interno lordo del 2007, pari a 4,16 milioni sul totale nazionale di 134,10 milioni, il 3,1% sul dato complessivo. I settori produttivi a maggiore presenza del totale delle 7.782 imprese di cittadini immigrati sono il commercio con 2.796 aziende, le costruzioni con 2.477 imprese, le attività manifatturiere con 1.400 aziende, i trasporti e il facchinaggio con 260 imprese.

Tante sono anche le attività legate all’informatica, anche Internet point, 225, l’agricoltura (204), i servizi vari (156), la ristorazione (146), l’intermediazione monetaria (35), le attività legate alla sanità (14) e la pesca, con 4 imprese. La provincia di Macerata è, nelle Marche, quella a maggiore presenza di imprese individuali costituite da cittadini immigrati, con 2.202 aziende, pari all’8,5%, del totale delle imprese individuali della provincia.

Seguono la provincia di Pesaro e Urbino con 1.931 aziende (7,79%), Ancona con 1.809 imprese (6,67%) ed Ascoli Piceno con 825 aziende (5,86%). Il fenomeno delle imprese di cittadini immigrati è relativamente giovane secondo la Confederazione nazionale artigianato Marche, che cita il Dossier statistico ‘Immigrazione Caritas Migrantes’ e la ricerca della Fondazione Ethnoland. Solo il 15% delle aziende delle regioni del Centro Nord e Nord Est risale a prima del 2000.

Gli immigrati che hanno costituito un’impresa individuale vengono soprattutto da Marocco, Cina, Albania, Senegal, Tunisia, Egitto e Bangladesh. Oltre a crescere i numeri delle imprese, cambia anche la tipologia del lavoratore immigrato, in possesso di maggiori conoscenze, con forte volontà di affermazione, cerca gratificazione e scommette su se stesso.

Negli ultimi quattro-cinque anni, infatti, ad una manodopera straniera scarsamente qualificata, disponibile a fare qualsiasi tipo di lavoro, si è affiancato un alto numero di cittadini stranieri che, in possesso di diplomi tecnici, ambiscono ad avere un riconoscimento delle proprie competenze professionali e, anche per questo, scelgono di diventare imprenditori.

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09 luglio 2009 Ancona la città senza frontiere


Quella di ieri è stata una giornata memorabile per la città di Ancona. Una giornata molto lunga iniziata a metà pomeriggio con due blitz all'interno della zona rossa del porto.
Verso le ore 17.30 una quindicina di attivisti entrano a piedi oltre le recinzione nella zona rossa e si dirigono verso la nave Superfast. Si inizia con un volantinaggio alle autovetture e tir che si stanno imbarcando per spiegare che queste navi spesso vengono utilizzate dai migranti a Patrasso, in cui è presente un campo che accoglie migliaia di profughi in fuga dai teatri di guerra mediorientali e asiatici, che spesso trovano la morte cercando di sfuggire ai controlli e alla militarizzazione dei porti. Chi viene scoperto infatti viene rimbarcato e rispedito indietro, senza alcuna procedura di verifica sul diritto d'asilo.
Nel frattempo via mare si avvicinano due gommoni con circa una ventina di persone a bordo con striscioni e palloncini colorati, sono altri compagni, vengono intercettati dalle forze dell'ordine e fermati ma riescono ad aprire una trattattiva ed ottenere l'attracco in banchina di fianco alla Superfast e unirsi agli altri. Le operazioni di imbarco della nave sono quasi ultimate, si decide di salire nei portelloni bloccando la chiusura e ritardando la partenza di oltre 40 minuti, viene indetta una conferenza stampa.
Intanto a Piazza Roma iniziano i preparativi per il corteo che si snoderà verso le vie del centro per giungere al porto. La piazza si inizia a riempiere intorno alle 19:00, iniziano i primi interventi, si preannuncia un corteo molto colorato e festoso, il richiamo al mare è tangibile decine di balene, delfini, orche, pesci colorati e ciambelle allestiscono il camion e vengono distrubuite tra i manifestanti. I ragazzi dei blitz raggiungono la piazza dal porto in corteo e vengono accolti da un grande applauso.
E' tutto pronto il corteo parte alle ore 19.30 ci sono oltre mille persone.
L'effetto mediatico di intimidazione e di paura di possibili disordini innescato nei giorni precedenti non ha fatto presa sui negozianti, molti sono aperti e fuori dai negozi per vedere la manifestazione.
Le persone si accodano al corteo e all'ingresso del porto si arriva con oltre 1500 persone. Con determinazione viene chiesto che tutto il corteo entri nel porto, oltre le reti, perché oggi in Ancona è la giornata senza zone rosse e senza frontiere.
Attorno alle 20.30 il corteo entra nella zona rossa, è una grande emozioni soprattutto per gli anconetani che da diversi anni sono stati espropriati di un pezzo della loro terra, delle loro origini, dei propri ricordi e perchè no di intimi momenti. Uno splendido tramonto fa da cornice e rende tutto più surreale e affascinante.

Vengono rilasciati in mare fiori di loto con sopra delle candele accese che compongono la scritta no border in ricordo di tutte le persone che per cercare una vita migliore, per scappare da guerre e sopprusi sono morte.
Si susseguono diversi interventi tra cui quelli dei compagni venuti dall' Emiglia Romagna, dell'Umbria, e gli studenti marchigiani dell'Onda, che chiedono anche la libertà dei 21 arrestati lunedì nell'ambito del'operazione Rewind.

Alle 21:00 il corteo si ricompone e torna in piazza.
Com'è andata? bastava vedere gli sguardi e gli occhi felici delle persone per avere delle risposte e capire di cosa la gente ha bisogno. Non snaturiamo le nostre città e rivendichiamo con determinazione i nostri diritti.


