ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

La corte dei Conti bacchetta la quadrilatero

La Corte dei conti bacchetta la società Quadrilatero - quella che ha iniziato a costruire le strade tra le Marche e l’Umbria nelle province di Ancona e Macerata - sollevando numerosi aspetti critici.
La Corte dei Conti
con deliberazione del 3 aprile 2009 critica il Progetto Quadrilatero l’indagine di controllo che riguarda lo “stato di finanziamento e realizzazione delle infrastrutture strategiche ammesse a finanziamento statale”, per le infrastrutture previste dalla “Legge Obiettivo” (legge 21 dicembre 2001 n. 443, e decreti legislativi n.190, 20 agosto 2002, e n.189,17 agosto 2005, di attuazione della legge medesima).

La critica più pesante va alla capacità di spesa, appena il 1,37% dei fondi stanziati
; pesante perchè mette in discussione la ragione stessa della costituzione della società. Il programma non è coerente coi tempi di realizzazione; il modello del soggetto attuatore unico - esaltato a suo tempo come strumento per accelerare i tempi - “non ha mostrato finora un incremento di funzionalità dal punto di vista dei tempi”.
Anche la tempistica della progettazione viene criticata, perchè “il metodo organizzativo prevede una pluralità di soggetti autonomi e spesso portatori di interessi contrapposti”.
Il famoso meccanismo della “cattura di valore”, inventato ed esaltato dall’allora viceministro Baldassarri, per cui gli enti locali dovrebbero partecipare al finanziamento con le future entrate fiscali derivanti dall’incremento di valore delle aree interessate dal progetto, è “impossibile da valutare”: in altri termini non si sa se funzionerà, perchè troppe variabili sono coinvolte, che non è possibile prevedere.

Nel dettaglio i punti che la Corte dei Conti solleva nella sua relazione:

  • la circostanza che un progetto strategico di rilevanza nazionale riguardi, sia pure in parte, strade nel frattempo divenute non statali;
  • la impossibilità di esprimere una valutazione sul modello “cattura di valore” e “Piano di Area Vasta”;
  • un certo grado di lentezza nella realizzazione fisica del programma;
  • una tempistica di programmazione non più coerente con i tempi di realizzazione dell’intervento; Quadrilatero al riguardo ha anticipato nel corso dell’adunanza di voler procedere all’aggiornamento del cronoprogramma;
  • l’utilizzo della figura del “soggetto attuatore unico”, intesa come Società pubblica di progetto ai sensi dell’art. 173 del d.lgs. 163/2006, che non ha mostrato sinora un significativo incremento della funzionalità in termini di tempo;
  • una scarsa capacità di spesa, evidenziata dallo stato di avanzamento dei lavori al 31 ottobre 2008, pari complessivamente all’1,37% degli importi aggiudicati (22,25 Ml. euro rispetto a 1.620,97 Ml. euro).”
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L'Ambasciata dei diritti al campo profughi di Patrasso

Sabato 2 maggio una delegazione dell'Ambasciata dei Diritti Marche andrà a Patrasso al campo profughi insieme all'associazione Kinisi per parlare con chi vuole tentare il viaggio della speranza verso l'Italia e con chi è già stato respinto dalla polizia di frontiera del porto di Ancona.
Rispetto alle due iniziative organizzate ad Ancona il 2 aprile e a Falconara il 17 aprile, le cose stano cambiando. La scorsa settimana il ministro degli interni greco ha deciso di trasferire tutti i profughi in una ex base militare fuori Patrasso e tra poche settimane l'attuale campo verrà raso al suolo.
Sabato cercheremo di andare a visitare anche il nuovo campo profughi e di capire se questa soluzione, che come ci dicono da Patrasso contenta solo chi abita vicino al porto, nasconda in realtà la costruzione di un CIE, ossia una prigione lontano dagli occhi dei turisti.
Quello che è certo è che invece di risolvere il problema dei richiedenti asilo e di chi cerca di raggiungere il "sogno dell'Europa" li si allontana dal porto e gli viene reso ancora più difficile l'imbarco sulle navi dirette in Italia.
Da Patrasso - Valentina Giuliodori
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Il governo ricattato dalla Lega - riappaiono le ronde e il prolungamento dei tempi nei CIE

Roberto Maroni, il ministro dell'Interno, è stato di parola: ronde e centri d'espulsione (Cie) a sei mesi tornano alla Camera come emendamenti del governo (e della stessa Lega) al ddl sicurezza per diventare al più presto operativi (lui s'augura in due mesi ma il testo dovrà tornare al Senato).

