Ancona, 14 ottobre 2008 - Dopo il positivo avvio del porta a porta nel Comune di Ancona, proseguiamo la nostra azione di sensibilizzazione verso la strategia Rifiuti Zero contestando la scelta di Conero Ambiente relativa alla tecnologia di trattamento e alla taglia dell’impianto al servizio del bacino 1 della provincia di Ancona e suggeriamo di optare per tecnologie alternative di trattamento a freddo dei rifiuti volte al recupero e riciclaggio dei materiali.
Con l’avvio del porta a porta nel Comune di Ancona diamo atto al Comune di avere finalmente imboccato l’unica strada possibile per raggiungere gli obiettivi di legge sulla raccolta differenziata (45% entro il 2008, 65% entro il 2012), aumentare il riciclaggio e ridurre lo smaltimento in discarica. Allo stesso tempo però contestiamo la scelta della tecnologia dell’impianto dei rifiuti previsto ad Ancona perché va nella direzione opposta.
L’impianto proposto da Conero Ambiente, che prevede la tecnologia cosiddetta “a biocelle”, è stato presentato, seppur in assenza di un progetto industriale, in occasione dell’ultimo incontro (7 febbraio 2008) dell’Agenda 21. Esso produrrà due cose principali: CDR, cioè combustibile da rifiuto destinato all'incenerimento, e residui di scarsissimo valore di mercato che finiranno probabilmente in discarica.
Questa scelta va contro la normativa europea in tema di gestione rifiuti che prevede di privilegiare il riciclaggio dei materiali.
Il CDR è composto da materiali (plastica, carta, legno, ecc.) che potrebbero essere riciclati, anziché bruciati. L’impianto rappresenterà quindi un importante tassello di una filiera di gestione dei rifiuti che prevede l’incenerimento. Gli inceneritori trasformano rifiuti non pericolosi in rifiuti pericolosi sia per l’ambiente che per la salute a causa delle sostanze tossico-nocive quali polveri, ceneri e nanoparticelle. Nonostante il tentativo di renderli più accettabili appellandoli “termovalorizzatori”, gli inceneritori rappresentano anche uno spreco di energia in quanto distruggono risorse preziose che andrebbero riciclate. Come dimostrano molti studi, il vero recupero di energia si ottiene con la riduzione della produzione, il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti.
Abbiamo scritto al Comune di Ancona - ufficio Agenda 21 locale, l’unica sede nella quale è stato presentata l’ipotesi progettuale di Conero Ambiente, contestando sia la tecnologia che anche la taglia. Secondo lo schema presentato, l’impianto, che ipotizza una raccolta differenziata del 60%, sarebbe fuori legge nel 2012, data entro la quale la normativa impone di raggiungere almeno il 65%.
Nella lettera abbiamo quindi suggerito di tarare l’impianto tenendo conto di una raccolta differenziata a monte pari o superiore al 65%. La scelta della taglia dovrebbe inoltre tenere in considerazione il fatto che è imminente l’unificazione dei due bacini, per cui si potrebbe ipotizzare di realizzare un unico impianto al servizio dell’intera Provincia.
Relativamente alla tecnologia suggeriamo di prendere in considerazione altre ipotesi volte a recuperare ulteriori frazioni di rifiuti come fanno già altri impianti in Italia, come ad esempio quello di Vedelago in provincia di Treviso che dal trattamento dell’indifferenziato residuo produce un materiale destinato all’edilizia. In generale non sono state prese in considerazione le tecnologie di trattamento “a freddo” che permettono di intercettare frazioni dal residuo da inviare a riciclaggio. Lo stesso Consiglio del Comune di Ancona si è espresso in tal senso nel maggio scorso, approvando una deliberazione (la n. 61 del 19 maggio 2008) che impegna la Giunta a “dare mandato al Consorzio Conero Ambiente di effettuare uno studio di fattibilità sulla tipologia di impianto definito TMB (trattamento biologico meccanico) da aggiungere agli studi già effettuati, di cui vorremmo essere informati”.
AMBASCIATA DEI DIRITTI - ANCONA
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