Rassegna stampa
10072009 Il messaggero - No global: blitz da mare, bloccato traghetto
10072009 Il messaggero - I no global bloccano il traghetto
10072009 Corriere Adriatico - No Global pacifici, cancelli aperti al porto
10072009 Corriere Adriatico - L'antipasto con il blitz via mare
10072009 Resto del Carlino - Il corteo Anti G8 è andato in porto. Proteste pacifiche e ricordo a Giulini
09072009 AnconaInforma- Manifestazione Anti G8 tutto si è svolto nella regolarità
09072009 Ansa ore 21:32 - G8 corteo centri sociali in "zona rossa" porto di Ancona
09072009 Ansa ore 19:35 - G8 manifestanti bloccano traghetto in Ancona
09072009 Resto del Carlino - Attimi di tensione al porto di Ancona i manifestanti bloccano un traghetto

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Pacchetto sicurezza, la Provincia di Ancona è contraria

"Trasformata l'immigrazione da fenomeno sociale a fenomeno criminale"
La giunta provinciale di Ancona esprime netta contrarietà all'approvazione del Pacchetto sicurezza da parte del governo italiano, con un ordine del giorno votato all'unanimità. All'organo guidato dalla presidente Patrizia Casagrande non piacciono soprattutto l'introduzione del reato di clandestinità e l'istituzione delle ronde.

"Con questo provvedimento afferma la presidente - il governo trasforma l'immigrazione da fenomeno sociale a fenomeno criminale, ponendo gli immigrati in una condizione di inferiorità giuridica, contrariamente a quanto sancito dai principi della Carta Costituzionale".
"Come Provincia di Ancona - continua - siamo da anni impegnati nel perseguimento dell'integrazione sociale e culturale dei cittadini stranieri, consapevoli che il tema dell'immigrazione non può essere banalizzato e, soprattutto, richiede responsabilità e consapevolezza nell'essere affrontato con strumenti e risorse interdisciplinari che consentano di costruire una società fondata sull'uguaglianza e sul rispetto dei diritti. In tal senso, gli importanti risultati raggiunti operando in quest'ottica nel nostro territorio, costituiscono oggi la base imprescindibile per la sicurezza e la crescita civile di tutta la popolazione".
Palese disappunto anche rispetto alle ronde che, secondo l'ordine del giorno approvato, "sono strumenti antidemocratici e anticostituzionali che rischiano di assumere un carattere di propaganda politica illegale e possono contribuire a generare incontrollabili episodi di violenza dettati dalla inadeguatezza di coloro che le andranno a comporre". Da qui l'appello ai sindaci della provincia "non sostenerne la loro istituzione nei territori di competenza".
Ordine del giorno approvato

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09 luglio una giornata senza frontiere





DIAMO IL BENVENUTO AL G8 AD ANCONA!

MANIFESTAZIONE
GIOVEDI' 9 LUGLIO
ore 19.00
piazza Roma - Ancona





Da Vicenza all’Aquila, da Roma ad Ancona, dal 2 al 10 luglio a contestare il G8 della crisi saranno le comunità che difendono i beni comuni dalla devastazione ambientale e dalle basi di guerra, che si battono per il reddito, il diritto alla casa, per estendere spazi di libertà contro i dispositivi autoritari.

Quelle comunità che vogliono riprendersi il diritto di decidere sul loro futuro, e rivendicare indipendenza e autonomia.

Quelle comunità che hanno intessuto reti solidali con le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma che in quei giorni protesteranno contro la militarizzazione della gestione dell'emergenza e per un progetto di ricostruzione sociale dal basso.
Nelle Marche l'appuntamento é al Porto di Ancona, alle porte d'oriente dei nostri territori.
Porte che si vorrebbero chiuse al bisogno di libertà e dignità affidato al mare da migliaia di migranti. Chiuse dalla frontiera della guerra all'umanità in fuga dall'oppressione e dalla disperazione.
Nel porto di Ancona ogni giorno si violano i più elementari diritti umani, si nega sistematicamente il diritto di asilo. Ogni giorno, profughi e richiedenti asilo, uomini e donne che scappano dall'Afghanistan o dall'Iraq, vengono direttamente respinti dalla polizia di frontiera e reimbarcati nel viaggio di ritorno verso l'inferno del campo profughi di Patrasso. Uomini e donne che, come Amir, incontrano la morte soffocati nei container o schiacciati dai tir.
Giovedì 9 luglio vogliamo una Giornata Senza Frontiere: una giornata per liberare il porto di Ancona dalle barriere e dalle gabbie dove si infrangono quei desideri di libertà e dignità che vengono dal mare.
Una Giornata Senza Frontiere per aprire alla cittadinanza senza confini lo spazio negato del porto, perché ritorni ad essere un bene comune di tutta la città.
Una Giornata Senza Frontiere per rivendicare l'indipendenza e l'autonomia delle comunità che vogliono rovesciare la crisi in opportunità di decisione comune sulla trasformazione del presente.
Una Giornata Senza Frontiere per dire basta alla vergogna dei respingimenti, per abbattere l'infrastruttura securitaria del nuovo razzismo aprendo le porte d'oriente alla libertà e ai diritti.