La permanenza lunga nei Cie (dagli attuali 60 ai futuri 180 giorni) è stata impallinata dai franchi tiratori del Pdl prima a palazzo Madama e poi a Montecitorio; i "volontari per la sicurezza", alias ronde a disposizione dei sindaci, erano state stralciate dall'ultimo dl su stupri e stalking per garantirne la conversione. Ma il Carroccio ha puntato i piedi: o rientrano o il governo cade. E ieri, nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, ronde e Cie sono riapparsi.

In compenso, dal ddl esce la norma sui medici-spia, liberi di denunciare uno straniero che va in ospedale ma non ha il permesso di soggiorno.
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Approvata in Consiglio Regionale la mozione contro il pacchetto sicurezza(ddl 733)

ILLUSTAZIONE DELLA MOZIONE
Massimo BINCI. Questa mozione è stata predisposta a seguito del disegno di legge del pacchetto sicurezza del Governo, al cui interno, tra le varie misure, c'è l'allungamento dei tempi di detenzione nei centri di espulsione e identificazione (CEI), che si configura come una detenzione in assenza di reato in quanto nella nostra legislazione non è ancora configurato il reato di clandestinità.
In Italia, soprattutto sulla spinta della Lega, si sta configurando una vera e propria emergenza razzismo. Infatti sulle problematiche sorte a seguito della crisi economica in qualche modo si vogliono cercare dei capri espiatori nelle fasce più deboli.
Per quanto riguarda il pacchetto sicurezza nella mozione si dichiara un netto dissenso rispetto alla configurazione della condizione di clandestinità come reato che deriva appunto dall'allungamento dei tempi di detenzione.
Inoltre si chiede l'abolizione del divieto di segnalazione alle autorità dello straniero non in regola con le norme di soggiorno da parte di strutture sanitarie, e questo potrebbe creare sia il non rispetto dei diritti umani, quindi anche una violazione delle dichiarazioni dell'Onu, sia l’aggravarsi delle situazioni sanitarie di chi vivendo in clandestinità si trova già in difficoltà.
Sono sorte anche tutta una serie di problematiche legate soprattutto alla condizione delle donne e dei bambini. Esse riguardano la possibilità di accesso da parte delle donne al diritto alla maternità e allo stesso tempo il diritto di mantenere il bambino dopo la nascita, c'è infatti difficoltà di iscrivere il figlio nato da persone clandestine all'interno dei registri anagrafici. La non registrazione al servizio anagrafe comporterebbe il fenomeno dei bambini mai nati, che dunque potrebbero addirittura rischiare di essere affidati perdendo così di conseguenza la famiglia naturale.
Altra condizione all'interno del pacchetto sicurezza che stigmatizziamo con questa mozione riguarda l'istituzione del registro dei senza fissa dimora. Sicché anche questa è un’ulteriore evidenziazione di quelle situazioni di povertà, peraltro già conosciute dai servizi sociali, che non avrebbero bisogno di un’ulteriore stigmatizzazione bensì di una maggiore affermazione dei diritti. Ci sono anche cittadini italiani, che per situazioni psicologiche o disagio sociale, molte volte legate alla perdita del lavoro e di conseguenza anche alla perdita delle relazioni familiari, si trovano in situazione di povertà.
Sicché, ripeto, un disagio socio-economico non può essere stigmatizzato con l'iscrizione all'interno di un registro, che sicuramente è di tipo razzista e che quindi serve soltanto ad evidenziare la debolezza economica e psicologica delle persone.
L'altra questione riguarda la subordinazione del diritto di residenza al reddito e alle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio. Molte volte le persone proprio per il fatto che sono deboli economicamente non sono in grado di scegliere la qualità della loro residenza, ma certamente questo non deve portare alla perdita del diritto alla casa. Casomai per quelle persone che per il loro basso reddito sono costrette a vivere in condizioni igienico-sanitarie non dignitose, dovrebbe essere previsto un intervento dello Stato e non certamente la perdita del diritto alla casa.
Un'altra questione, ma che qui non viene evidenziata, è quella delle ronde che viene vista come soluzione e affiancamento delle forze dell'ordine, che dunque proprio per questo in qualche modo è un disconoscimento del valore e del lavoro, appunto, delle stesse forze dell'ordine. Demandando ad altri quella che è una competenza primaria dello Stato in qualche modo vi è un riconoscimento della sua insufficienza nel gestire la questione della sicurezza dei cittadini. Quella sicurezza che soltanto se gestita dalle forze dall'ordine può garantire i diritti costituzionali.
Peraltro su tale questione spingono proprio Alleanza Nazionale e la Lega che fanno delle vere e proprie ronde di partito, per cui potrebbe accadere che chi ideologicamente dissente da esse e dovesse trovarsi per strada potrebbe essere discriminato e subire ritorsioni.
Condanniamo quindi la logica di questo decreto sicurezza, una logica, oltretutto, che va a togliere risorse alle forze dell'ordine, che addirittura si trovano con mezzi inutilizzati perché magari non possono aggiustarli o non possono fare neppure il pieno di benzina. A fronte di questo, invece, c’è un Governo che per cercare la soluzione dei problemi economici e delle difficoltà organizzative punta tutto sulla caccia al diverso e all'untore.
Dunque siamo profondamente contrari al pacchetto sicurezza del Governo soprattutto nella logica del rispetto dei diritti umani e delle competenze dello Stato.