Comunità Resistenti delle Marche contro il G8
Ambasciata dei Diritti
Associazione Ya Basta! Marche

Rassegna Stampa
09072009 Corriere Adriatico - Saranno almeno mille i No Global che sfileranno
09072009 Corriere Adriatico - Negozi e bar chiusi meglio non rischiare
09072009 Corriere Adriatico - Ancona blindata per gli anti G8
09072009 Il messaggero - ore 19 i no global sfilano tra gli agenti anti sommossa
08072009 Il messaggero - corteo anti G8, centro off limits
08072009 Il messaggero - Mille contro il G8, giovedì ad alta tensione
08072009 Resto del Carlino - Centri sociali in corteo contro il G8, vie interdette presidi e transenne
07072009 Il Manifesto - Ad Ancona la giornata senza frontiere
07072009 Il Messaggero - Attivisti anti G8 verso un giovedì ad alta tensione
07072009 Corriere Adriatico - I resistenti anti-barriere fanno tremare il porto
06072009 AnconaInforma - G8, ad Ancona Manifestazione contro i respingimenti
06072009 corriere - Giornata senza frontiere in porto
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Clandestini nascosti tra le angurie in un camion: arrestato l'autista

Erano in 17, tutti afgani. Li hanno trovati in alcune casse su un autoarticolato appena sbarcato al porto di Ancona da una Motonave proveniente dalla Grecia. Sono stati respinti e rimandati al paese di provenienza
Li hanno trovati in un camion nascosti in mezzo ad un carico di angurie: 17 clandestini afgani, stipati in alcune casse su un autoarticolato appena sbarcato al porto di Ancona da una Motonave della Minoan proveniente dalla Grecia. Arrestato il conducente, mentre i clandestini sono stati respinti, rimandati sulla motonave al paese di provenienza.
Durante il controllo del mezzo - spiega il Comando Provinciale della guardia di finanza di Ancona - Il finanziere ha fatto prima spegnere il sistema frigo, spesso utilizzato anche per celare i cattivi odori che si sprigionano in caso di presenza di persone, poi è salito a bordo e ha notato l’irregolare sistemazione del carico nella parte centrale. Rimossa parte del carico, i clandestini sono stati trovati chiusi in casse vuote, ricoperte con contenitori pieni di angurie.
I clandestini, tutti di nazionalità afgana, sono stati affidati al comandante della motonave della Minoan per essere ricondotti al Paese di provenienza in applicazione delle procedure di ‘remissione attiva.
L’autista del camion, di origine bulgara ma residente in Spagna, è stato arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il camion e il carico di copertura, 21 tonnellate di angurie, sono stati sequestrati.

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Il pacchetto sicurezza diventa legge: si alla ronde, la clandestinità è reato

Si potranno organizzare le ronde; diventa reato l'immigrazione clandestina. Da oggi il ddl sicurezza è legge dello Stato. L'ok definitivo del Senato è giunto in tarda mattinata con il voto di fiducia: 157 favorevoli tra PdL, Lega Nord e MpA; 124 no; 3 astenuti.
Inasprite pene per gli immigrati. Dopo un lungo braccio di ferro con l'opposizione, la nuova legge impone un giro di vite sugli immigrati irregolari che da oggi rischieranno il processo. La permanenza nei Centri di identificazione temporanea per verificare
la provenienza dei migranti potrà toccare i 18 mesi (finora il limite era di 60 giorni). Una pena fino a tre anni di carcere è prevista per chi affitta case o locali ai clandestini.
Le ronde. Potranno collaborare con le forze dell'ordine le associazioni di cittadini organizzate in ronde. Le associazioni saranno iscritte in un apposito elenco a cura del prefetto. Sarà un decreto del ministro dell'Interno a disciplinare i requisiti necessari, ma fin d'ora il governo ha assicurato che le ronde non saranno armate.
Ritorna il reato di oltraggio. Aggravanti per i reati commessi su anziani e disabili; introdotte norme più severe contro i graffitari e contro coloro che impiegano bambini per l'accattonaggio. Ritorna ad essere penalmente rilevante il reato di oltraggio a pubblico ufficiale.
SINTESI DEI PROVVEDIMENTI
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INSECURITY

In questi giorni si fa un gran parlare di sicurezza al porto, del mega piano sulla security alimentato dai fantasmi del terrorismo e da chissà quale pericolo legato al g8.
Ma basta guardarsi in giro per capire che la sicurezza di cui veramente abbiamo bisogno non interessa a nessuno : la sicurezza di un reddito garantito, la sicurezza del diritto allo studio,la sicurezza sul lavoro. Le foto che abbiamo scattato in questi giorni testimoniano come nell'area portuale vengono ignorate tutte le più elementari misure di sicurezza sul lavoro, e ciò capita proprio nell'esecuzione dei lavori sul tetto di un edificio pubblico(mole Vanvitelliana). Operai senza caschi nè imbracature, fanno gli equilibristi a venti metri dal suolo, non importa a nessuno l'incolumità dei lavoratori nonostante siano sotto gli occhi di tutti. Meglio immaginarsi pericolosi terroristi imbottiti di tritolo che dalla Grecia (paese europeo) vengono da noi.
Se un operaio muore è una morte bianca e se ne parla per due giorni, se muore un profugo è morto un clandestino e se ne parla per un giorno se un delfino si arena in porto se ne parla per un mese ecco dove è finita la nostra umanità.
FARO SUL PORTO
Osservatorio dell'Ambasciata dei Diritti
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In nome della security la città scoppia

Mentre il tg3 intervistava i responsabili della security del porto che con solerzia illustravano le nuove misure volute in occasione dell'imminente vertice dell' Aquila sul G8, descrivendole come assolutamente perfette, il porto si bloccava con macchine e camion intrappolate per ore.
Come al solito la rappresentazione di fantasmi ed il clima di paura indotto dalle autorità ha la meglio sulla vita delle persone che attraversano il nostro porto per svago o per lavoro. Ci si immaginano orde di terroristi che attraccano Ancona. Si parla di no global come se fossero una minaccia aliena senza rendere conto che nel mondo sono milioni le persone che producono movimenti di lotta per affermare la propria autodeterminazione nelle decisioni che riguardono il bene comune per tutti e tutte. I profughi che scappano dalle guerre vengono ingiustamente etichettati come clandestini ed invece che finanziare la prima accoglienza si preferisce comprare costosissimi scanner per cacciare le persone come se fossero bestie.
Ecco come stanno trasformando la nostra città in una gigantesca prigione fatta di reti metalliche e telecamere, dove il bene comune del porto ci viene espropriato da un giorno all'altro senza che nessuno possa dissentire.
Noi non ci stiamo e lanciamo un appello a tutta la cittadinanza a resistere a questo esproprio.
Faro sul Porto
Osservatorio dell'Ambasciata dei Diritti

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Corriere Adriatico 30062009 ANCORA DISAGI IN PORTO PER I CONTROLLI SUL G8
Resto del Carlino 30062009 DISAGI E CODE AL PORTO DI ANCONA I VIGILI: PIU CONTROLLI PER IL G8
Il Messaggero 30062009 CONTROLLI G8, CODE FINO ALLA ROTATORIA IN PORTO
Corriere Adriatico 29062009 G8 CONTROLLI SERRATI IN PORTO
Messaggero 29062009 G8 PORTO BLINDATO PER I CONTROLLI COLONNE DI AUTO AL VARCO DA CHIO
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G8: il Trattato di Schengen sospeso dal 28 giugno al 15 luglio

In vista del summit dell’Aquila, chiunque entri o esca dall’Italia in quel periodo dovrà presentare un documento valido.
Il trattato si Schengen verrà sospeso e quindi verranno ripristinati i controlli alle frontiere dal 28 giugno al 15 luglio in vista del G8 dell'Aquila.
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Corso di aggiornamento: Le modifiche alla disciplina dell'immigrazione

L'Ambasciata dei Diritti presenta:
LE MODIFICHE ALLA DISCIPLINA DELL'IMMIGRAZIONE:
corso di aggiornamento sulle novità intervenute nelle prassi, nell'assetto normativo e nelle interpretazioni giurisprudenziali.
- Corso gratuito di formazione e aggiornamento
Macerata 30 giugno/14 luglio - 6 ottobre/20 ottobre 2009

Il corso si svolgerà in due sezioni tematiche, la prima ogni martedì dal 30 giugno fino al 14 luglio 2009, la seconda sempre ogni martedì; dal 6 ottobre al 20 ottobre 2009.
Le lezioni si terranno a Macerata presso l'Aula 5 (aula trasparente) della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Macerata, in via Don Minzoni, 2.

La docenza sarà a cura dell'avvocato Paolo Cognini (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione).

Sono aperte le iscrizioni al corso, per prenotarsi è possibile inviare un'email con i propri dati all'indirizzo mail ambasciatamc@glomeda.org, oppure telefonando al numero 338/1847304.

Programma del corso:

Martedì 30 giugno 2009 - ore 15.00/19.30
- Introduzione al corso
- Profili "ideologici" del concetto di sicurezza
- Sicurezza e immigrazione: filosofia dei pacchetti-sicurezza e dispositivi normativi
- Espulsioni: la Direttiva Europea n. 2008/115/CE in materia di rimpatri
- I respingimenti in acque internazionali e l'esternalizzazione della detenzione amministrativa
- Le modifiche alla normativa in materia di asilo: il D.Lgs. 159/2008

Martedì 7 luglio 2009 - ore 15.00/19.30
- Le modifiche alla disciplina del ricongiungimento familiare: il D.Lgs. n.160/2008
- Legge 24 luglio 2008 n.125 recante "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica": riflessi sulla disciplina dell'immigrazione
- Legge 6 agosto 2008 n.133 recante misure urgenti per lo sviluppo economico e la stabilizzazione della finanza pubblica: restrizione del diritto di accesso alle provvidenze economiche ed alle prestazioni sociali.

Martedì 14 luglio 2009 - ore 15.00/19.30
- Il Disegno di Legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica: nuovi paradigmi normativi e modifiche alla disciplina dell'immigrazione

Seconda parte
Giurisprudenza e prassi

Martedì 6 ottobre 2009 - ore 15.00/19.00
- Introduzione alla seconda parte del corso
- Principali orientamenti giurisprudenziali e circolari applicative in materia di cittadinanza, lavoro, ricongiungimento familiare
- I recenti pronunciamenti della Corte Costituzionale

Martedì 13 ottobre 2009 - ore 15.00/19.00
- Principali orientamenti giurisprudenziali e circolari applicative in materia di minori stranieri non accompagnati, titolo di soggiorno, espulsioni.
- Aggiornamento e disamina sulle problematiche applicative dei "pacchetti sicurezza"

Martedì 20 ottobre 2009 - ore 15.00/17.30
- Discussione e verifica conclusiva

In collaborazione con il Progetto MeltingPot Europa, la Polisportiva Antirazzista Assata Shakur, il Centro Servizi per il Volontariato - Marche, l'Assessorato alle politiche sociali del Comune di Macerata

Ambasciata dei Diritti - Marche
Sede di Macerata - Via Piaggia della Torre, 13 - 62100 Mc
tel/fax 0733/236909
email ambasciatamc@glomeda.org Continua...

Clandestino si attacca sotto un tir ma cade e viene travolto: è grave

Tratto dal Resto del Carlino
Probabilmente il ragazzo si era aggrappato al pianale di un camion sbarcato poco prima nel porto. Potrebbe essere stato colpito dallo stesso veicolo sotto il quale si era nascosto, o da un altro in transito.