L'APPROVAZIONE
Mozione n. 330
presentata in data 25 febbraio 2009 a iniziativa dei Consiglieri Binci, Ortenzi
“Pacchetto sicurezza”
L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA REGIONALE
Visto:
che il Senato a dare il via libera al disegno di legge 773 “Pacchetto sicurezza”;
che il Ministro dell’interno Maroni ha annunciato di voler riproporre il punto ritenuto “qualificante” che prevede l’allungamento dei tempi di detenzione nei CEI (centri di identificazione ed espulsione) fino a 18 mesi;
Considerato:
che il migrante, il Rom, il diverso, il soggetto socialmente debole, diventano il capro espiatorio di chi pretende di attuare interventi autoritari di controllo e di esclusione sociale;
che in Italia si sta configurando una vera e propria emergenza razzismo, anche legata alla pesante crisi economica in cui il sistema globale si trova;
che il pacchetto sicurezza si annuncia non soltanto nella direzione dei migranti, ma anche nelle cariche della polizia agli operai che difendono il loro posto di lavoro;
Considerato che l’insicurezza si sconfigge con un rafforzamento dello stato sociale, con il superamento della precarietà dell’esistenza e del lavoro, con città che favoriscano la possibilità di relazioni sociali fra persone e realtà diverse;
DICHIARA
il netto dissenso alle proposte governative che prevedono:
1) configurazione della condizione di clandestinità come reato;
2) l’abolizione del “divieto di segnalazione alle autorità” dello straniero non in regola con le norme
di soggiorno da parte di strutture sanitarie;
3) istituzione di un registro dei senza fissa dimora;
4) la subordinazione del diritto di residenza al reddito ed alle condizioni igienico-sanitarie
dell’alloggio;
IMPEGNA
la Giunta regionale ad adottare tutti i provvedimenti in suo possesso per garantire una convivenza multiculturale, stesse opportunità a tutti i cittadini per non ledere la dignità e i diritti inalienabili delle persone e il rispetto dei diritti costituzionali.
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Il Senato approva il decreto sicurezza Ok bipartisan. Niente ronde

Tratto da Repubblica
Il decreto è legge. A favore la maggioranza, Idv, Pd e Udc. Contrari i radicali
Escluse le norme sulle ronde e sulla proroga della permamenza nei Cie dei clandestini

ROMA - Con l'ok bipartisan del Senato, il decreto sulla sicurezza è diventato legge. Fuori dal provvedimento le ronde e la proroga dei Cei, i Centri di identificazione ed espulsione dei clandestini. Dentro l'aggravante per le violenze sessuali, il reato di stalking e il turismo sessuale. Hanno votato a favore la maggioranza, l'Italia dei valori, il Pd e l'Udc. Il provvedimento è stato approvato con 261 voti favorevoli, 3 contrari - i senatori radicali - ed un astenuto, Francesco Pardi dell'Idv.

Anche la Lega ha votato a favore del dl, dopo le durissime contestazioni alla Camera e l'intesa politica raggiunta di fronte all'impegno del governo a reintrodurre in altro provvedimento (ddl sicurezza) le parti relative al trattenimento nei Cie degli immigrati clandestini e alle ronde cittadine.

Il voto favorevole dell'opposizione ("per responsabilità" come ha sintetizzato per tutti il senatore Pd Felice Casson) è stato garantito per consentire la conversione del decreto, giunto oramai alle soglie della scadenza (25 aprile), ma numerose ed articolate sono state le critiche rivolte al provvedimento.

Il decreto legge sulla sicurezza convertito contiene una serie di modifiche che concernono il codice penale e il codice di procedura penale. In particolare, all'articolo 1 viene sostanzialmente reintrodotta un'aggravante per il caso in cui il reato di omicidio faccia seguito al delitto di violenza sessuale, violenza sessuale su minori e violenza sessuale di gruppo. Viene anche introdotta l'aggravante nel caso di reato di omicidio compiuto dallo stesso autore del delitto di atti persecutori, comunemente denominato stalking.