Un giovane di cui non si conosce ancora l’identità è stato trovato gravemente ferito lungo la Superstrada 76 ad Ancona. Secondo le prime ricostruzioni sarebbe l'ennesimo incidente legato al dramma dell'immigrazione clandestina. Probabilmente il ragazzo si era aggrappato al pianale di un tir sbarcato poco prima nel porto, ed è caduto a terra all’altezza dello svincolo che dal casello di Ancona nord immette lungo la 76. Potrebbe essere stato travolto dallo stesso camion sotto il quale si era nascosto, o da un altro veicolo in transito.
A dare l’allarme sono stati alcuni automobilisti. Soccorso da un’ambulanza del 118 e da una pattuglia della polizia stradale di Senigallia, il ferito è stato ricoverato nell’ospedale di Ancona con gravi fratture alle gambe e un trauma toracico. Non si sa riuscirà a sopravvivere. Nessuna traccia del tir, il cui conducente forse non si è neppure accorto del carico umano che trasportava.
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20 giugno 2009 OSSERVATORIO SUL PORTO

Ci siamo imbarcati. Non sappiamo esattamente dove siamo diretti, né quali incontri segneranno il nostro viaggio. Unica è la rotta: là dove saranno presenti umanità, speranze d’attendere, libertà e diritti da rivendicare e difendere, là ci troverete!Siamo salpati per una nuova iniziativa che ci impegnerà ad osservare ed agire lo spazio portuale di Ancona: i suoi traffici mercantili, turistici ma soprattutto quelli legati a migliaia di vite umane che nel disperato tentativo di essere accolti in Italia, tentano viaggi estremi in mare, sperando di essere tra quelli che riusciranno a farcela, scampando pericoli e controlli dai pattugliamenti di frontiera..La nostra è una spedizione che porrà molte domande e attentamente come “spia” sorveglieremo la gestione della messa in sicurezza dell’intera area portuale, gli sbarchi, la loro composizione controllando che non si verifichino irregolarità o violazioni dei diritti. Dove sarà possibile ci prenderemo carico delle storie di questi uomini, di queste donne, dei bambini a cui è stato impresso il marchio di clandestini, illegali, irregolari… diciture che appartengono ad una giurisprudenza voluta per separare i buoni dai cattivi, per negare il diritto a muoversi che in molti casi è soprattutto negare il diritto alla fuga, dalle guerre, dalle persecuzioni, dalle catastrofi, dalla povertà, una giurisprudenza che rende colpevoli di reato chi voglia costruire la propria vita in un paese diverso dal proprio e chi, così appare oggi, vorrebbe sostenerli.ritratto urbano.
Il primo “lineamento” che tracciamo si riferisce alla dimensione dello spazio. È senz’altro banale ricordare che la quantità e la qualità dello spazio disponibile da sempre dividono i cittadini in due grandi fasce: quella di chi ne ha di più e quella di chi ne ha di meno. I “larghi” e gli “stretti”.

Ma è forse indispensabile precisare che nella città l’esperienza spaziale parte dalle caratteristiche costituite dall’abitazione, nei suoi interni e negli esterni, si dilata fino alla configurazione del quartiere di residenza ed arriva ad interessare il rapporto globale fra il cittadino e l’intero spazio “città”. Come dire: la disuguaglianza tra larghi e stretti ha una fenomenologia articolata. Riguarda in primo luogo l’appartamento, la casa di residenza, ovvero la possibilità di poter disporre di spazi adeguati, per vivere, per studiare, per giocare, per stare da soli o insieme ad altri. In secondo luogo è determinata dalle caratteristiche dell’ambiente prossimo, il quartiere, il rione che può essere figlio di una programmazione volta ad assicurare la tutela di tutte l’esperienze e le modalità di vita presenti nel territorio, o al contrario nasce per corrispondere alla ben nota tipologia dei quartieri ghetto, i quartieri della speculazione edilizia, zone di confine in cui gli stretti non mancano di farvi parte. Infine dipende dalla “padronanza” che il singolo individuo è in grado di conseguire rispetto all’intreccio complessivo degli spazi cittadini, una padronanza che non deriva soltanto da motivazioni tecnico-operative (i percorsi quotidiani casa/scuola/lavoro) ma dal livello socio-culturale raggiunto. In definitiva la categoria dello spazio non va letta esclusivamente nelle sue componenti “fisiche”, ma anche, diremo soprattutto in quelle sociali e culturali, ugualmente in grado di produrre radicali diseguaglianze. Diseguaglianze che portano molti a ricostruirsi uno schema di confini, stabilire caso per caso dove comincia e dove finisce la sua città.

Il secondo “lineamento” riguarda la dimensione del tempo. Anche in questo caso la realtà della diseguaglianza può essere letta sotto numerosi profili. Per esempio il tempo di cui intere categorie sociali non possono usufruire per poterlo utilizzare secondo propri progetti consapevoli verso traguardi e modi scelti e controllati direttamente.

Esso rappresenta indubbiamente l’affermazione di una nuova libertà per chiunque si ribelli alla vita del solo-obbligo. In questo menzioniamo il tempo della “memoria” distribuito anch’esso in maniera diseguale: ad alcuni è concesso ad altri è negato. Lo interpretiamo come la capacità di costruire un’immagine/rappresentazione di sé nel tempo (passato e nel futuro). Quanti oggi vivono in una situazione di ”defuturizzazione” e di estraneità al contesto urbano?!