Vi sono poi una serie di modifiche del codice di procedura penale che riguardano misure cautelari personali, con un significativo ampliamento per le associazioni a delinquere; la tratta e riduzione in schiavitù delle persone; il sequestro di persone; i reati di terrorismo; prostituzione minorile; pornografia minorile ed iniziative turistiche volte al favoreggiamento della prostituzione minorile.
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Nucleare:Blitz di Greenpeace

Notizia Ansa
POTENZA - A Scanzano Jonico (Matera), lì dove doveva - secondo un decreto del Governo del 2003, poi cancellato dopo 15 giorni di protesta popolare - nascere il sito unico nazionale delle scorie nucleari, la notte scorsa una quindicina di attivisti di Greenpeace hanno fatto un blitz, chiudendo con del cemento tre pozzi di salgemma e creando un piccolo parco giochi.

Dalla località "Terza Cavone", dove sono arrivati anche il sindaco, Salvatore Iacobellis, e i rappresentanti dell'associazione "Scanziamo le scorie", tra i promotori della protesta del 2003, Greenpeace ha lanciato un messaggio a Governo e Regione Basilicata: "Dopo quello del 2003, per evitare un nuovo tentativo di portare qui le scorie radioattive italiane, bisogna chiudere definitivamente i pozzi".
In realtà, il 27 novembre 2003 il Consiglio dei Ministri approvò un emendamento al decreto sulle scorie nucleari, togliendo il nome di Scanzano Jonico dal provvedimento. "Ma oggi - hanno ribattuto gli attivisti - crediamo che il pericolo sia ancora vivo poiché, sul nucleare, il Governo sta portando avanti una politica 'militare' con una strategia di stampo sovietico, basata su un approccio autoritario alle scelte di localizzazione, in spregio delle direttive europee e delle prassi internazionali".
E così Greenpeace ha deciso di fare il blitz "a pochi giorni dal 23/0 anniversario del disastro di Cernobyl, e alla vigilia dell'apertura del G8 Ambiente di Siracusa". Su uno dei tre pozzi chiusi con il cemento, Greenpeace ha creato un piccolo parco giochi, con uno scivolo e un'altalena perché - come è scritto su uno degli striscioni esposti - non si può "giocare con il futuro dei nostri figli".
Ecco perché gli attivisti chiedono al Governo che "i pozzi vengano chiusi al più presto" e alla regione Basilicata "di annunciare pubblicamente che non è disponibile a subire nessun deposito nucleare sul proprio territorio".
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Bruzzano, esplode la protesta dei rifugiati

Tratto da repubblica.
Alta tensione a Bruzzano, nel Milanese, per la protesta dei rifugiati nell'ex residence Leonardo da Vinci in via Senigallia. La polizia è intervenuta e ha caricato i manifestanti a colpi di manganello
Una cinquantina dei rifugiati politici che occupano da venerdì scorso il residence Leonardo Da Vinci a Bruzzano, alla periferia di Milano, hanno occupato i binari delle Ferrovie Nord che corrono accanto all'edificio. L'azione di protesta è stata interrotta dalla polizia, che ha portato via di peso gli immigrati, secondo quanto riferito dalla questura. Altri momenti di tensione si sono poi registrati al passaggio a livello di Bruzzano. I 50 rifugiati hanno tentato di sfondare il cordone di poliziotti schierato davanti alle sbarre del passaggio a livello. Due cingalesi e un poliziotto sono rimasti feriti e sono stati soccorsi dalla Croce rossa. Tra i manifestanti anche alcuni giovani rappresentanti dei centri sociali.
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18 aprile 2009 Senigallia - Diritti e Dignità

In questi giorni che ci avvicinano al corteo del 18 aprile, ci sembra opportuno fermarci a ragionare sulla complessità della tematica dell’immigrazione e di come questa debba essere affrontata, soprattutto a livello locale.La presenza di migranti è un dato ormai consolidato in tutti i nostri territori, ci sono stranieri presenti da decenni, ci sono le prime generazioni di figli di immigrati nati in Italia, abbiamo una economia che sempre di più vede l’entrata in scena di imprese straniere. Nelle nostre città lavoratori e lavoratrici migranti contribuiscono alla crescita economica, sociale e culturale della intera comunità. A fronte di tutto ciò la politica e le istituzioni cavalcano in maniera del tutto irresponsabile e miope una cultura dell’odio e della diffidenza, funzionale solo al mantenimento dello status quo, che non ha altro risultato se non quello della intolleranza e della paura. L’insicurezza è utilizzata come lascia passare per politiche legislative ignobili e demagogiche, che sottraggono e attaccano lentamente i diritti di tutti e ci rendono più deboli e ricattabili. Il “pacchetto sicurezza” conclude un processo di riscrittura normativa delle regole che disciplinano l’immigrazione, affermando l’esigenza, soprattutto in un periodo di crisi economica, di costruire un capro espiatorio sul quale riversare responsabilità e colpe di chi, da decenni, governa e si arricchisce sulla speculazione e la rendita finanziaria. Norme come il reato di soggiorno irregolare, l’aumento dei tempi di permanenza nei cie (ex cpt), non producono maggiore sicurezza, ma alimentano emarginazione e invisibilità, creando condizioni di povertà e sfruttamento.Questo non è un problema per i soli migranti, perché è il primo passo verso la ricattabilità di tutti nei propri posti di lavoro, sia sul salario che sulla qualità della prestazione.L’esibizione del permesso di soggiorno per il compimento di qualsiasi atto di stato civile (es. riconoscere proprio figlio), la trasformazione di medici in spie, l’impossibilità di accedere ai servizi di money transfert per gli irregolari, sono norme che nulla hanno a che vedere con la sicurezza dei cittadini, piuttosto, creando una massa di individui senza diritti, acutizzeranno l’ingresso nel mondo del lavoro sommerso e della microcriminalità. L’opposizione sociale e radicale, che si è vissuta nelle strade di tutto il paese, obbliga il governo ad alcuni passi indietro e al riconoscimento delle istanze poste dai movimenti.Anche a Senigallia è fondamentale imporre una nuovo modello di intervento sulle politiche dell’immigrazione. I grandi problemi sociali non si risolvono con la polizia, il controllo e l’ordine pubblico, né con la solidarietà verbale o con le buone intenzioni, ma richiedono il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali, superando la logica dell’intervento emergenziale e assumendosi la responsabilità del cambiamento nelle sue questioni strutturali. Da mesi chiediamo, come Ambasciata dei Diritti e Coordinamento migranti TERZA ITALIA, l’apertura del centro di accoglienza, colpevolmente abbandonato e lasciato a se stesso dal governo di centro sinistra. A più riprese abbiamo chiesto la condizione dei contributi affitti per le famiglie straniere e l’esigenza di intervenire e garantire il diritto all’ abitare per tutti.Riconosciamo l’intervento del sindaco Luana Angeloni, forse l’unico, contro ronde e per il diritto alla salute, ma è necessario andare oltre, come imprescindibile è intervenire sul rione porto, garantendo servizi e centralità al quartiere, non con polizia e ghettizzazione, che rendono il rione isolato, ma integrandolo fino in fondo nel tessuto sociale della città (mercato rionale; circoli ricreativi; cinema), partendo dalla valorizzazione delle particolarità e della multiculturalità. Sabato 18 aprile, il corteo che partirà da via Carducci, dovrà rappresentare la tappa iniziale nel percorso per il rilancio del rione Porto, scontrandosi contro ogni muro e politica securitaria, dicendo no a qualsiasi ipotesi di ronde nella nostra città. Il 18 aprile chiederemo casa e reddito per tutte/i contro la crisi, dignità contro la barbarie giuridica, amore per i nostri quartieri lasciati al degrado.
Ambasciata dei Diritti (Senigallia) Continua...

PERCORSI NEGATI TRA GUERRE E CRISI GLOBALI: STORIE DI MIGRAZIONI DALL'AFGHANISTAN ALL'EUROPA, PASSANDO PER PATRASSO


L'Afghanistan rappresenta la punta dell'iceberg e il simbolo dei tanti sud del mondo devastati dai conflitti, dagli interessi e dalle contraddizioni della globalizzazione e della guerra permanente; territori inospitali e persi, dai quali l'umanità evacua alla ricerca di una vita degna...
Patrasso (Grecia) è invece uno degli snodi delle migrazioni verso l'Europa, teatro delle nuove baraccopoli in cui restano confinati i migranti e dei loro continui tentativi di salire sui TIR alla volta dei porti di Ancona, Bari, Brindisi e Venezia.
E poi noi, l'Italia, Ancona e l'indotto della periferia falconarese: l'ideologia securitaria vorrebbe inculcarci l'immagine dell'immigrato come nuovo nemico pubblico e "classe pericolosa", offuscando la memoria e le cause della tragica odissea alla quale viene costretto, e del presente di precarietà e segregazione che gli si vuole imporre come lavoratore forzato e cittadino di "serie B"...invisibili o non-persone.