La città è in grado di essere nello stesso tempo, ma per fasce di individui diversi, ambito di massima affermazione o di massima negazione del diritto al tempo e del diritto allo spazio, in un contesto socio-culturale, tra l’altro, in cui l’avvenuto o il mancato riconoscimento di questi diritti assume un significato di demarcazione e quindi indica la misura per cui un individuo o è dentro o è fuori..

la città trincea

Ogni giorno riscontriamo un ambiente di vita fatto prevalentemente di intolleranza e sopraffazione. Ogni giorno la crisi che invade ormai anche l’ambiente sociale costringe ad utilizzare strategie di attacco e di difesa nei confronti dell’altro, individuato come ostacolo e limite: sempre come nemico e mai come interlocutore.

Questo è il ritratto della città “trincea”, quella del cittadino marginale e subalterno, del cittadino non “iscritto”, condannato alle peggiori degenerazioni del nostro stato sociale. E come tutti i condannati è lasciato solo, in balia di controparti sconosciute ed inavvicinabili. La città stessa come ambito di elaborazione permanente ovvero come laboratorio in cui vengono sperimentate sempre nuove diseguaglianze… Assistiamo come la paura venga assunta come struttura fondamentale della sua identità. A giustificazione di ciò si innalzano muri, si ridefiniscono i confini interni delle nostre città, si creano le condizioni per cui diventa normale formulare minacce ed intimidazioni nel confronti di chi viene reputato diverso.

Diverso da chi e da che cosa? Si generalizza il controllo e la repressione poliziesca. E noi sappiamo bene che allorché si rafforzano l’ideologia e le pratiche sicuritarie, a pagarne il prezzo più alto sono i migranti, i profughi, gli “estranei”, additati come fonte di insicurezza. Ogni giorno apprendiamo di rastrellamenti, di incursioni notturne negli alloggi degli stranieri, di dinieghi arbitrari del rinnovo dei permessi di soggiorno, di negazione del diritto d’asilo e soprattutto di rimpatri collettivi che sono in realtà deportazioni, proibite com’è noto dalla Convenzione di Ginevra, attuate perfino nei confronti di profughi provenienti da zone di conflitto.

L’attuale proposta legislativa del pacchetto sicurezza prende ispirazione dalle ideologie segregazioniste con l’intento di ridurre i migranti a mera forza lavoro “usa-e-getta”, sottoposta a un sistema di diritto differenziato: di fatto ci porta all’apartheid. Solo così potremmo “ ritornare” a sentirci sicuri …questo è quello che vogliono farci credere!

È importante però riconoscere che non solo i migranti vengono colpiti da questi dispositivi di controllo ma tutti siamo dentro lo stesso bersaglio. Per tutti sono in gioco gli spazi di democrazia e quindi il futuro stesso del nostro paese (si pensi ad es. alle ronde).

Perchè c'è bisogno di un osservatorio...

Se osserviamo la città di Ancona ci rendiamo facilmente conto che il porto è sempre stato considerato dagli stessi abitanti come parte integrante della città, non la sua continuazione. Il porto coincide con la città stessa. Oltre ad essere il luogo da cui una considerevole parte della popolazione ne trae profitto grazie all’offerta lavorativa (7500 il numero dei dipendenti, cifra in cui è incluso anche l’indotto), è da sempre veicolo di scambio e di attraversamento sia dalla città verso l’esterno e viceversa, sia tra i cittadini stessi.

Vogliamo ricordare che l’intera area portuale ha sempre rappresentato, in termini di opportunità, una risorsa inestimabile per la città: qui ci si incontrava, si stava insieme, si passeggiava lungo le banchine ammirando le navi crociera o i traghetti che prendono il largo, si vedevano stupire i bambini curiosi che osservavano il varo di una nave o la sua costruzione…

Tutto questo ora c’è stato tolto in nome delle leggi sicuritarie, in nome di indicazioni internazionali che pretendono di fare adottare ai porti così come agli aeroporti sistemi di alta sorveglianza contro possibili incursioni terroristiche, insomma ci stanno privando di uno dei nostri beni comuni. In realtà le reti non garantiscono una maggiore sicurezza ma risultano anzi pericolose perché chiudono ogni possibile via di fuga in caso si verifichi un incendio o incidente sulla banchina e perché mettono a repentaglio la vita di coloro che cercano di superarle. Va inoltre sottolineato che sono poste in un’area Schengen che per definizione non dovrebbe avere barriere.

Ora è vietato l’attraversamento e la sosta pedonale a chi non è in possesso di un biglietto d’imbarco e, per chi proviene dal mare, l’uscita è possibile solo passando attraverso tornelli ed è rigorosamente sorvegliata da apposite telecamere e da uno scanner che rileva, attraverso la temperatura corporea, la presenza degli immigrati dentro i camion.

Cos’è diventato oggi il porto? Un confine interno: le sue reti e le sue barriere che sovrastano e delimitano l’intera area hanno ridefinito il disegno urbano della città.

È l’ennesima zona rossa al servizio di chi detiene il potere politico ed economico del nostro paese e che “usa” la scusa del terrorismo per creare un nuovo confine e sbarramento a chi cerca di entrare disperatamente in Italia in condizioni totalmente disumane nei tir che partono dalla Grecia o dall’area balcanica.

È ormai consuetudine quotidiana l’arrivo di immigrati, prevalentemente Afgani, che vengono trovati dentro celle frigorifere, oppure sdraiati tra lastre di marmo o aggrappati al semiasse dei camion. La maggior parte di questi sono profughi anche minorenni la cui cura da parte delle autorità competenti viene quasi sempre negata in nome del tempo. Esso è una delle principali condizioni dei respingimenti. Tutti gli accertamenti devono essere fatti entro l’orario in cui la nave deve ripartire per riportare indietro gli immigrati che sono stati trovati dai controlli a effettuati a campione.