Venerdì 17 aprile, ore 21:30
Centro culturale Pergoli (P.zza Mazzini, Falconara Marittima)

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Invitato del MST diretto in Italia, bloccato a Madrid e poi espulso

Mercoledì 15 aprile 2009, Francinaldo Correia, esponente del Movimento dei sem-terra del Brasile era in viaggio verso l´Italia.
Francinaldo, ufficialmente invitato dal Comune di Venezia, avrebbe dovuto partecipare al Festival "Questa terra è la nostra terra" in corso dal 15 al 19 aprile tra Montebelluna e Treviso, promosso dall´Associazione Ya Basta e da un ampio gruppo di associazioni e gruppi del territorio, in occasione del vertice "G8" dei ministri dell´agricoltura a Cison di Valmarino (TV).
Dopo il Festival il suo viaggio sarebbe proseguito in varie città italiane per portare la testimonianza del movimento dei sem-terra e per conoscere realtà e organizzazioni impegnate sui temi di un´agricoltura sostenibile, giusta e degna.
Francinaldo, in transito all´aereoporto Barajas di Madrid, è stato bloccato dalla Polizia spagnola, trattenuto per diverse ore e rimpatriato in Brasile con foglio di espulsione senza giustificati motivi.
Pur avendo tutta la documentazione in regola e una lettera di invito in cui si affermava che tutte le spese sarebbero state sostenute dagli organi invitanti, Francinaldo non ha potuto proseguire il suo viaggio e non potrà mai più rientrare in territorio Europeo.
Ciò che è avvenuto è grave.
In questo momento un avvocato del MST si sta recando all´ambasciata spagnola, in Brasile per ottenere chiarimenti sulla situazione e chiedere l´annullamento del decreto di espulsione. Chiediamo l´immediato ritiro del decreto di espulsione e la possibilità di ripartire per l´Italia.
http://questaterralanostraterra.blogspot.com
Ass. Ya Basta! onlus
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Una Vita Differenziata , l'ambasciata dei diritti collabora nel cortometraggio del regista Cicconi Massi

ANCONA - Un cortometraggio, una fiction di quindici minuti per spiegare ai cittadini come separare in modo corretto i rifiuti.
Infatti, il porta a porta ha permesso a numerosi Comuni della Provincia di Ancona di raggiungere ottimi risultati. Ma è emersa la necessità di una comunicazione capillare e incisiva per arrivare alla soglia imposta dalla legge: il 65% di raccolta differenziata. Così, la Provincia di Ancona ha deciso di utilizzare un nuovo strumento per destare l'attenzione del maggior numero di persone possibile: il cortometraggio. È la prima volta che questo strumento viene usato nel campo dell'incentivazione alla raccolta differenziata.
"In questo modo - spiega l'assessore all'Ambiente della Provincia di Ancona Marcello Mariani
Il regista scelto è Lorenzo Cicconi Massi, noto al pubblico soprattutto per il suo ultimo film ambientato nel territorio provinciale "Prova a volare" con Riccardo Scamarcio, Alessandra Mastronardi ed Ennio Fantastichini. Il corto, che intreccia la vita dei personaggi con le buone pratiche per la gestione dei rifiuti domestici sotto forma di commedia, verrà proiettato in occasione delle manifestazioni e degli incontri educativi tenuti dalla Provincia di Ancona e nelle scuole di ogni livello e grado. Inoltre, verrà trasmesso dalle tv locali e nei circuiti nazionali relativi ai cortometraggi. Il video è sottotitolato in sei lingue: inglese, francese, spagnolo, cinese, arabo e rumeno. E la traduzione è stata realizzata dall'Ambasciata dei Diritti - Marche, con la collaborazione diretta dei cittadini stranieri. Il progetto è stato finanziato al 50% dalla Regione Marche, attraverso il bando per la concessione di contributi per lo sviluppo sostenibile. - vogliamo lanciare il messaggio che ogni cittadino è responsabile dei rifiuti che produce e come tale deve assicurarsi che tutto il materiale recuperabile sia adeguatamente riciclato per il rispetto dell'ambiente e la salute dell'uomo. E il riciclo è l'unica strada percorribile".
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Regione Marche: individuati i comuni più recicloni e che pagheranno di meno