Anche l’inattendibile esame radiografico, che dovrebbe verificare la minore età dell’immigrato, ha un canale privilegiato nelle corsie dell’ospedale Salesi dal momento che non si può ritardare la partenza della nave e che le autorità devono assicurare che sia stata rispedita indietro più gente possibile, indipendentemente dalle loro condizioni fisiche e indipendentemente dalle loro richieste.

Tutto ciò è veramente drammatico considerato che le migliaia di persone che fuggono verso l’Europa sono considerate solo come portatrici di insicurezza, pericolosità ed illegalità. Non è sicuramente lo stesso approccio che si tiene con i governi dei paesi di provenienza, anzi si continuano a studiare strategie economiche per valorizzare le risorse presenti in queste aree per l’importanza strategica che rivestono. “Le Marche rafforzeranno il loro legame con l’Europa”, così si legge nei giornali locali, “quattro linee d’intervento: tra i progetti un elettrodotto sottomarino tra Italia e Montenegro. Queste le dichiarazioni della Presidenza italiana della IAI (Istituto Affari Internazionali). Ed è proprio in virtù di queste condizioni che definiscono l’Adriatico e lo Ionio area strategica per gli investimenti finanziari e del rafforzamento dei “progetti di esternalizzazione delle frontiere con maggiore garanzia di sicurezza”, che vogliamo porre il nostro lavoro per esigere che la porta verso l’Oriente si apra ai bisogni delle persone che decidono di andarsene dal proprio paese, che ne riconosca i loro diritti e predisponga strutture di accoglienza e non di respingimento. Il nostro Osservatorio è per tanto, uno strumento autonomo ed indipendente che vuole ridare protagonismo ai cittadini , alle associazioni presenti sul territorio, e l’autorevolezza nell’intervenire là dove invece ci dicono che siamo estranei, dove ci dicono che c’è già qualcun altro che se ne occupa… Noi rivogliamo il nostro porto, il nostro mare e soprattutto vogliamo garantire il riconoscimento delle vite che lo attraversano.

Ambasciata dei Diritti - Marche

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CSM: il reato di clandestinità paralizzerà il sistema giudiziario

Ecco il parere della Sesta commissione, pronto a essere sottoposto al plenum
Secondo i giudici le nuove norme non aiuteranno nemmeno a frenare gli arrivi illegali

Comporterà la "totale paralisi" di "molti degli uffici giudiziari" l'introduzione del reato di clandestinità. Ad avvertire delle "pesanti ripercussioni negative" che la novità avrà è la Sesta commissione del Csm, nel parere al pacchetto sicurezza approvato all'unanimità, e che sarà discusso oggi pomeriggio dal plenum. Secondo i consiglieri, la nuova norma "non appare idonea a conseguire l'intento di evitare nel nostro Paese la circolazione di stranieri entrati irregolarmente". E lede anche i diritti dei clandestini e dei loro figli, ad esempio quando viene chiesta per la dichiarazione di nascita l'esibizione del permesso di soggiorno da parte del genitore.
In particolare, sottolinea il Csm, le conseguenze peggiori, sul fronte del rallentamento della giudizia, si avranno per i giudici di pace: saranno "gravati da centinaia di migliaia di nuovi processi, tali da determinare la paralisi di molti uffici". Ma problemi si avranno anche per gli "uffici giudiziari ordinari ,impegnati nel processo in primo grado e nelle fasi di impugnazione successive". Il tutto peraltro senza che la norma serva al suo stesso scopo, quello di favorire l'allontanamento dei clandestini. I consiglieri infatti dubitano espressamente del suo "effetto deterrente": "Una contravvenzione punita con pena pecuniaria non appare prevedibilmente efficace per chi è spinto a emigrare da condizioni disperate; senza dire che "già la normativa vigente consente alle autorità amministrative competenti di disporre l'immediata espulsione dei clandestini"; uno strumento su cui pesano "non già carenze normative ma difficoltà di carattere amministrativo e organizzativo". Ma non sarà solo il reato di clandestinità a pesare sugli uffici giudiziari: anche le diverse norme del pacchetto che prevedono inasprimenti sanzionatori o nuovi reati e su cui il giudizio di merito "è positivo", avranno l'effetto di produrre "un ulteriore carico per il sistema penale, già particolarmente gravato e in evidente crisi di effettività" e per le carceri, "ormai allo stremo, avendo superato le 62mila presenze giornaliere".
E poi c'è il problema della lesione dei diritti dei clandestini e dei loro figli operata da alcune delle norme del pacchetto sicurezza, come quella che richiede per la dichiarazione di nascita l'esibizione del permesso di soggiorno da parte del genitore. Norma che secondo i giudici è in contrasto con "il diritto della persona minore di età alla propria identità personale e alla cittadinanza da riconoscersi immediatamente al momento della sua nascita" previsto dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, "determinando una iniqua condizione del figlio di genitori stranieri non regolari nel nostro territorio". Con la conseguenza che il neonato non solo "verrebbe privato della propria identità ma potrebbe essere più facilmente esposto ad azioni volte a falsi riconoscimenti da parte di terzi, per fini illeciti e in violazione della legge sull'adozione".
Inevitabile, continua il Csm, poi, l'incidenza negativa del nuovo reato in tema di accesso a servizi pubblici essenziali relativi a beni fondamentali tutelati dalla Costituzione - il diritto alla salute, ad esempio - da parte degli immigrati non dotati, o non più dotati, di un valido titolo di soggiorno.
Tratto da repubblica
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Riscaldamento globale e i profughi del clima