La Regione Marche ha approvato l'elenco dei Comuni che, con l'entrata in vigore della nuova disciplina del tributo sullo smaltimento in discarica dei rifiuti (ecotassa regionale), hanno diritto, sulla base dei risultati ottenuti nella raccolta differenziata, ad uno sconto. Spiega l'assessore regionale all'Ambiente Marco Amagliani: 'Nel mese di luglio 2008 abbiamo modificato la legge sull'ecotassa regionale con l'obiettivo di riconoscere una premialita` ai Comuni che hanno investito nella raccolta differenziata spinta, l'unica che consente di raggiungere gli obiettivi previsti dalla normativa statale: 45% entro il 2008, 50% entro il 2009 e cosi` via fino al 65% entro il 2012. Lo sconto riconosciuto ai Comuni virtuosi e` tanto piu` elevato quanto maggiore e` il superamento dell'obiettivo fissato per legge.' 'Secondo quanto stabilito dalla legge 15/1997 e dalla DGR 1210/2008, la Regione ha calcolato lo sconto a cui gli stessi Comuni hanno diritto per l'annualita` 2009 e ha trasmesso il tutto ai gestori delle discariche, affinche` - precisa - possano applicare lo sconto, anche procedendo con il conguaglio rispetto a quanto gia` applicato o riscosso nei primi mesi del 2009'. I dati, validati dall'Arpam, evidenziano che nel 2008, su 246 Comuni marchigiani, 13 hanno superato la percentuale minima di raccolta differenziata. Grazie alla raccolta porta a porta, alcuni Comuni sono oltre il 60% con l'eccellenza di Serra De' Conti con il 73%. I 13 Comuni che hanno raggiunto l'obiettivo sono: Barbara (AN) 52,06% Belvedere Ostrense (AN) 47,64%, Castelleone di Suasa (AN) 48,70%, Corinaldo (AN) 46,29%, Monsano (AN) 60,72%, Monterado (AN) 50,15%, Morro D'Alba (AN) 47,28%, Ostra (AN) 55,25%, Ripe (AN) 56,85%, San Marcello (AN) 49,95%, Senigallia (AN) 56,40%, Serra De' Conti (AN) 72,63%, Monte Urano (AP) 63,13%, Porto Sant'Elpidio (AP) 63,09%. A questi Comuni la Regione riconosce uno sconto sull'ecotassa regionale che va da un minimo del 30 a un massimo del 70%.'I Comuni in questione hanno colto ' conclude Amagliani - l'importanza strategica del passaggio alla raccolta differenziata spinta che, oltre ai vantaggi ambientali per il minore conferimento in discarica e al risparmio di risorse ed energia legato al riciclo, consente anche di ottenere il benefico economico a vantaggio dei cittadini'. Nell'elenco non sono inclusi i Comuni della Provincia di Macerata aderenti al Consorzio Cosmari, che da alcuni anni vantano percentuali di raccolta differenziata elevatissime e usufruiscono gia` di una riduzione dell'ecotassa regionale dell'80%. Tale riduzione, stabilita da un'altra disposizione della norma regionale, e` prevista per i rifiuti sottoposti a operazioni di stabilizzazione, selezione e compostaggio svolte in impianti collegati alla discarica di smaltimento finale.
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Marcia indietro del governo sulle ronde

Il governo ha accettato di eliminare dal dl sicurezza le norme sulle ronde duramente contestate dall'opposizione. L'accordo è stato raggiunto nella conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Continua...

Pestarono a morte un clochard, in manetti due agenti

Tratto da repubblica
A incastrarli sono stati i filmati delle telecamere e l'autopsia che avrebbero accertato una vicenda diversa da quella messa a rapporto dai poliziotti.
Era stata, da subito, una morte sospetta. Giuseppe Turrisi, 58 anni, che viveva tra il dormitorio di viale Ortles e la Centrale, lo scorso 6 settembre è arrivato negli uffici del posto di polizia della Polfer accompagnato da due agenti, ne è uscito poco dopo in barella per essere ricoverato in ospedale, dove è arrivato cadavere. Dopo mesi d´indagine, grazie alle verifiche del pm Isidoro Palma (che ha disposto l´autopsia), la procura ha ricostruito la dinamica dei fatti e ha chiesto l´arresto - convalidato dal gip Marina Zelante - dei due agenti della Polfer. Le accuse sono di omicidio volontario col dolo eventuale e falso, mentre un loro superiore è indagato per favoreggiamento.
Secondo l´accusa avrebbero pestato a morte Turrisi, che aveva il corpo e il volto coperto da ecchimosi, fratture a due costole, una scomposta che aveva perforato la milza provocando un´emorragia interna. Nel racconto dei poliziotti - un agente pugliese e un agente scelto romano, 27 e 28 anni, tre e cinque anni di servizio - diverse incongruenze: l´intervento sarebbe nato da una rissa scoppiata nella vicina piazza IV Novembre davanti a una delle entrate laterali della Stazione, dove i due sarebbero stati chiamati da alcuni passanti, anche se al loro arrivo c´era solo Turrisi, a terra dopo aver bevuto troppo, che si lamentava. Così i poliziotti avrebbero deciso di accompagnarlo barcollante in ufficio per identificarlo e segnalarlo per ubriachezza molesta.
Qui l´uomo sarebbe diventato violento, tentando di aggredire uno dei due agenti con un coltellino. Dopo essere stato disarmato, sarebbe stato chiamato il 118 e trasportato in ambulanza, dov´è poi morto. I fotogrammi delle telecamere in stazione però non mostrano alcuna rissa all´ingresso di piazza IV Novembre: c´è piuttosto Turrisi che cammina normalmente e viene accompagnato dagli agenti verso gli uffici. Il coltellino che la vittima ha in tasca si rivela essere un semplice taglierino. E poi ci sono i risultati dell´autopsia che fanno pensare a un pestaggio nato - secondo gli accertamenti e i racconti di alcuni amici del senzatetto - da un precedente diverbio tra il pensionato e i poliziotti.
Una frase innocua avrebbe indispettito gli agenti, che avrebbero deciso di portare via l´uomo e pestarlo, in un momento in cui erano soli. Ora i due poliziotti sono reclusi nel carcere di Opera dove sono stati interrogati: solo il più giovane, assistito dall´avvocato Giuseppe Fiorella, ha risposto alle domande, respingendo le accuse. Non ci sarebbe movente, nessuna ragione per immaginare un pestaggio - è la tesi della difesa - che ora sta valutando di chiedere al gip la revoca dell´ordinanza di custodia cautelare e la modifica dell´accusa, da omicidio volontario a preterintezionale.
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Bloccato l'ingresso nella striscia di Gaza della carovana "Sport sotto l'assedio"

Non c´è niente da vedere, nessuno da incontrare. Con queste parole, Israele ha sancito il divieto assoluto di entrare a Gaza, dal check-point di Heretz, a una carovana internazionale composta da piu di duecento persone.
Con un fax, viene confermato per l´ennesima volta l´apartheid in cui si trovano stritolati migliaia di palestinesi. Il muro che, con tanta solerzia, Israele ha costruito per isolare e rinchiudere il popolo palestinese deve essere inviolabile. Perchè nessuno deve vedere ciò che esso contiene - macerie, dolore, diritti negati -, perchè nessuno deve poter parlare con le persone che all´ombra di quel muro ogni giorno vivono. Un muro eretto appositamente, per nascondere al mondo intero i crimini commessi da una superpotenza mondiale.
Volevamo entrare a Gaza. Volevamo portare una speranza a quella terra straziata, un abbraccio di solidarietà che ricordasse agli occhi palestinesi che non sono soli.
Volevamo essere lì con loro, testimoniare nel nostro paese la barbarie occidentale in Palestina, provare a infrangere l´isolamento, la prigionia in cui sono costretti. Gaza è un enorme prigione a cielo aperto, un carcere in cui è rinchiuso un popolo colpevole solamente di esistere, ma soprattutto di non chinare la testa. Il coraggio del popolo palestinese, il desiderio di vita nella propria terra è senza paragone, e per questo Israele, con l´aiuto e la complicità di tutti i governi occidentali, mette in campo forme di controllo totalitario e di repressione violenta e generalizzata con pochi precedenti nella storia. Da questo contesto inaccettabile prende forma il Muro. Cemento che serve a imprimere nei palestinesi la solitudine e l´isolamento dal resto del mondo, imponendo la sensazione che la vita stessa finisca a quel muro, bloccando informazioni, aiuti umanitari, circolazione di corpi, solidarietà. Un altro pezzo di un massacro in atto da troppo tempo.
Con la carovana di "Sport sotto l´assedio" stiamo portando per i campi profughi palestinesi una speranza che ha la forma di un pallone. Siamo una squadra di calcio - maschile e femminile - che, attraverso lo sport, prova a portare un messaggio solidale di fratellanza. Giochiamo con squadre palestinesi, con ragazzi e ragazze, perchè il pallone parla la stessa lingua ovunque, quella antirazzista e contro ogni intolleranza, contro ogni guerra.
Oltre duecento persone dall´Italia sono arrivate con le loro esperienze e le loro abilità - portando qui laboratori di musica, di teatro, di fotografia e di informatica - condividendole con le genti di questa terra, perchè il muro dell´ apartheid si rompe quotidianamente, ovunque.
Volevamo infrangere il simbolo della cortina di silenzio e morte, e ci è stato impedito. Israele, come sempre, non vuole che i suoi progetti subiscano rallentamenti.
Denunciamo questa barbarie, denunciamo ai media internazionali, alla società civile, a chi ha nel cuore questa terra e il suo popolo, l´ennesima violazione di qualunque diritto, l´ennesimo atto di guerra di una paventata democrazia che vorrebbe nascondere il sangue, le torture e il massacro di un popolo.
Non permetteremo che questo avvenga.

Stronger than a wall.
Without your freedom, we´ll never be free.

Carovana "Sport sotto l´assedio"
Palestina, 7 aprile 2009

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