Allarme migrazione di massa
In fuga dal clima impazzito

I mutamenti climatici stanno già causando spostamenti significativi della popolazione. E nei prossimi decenni metteranno a rischio intere comunità con ripercussioni globali.
Una marea umana in fuga da siccità, inondazioni, mari che si innalzano fino a mangiare la terra, e da altri fenomeni figli dei mutamenti del clima. Migrazioni di massa, alla ricerca di una vita migliore o, più semplicemente, di un modo per rimanere vivi, che si verificheranno su larghissima scala nei prossimi decenni, coinvolgendo decine di milioni di persone: qualcosa di mai visto prima, per ampiezza ed estensione. E' lo scenario tratteggiato da un nuovo rapporto presentato oggi a Bonn a margine dei negoziati per un nuovo accordo contro il riscaldamento globale, curato dal Center for International Earth Science Information Network della Columbia University, di New York, dalla United Nations University e da Care International. Che non azzarda cifre precise - anche se altri studi hanno indicato fra i 25 ed i 50 milioni di potenziali sfollati e profughi entro il 2010 e 700 milioni entro il 2050, mentre l'Organizzazione internazionale dei migranti si tiene su una cifra mediana, di 250 milioni nel 2050 - ma sottolinea quanto il clima giochi e giocherà sempre di più un ruolo chiave in questo fenomeno, a fianco di altri elementi come l'instabilità politica ed economica, e la distruzione da parte dell'uomo di specifici ecosistemi oltre allo sfruttamento eccessivo dei terreni per l'agricoltura.
Pensare che riguardi solo i paesi più poveri è un'illusione: le ripercussioni, scrivono i ricercatori nel rapporto si faranno sentire per tutti, su scala globale.
Cause - ed effetti - dei "profughi del clima" sono a tutto campo. E vanno dalla distruzione delle economie basate su ecosistemi di sussistenza specifici come la pastorizia, agricoltura e pesca, fattore dominante nelle migrazioni forzate, all'aumento per frequenza ed intensità di calamità naturali come cicloni, inondazioni e siccità, dovuti al cambiamento del clima. Le piogge in Messico ed America Centrale, ad esempio, nel 2080 caleranno dell'80 per cento. A causa di queste modifiche ambientali, gli allevatori, in alcune parti del Messico così come nel Sahel africano, stanno già oggi lasciando le loro case per spostarsi in zone più accoglienti.
Il livello dei mari, poi, è una minaccia per moltissimi Paesi e città, da Mumbai a Los Angeles, da Rio de Janeiro a New York. L'arrivo di acque salate, insieme ad inondazioni ed erosioni, rischia di distruggere l'agricoltura nei popolati delta del Mekong, del Nilo o del Gange. Con danni inimmaginabili: un innalzamento del livello del mare di due metri - ampiamente previsto in diverse proiezioni per questo secolo - inonderebbe quasi la metà dei 3 milioni di ettari di terreni coltivati del Mekong. E isole del Pacifico stanno già considerando un esodo di massa della popolazione: è il caso ormai famoso delle Maldive.
Non solo: lo scioglimento dei ghiacciai alpini nell'Himalaya porterà la devastazione in diverse terre coltivate in Asia, aumentando le inondazioni e riducendo drasticamente le riserve di acqua a lungo termine. Un dato drammatico se si pensa che i bacini del Gange, del Brahmaputra, dell'Irawaddy, dello Yangtzee e del Fiume Giallo danno sostentamento a 1,4 miliardi di persone.
La maggior parte dei migranti, probabilmente rimarrà all'interno dei confini del proprio stato, rileva il rapporto, o si trasferirà nei Paesi confinanti, ma questo non sarà possibile in tutti i casi. Se i conflitti interni si esaspereranno, le conseguenze arriveranno lontano, fino ad interessare anche i Paesi più ricchi. Uno scenario sorprendente e molto serio, avverte Charles Ehrhart, coordinatore dei mutamenti climatici per l'organizzazione internazionale CARE, in cui le società colpite maggiormente dai cambiamenti ambientali potrebbero trovarsi invischiate "in una spirale negativa di degrado ecologico, che le trascina in basso, dove non esistono più reti di sicurezza sociali, mentre violenza e tensioni aumentano".
Per questo, raccomandano i ricercatori, è vitale che i Paesi raggiungano un accordo per il taglio delle emissioni di gas serra all'incontro sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a dicembre. Anche se il processo negativo è già innescato e le conseguenze rischiano di essere inevitabili. "I cambiamenti del clima stanno avvenendo con velocità ed intensità maggiori rispetto alle previsioni precedenti" si legge nelle conclusioni del rapporto. "I livelli di sicurezza per i gas serra atmosferici potrebbero essere molto inferiori rispetto a quanto non si pensasse prima e allo stesso tempo le emissioni di CO2 aumentano ad un tasso sempre più elevato". Con ripercussioni senza precedenti per la popolazione: "Le migrazioni vanno riconosciute come un elemento importante dell'adattamento" ai mutamenti climatici, sottolinea ancora Ehrhart.
Prioritari, quindi, raccomandano gli esperti, sono gli investimenti per i Paesi più a rischio, ed un approccio della comunità internazionale pratico, con accorgimenti come lo sviluppo di tecniche di irrigazione che sfruttino una minore quantità di acqua, e la preparazione di sistemi specifici per affrontare meglio i disastri naturali. I Paesi devono inoltre trovare un accordo su come trovare una sistemazione per le popolazioni che abitano pianure a rischio. E occorre migliorare il sistema delle rimesse degli emigrati per i familiari che rimangono nelle regioni più vulnerabili.
Tratto da repubblica
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